I grandi affari immobiliari mostrano fiducia in New York: il Covid sarà presto un brutto ricordo 

I grandi affari immobiliari mostrano fiducia in New York: il Covid sarà presto un brutto ricordo

Il New York Post non ha dubbi: il mercato immobiliare della Grande Mela “si riprenderà alla grande”. Un esempio? Il developer Edward Minskoff aprirà al 29 Jay St. un edificio per uffici a Dumbo che sarà il primo nuovo indirizzo di “uffici di prima classe” del quartiere di Brooklyn da oltre un secolo. Il mercato degli uffici non è morto, Columbus International lo aveva reso nota mesi fa tramite interviste rilasciate dal Fondatore e Amministratore Delegato Richard Tayar, e questa ne è una ulteriore dimostrazione. La domanda sorgerebbe spontanea: “Ma Minskoff non sa che siamo in una pandemia senza fine?”. In effetti, Manhattan sembra sapere qualcosa sul futuro post-COVID che il resto dell’America e il mondo non sanno. I magnati delle proprietà della Grande Mela, così come i normali cittadini, hanno guardato in faccia la variante Delta e hanno scelto di andare avanti. I newyorkesi guardano oltre i doomcast quotidiani e si fanno guidare dall’ottimismo e da una rinnovata visione del mercato. Sanno, in fondo, che il tasso di nuove infezioni della città è e resterà basso. Solo alcuni luoghi richiedono ancora maschere anche all’aperto, come nel giardino pensile del Metropolitan Museum of Art e sui ponti superiori all’aperto dei traghetti di New York. Il ritorno alla vita quasi normale si riflette in ristoranti affollati e vendita di biglietti per Broadway e Radio City Music Hall.

A New York stanno avanzando le nuove costruzioni e anche il temporaneo “esodo” residenziale del 2020 (insieme agli avvertimenti sull’aumento della criminalità e delle tasse e sulla qualità della vita in declino) ha trovato via via un suo punto di svolta. Nella giungla competitiva degli immobili, i developers restano “animali sorprendentemente cauti”, scrive il New York Post, soprattutto per quanto riguarda il lancio di nuovi uffici.

Foto via Adam Gong @radiantsnaps

posto più costoso d'America

Ora che New York è ufficialmente il posto più costoso d’America, il real estate si scatena 

New York è il posto più costoso d’America, il real estate si scatena

New York è il posto più costoso d’America. L’inizio della pandemia aveva portato ad una serie di previsioni disastrose sul futuro di New York e del suo mercato immobiliare. Si prevedeva che il costo della vita in città sarebbe crollato drasticamente. Ma, già. a partire dall’inizio del 2021, è subito stato chiaro che New York è di un’altra pasta. Nessuno avrebbe però ipotizzato che, nel giro di breve tempo, riuscisse a detronizzare il polo tecnologico di San Francisco come “posto più costoso in cui vivere”.

Il prezzo medio di un appartamento con una camera da letto a New York è di 2.810 dollari, appena leggermente sopra la media di 2.800 di San Francisco. I dati sono pubblicati in un rapporto nazionale sugli affitti del sito web immobiliare Zumper. La scorsa estate gli affitti sono andati al di sopra dei livelli pre-Covid per un certo numero di quartieri molto richiesti a New York City. Secondo un rapporto di mercato di StreetEasy pubblicato all’inizio di questa estate, l’affitto di Manhattan, che ha visto il calo più drammatico durante la pandemia, ha toccato un aumento di 60 dollari, arrivando a 2.860 dollari, mentre gli affitti di Brooklyn e Queens hanno incrementato rispettivamente di 49 e 50 dollari i loro standard, raggiungendo 2.449 e 2.100 dollari, rispettivamente.

San Francisco, d’altra parte, ha subìto un forte calo della popolazione (1,7% per l’esattezza) durante la pandemia, da cui non si è completamente ripresa, impedendo agli affitti di tornare o salire sopra i livelli pre-Covid. Migliaia di inquilini, nel frattempo, stanno ancora lottando per pagare l’affitto e gli sgravi per l’affitto non sono stati distribuiti a un numero significativo di richiedenti, un ritardo che il governatore Katchy Hochul si è recentemente impegnato a correggere.

Secondo Nancy Wu, un’economista di StreetEasy che ha parlato con Gothamist, l’aumento dei prezzi degli affitti non è il riflesso di un’economia in ripresa, ma soprattutto di un trend di proprietari che cercano di “recuperare il tempo e il denaro persi durante la pausa della pandemia, aumentando i prezzi e non facendo più sconti”.

Il caso Madison Avenue

Il caso Madison Avenue: gli acquirenti a New York evitano la ‘sciccosa’ parte alta di Manhattan

Il caso Madison Avenue: gli acquirenti a New York evitano la ‘sciccosa’ parte alta di Manhattan

A New York la moda non muore mai. Un po’ come il real estate. Con dovute eccezioni. Con l’autunno alle porte, c’è chi abbandona Amazon ed altre compagnie di e-commerce per tornare ad acquistare presso i negozi fisici di Manhattan, alla ricerca di nuovi capi da mettere nel guardaroba in vista di incontri di lavoro e vita da ufficio. Madison Avenue è un hub di vendita al dettaglio che viene lasciato fuori dal rimbalzo. Secondo le stime di Orbital Insight, il ‘traffico pedonale’ sul tratto di Madison dalla 57a alla 72a strada era solo del 71 per cento nella settimana dell’8 agosto di due anni fa. È quindi con un certo ritardo rispetto alla Upper Fifth Avenue, a solo un isolato di distanza, e Soho, che vede più acquirenti rispetto a prima della pandemia. Storicamente, tutti e tre i distretti hanno attirato i consumatori con un gusto per il lusso, le loro boutique di stilisti e i flagship store attraggono sia i newyorkesi che i turisti internazionali. Mentre quasi ogni ‘strip’ di vendita al dettaglio ha sofferto dell’ascesa dell’e-commerce nel corso degli anni, Madison è stata particolarmente decimata. Le restrizioni per il Covid-19 hanno solo accelerato lo scivolone, costringendo sempre più negozi a chiudere definitivamente.

Il viale in cui Barneys New York è stato un caposaldo dello chic per decenni, ora ha il più alto tasso di spazi commerciali disponibili di Manhattan, dando agli acquirenti meno motivazione per passeggiare. Uno dei motivi per cui l’area ha lottato è che ha poco appeal per i giovani, che “vogliono essere dove tutto è alla moda”, secondo Ruth Colp-Haber, che gestisce Wharton Property Advisors Inc. “È più probabile che tu incontri il tuo amico giù a Soho per andare al brunch nel fine settimana piuttosto che in un museo su Madison Avenue”, ha detto. “Non vogliono andare nei quartieri alti, è lì che vivono i loro genitori e i loro nonni”.

Mentre le strade della città potrebbero essere più tranquille del solito in questi giorni, alcune aree si stanno riprendendo più forti di Madison. Sulla altrettanto elegante Upper Fifth Avenue, dalla 49a alla 60a strada, il traffico degli acquirenti è tornato al 92 per cento (livelli del 2019), secondo Orbital, che tiene traccia dell’attività pedonale attraverso i dati dei telefoni cellulari e i satelliti.

Su Madison, nel frattempo, il tasso di  disponibilità per gli spazi commerciali si è attestato al 39 per cento nel secondo trimestre, il più alto di Manhattan, secondo Cushman & Wakefield. Lungo tutto il viale, le vetrine sono uno show-room di pubblicità di chiusure o traslochi. In un tratto, tra la 66a e la 67a strada, quasi tutti gli altri indirizzi sono vuoti. “Ci è piaciuto far parte della tua comunità e portare un sorriso a Madison Avenue”, recita un cartello di Anya Hindmarch, un rivenditore di borse di lusso. “È ora di andare avanti”. Altri marchi di lusso sono arrivati ​​per riempire alcuni dei posti vacanti. Fendi, per esempio, si trasferì nella vecchia ammiraglia Coach all’angolo della 57th Street. Hermes, Giorgio Armani e Brunello Cucinelli sono tra coloro che stanno costruendo nuovi negozi o ampliando quelli attuali a Madison. Gli affitti sul viale non sono diminuiti tanto quanto a Soho, il che potrebbe spiegare la difficoltà di aggrapparsi agli inquilini e riempire le vetrine vuote.

I newyorchesi si spostano verso Miami

I newyorchesi si spostano verso Miami, un paradiso immobiliare che offre ampie prospettive

I newyorchesi si spostano verso Miami, un paradiso immobiliare che offre ampie prospettive

I newyorchesi si spostano verso Miami. “Miami is really having a moment”. Lo dicono le statistiche ed è ormai sotto gli occhi di tutti i broker. Miami sta davvero attraversando un momento di grande espansione, atteso da tempo. La città non è più vista solo come una destinazione, è un’arena cosmopolita in cui vivere e lavorare. Venetian Islands, Sunset Islands e North Bay Road offrono tutte alcune delle più belle case sul lungomare di Miami Beach, con possibilità di raggiungere a piedi Sunset Harbour, noto per le boutique, i ristoranti classici, fitness e i migliori negozi di alimentari come Fresh Market.

Dopo il COVID, gli acquirenti – in particolare i newyorchesi – vogliono di più. Che si tratti di più terreno da annettere alla loro proprietà o dell’unità attigua in un edificio condominiale da abbinare. Il settore immobiliare della Florida sta vivendo un ciclo incredibile caratterizzato da una domanda incessante da parte di acquirenti nazionali (New York in testa), prezzi di vendita alle stelle e livelli di inventario stracciati per un mercato così surriscaldato.

Meatpacking District

New York senza più auto, il sogno immobiliare si avvera. Il Meatpacking District è car-free

Meatpacking District è car-free, New York senza più auto, il sogno immobiliare si avvera.

Non ci saranno più auto per le strade del Meatpacking a Manhattan. Un altro segnale di incoraggiamento, sul fronte immobiliare, per chi vuole investire nell’area compresa tra Chelsea e West Village. Quegli incroci affollati erano già stati chiusi durante il picco del COVID. Gansevoort Street, Little West 12th Street, West 13th Street tra la Ninth Avenue e Washington Street e la corsia di scorrimento della Ninth Avenue sono da tempo tutte dotate di barricate e fioriere a forma esagonale per bloccare il traffico automobilistico, ha affermato il Business Improvement District locale. “Vediamo il Meatpacking District come un luogo ideale per promuovere e supportare cambiamenti nella sfera pubblica che enfatizzano i pedoni, promuovono il traffico pedonale per le imprese, supportano la cultura dei caffè all’aperto e consentono una maggiore programmazione culturale nelle nostre strade”, ha detto il direttore di BID Jeffrey LeFrancois Time Out New York.

LeFrancois ha aggiunto, parlando con Time Out, che “la geografia unica dell’area si presta a una pedonalizzazione organica del paesaggio stradale”. La forma esagonale delle barriere viaggia in parallelo con quella geografia, “imitando” l’angolo con cui le strade del Greenwich Village incontrano il resto della griglia di Manhattan. Le barriere sono state realizzate in acciaio arrugginito per evocare la storia della zona.

Mercato immobiliare Stati Uniti

Estate frenetica per il real estate. Ecco perché la pandemia non ha messo al tappeto gli Stati Uniti

Estate frenetica per il real estate. Ecco perché la pandemia non ha messo al tappeto gli Stati Uniti

La pandemia ha creato un mercato immobiliare super-energetico in gran parte degli Stati Uniti. La grande onda deve ancora placarsi, con la domanda di case e appartamenti che supera ancora il numero di offerta sul mercato, dando ai venditori un certo vantaggio in buona parte del paese. Gli economisti dicono che il mercato sia ai suoi massimi picchi, dopo essersi leggermente raffreddato a luglio, forse un segno che gli aumenti selvaggi dei prezzi dell’anno scorso potrebbero aver spaventato alcuni acquirenti che preferiscono aspettare che le cose si calmino, restare fermi o continuare ad affittare.

A livello nazionale, i prezzi medi delle case statunitensi sono rimasti stabili da giugno a luglio a 385.000 dollari, il 10,3 percento in più rispetto allo scorso anno in questo momento, secondo gli ultimi dati di Realtor. È una crescita più lenta rispetto all’aumento del 12,7 percento nel giugno 2021 e segna il terzo mese consecutivo in cui i guadagni anno su anno sono rallentati.

Gli economisti affermano che l’aumento della variante Delta più contagiosa del virus probabilmente accelererà la tendenza ibrida del lavoro da casa che sta spingendo gli acquirenti con i mezzi per farlo a passare a case più grandi, una spinta che spesso allontana le persone dal nucleo urbano o verso città meno costose e affollate. E i tassi di interesse rimangono bassi, altro fattore decisivo nell’aumento della domanda di abitazioni.

New York centro per le arti

In arrivo a New York un nuovo centro per le arti: l’hub di gallerie sorgerà nelle ex vetrine di Barneys

New York In arrivo un nuovo centro per le arti: l’hub di gallerie sorgerà nelle ex vetrine di Barneys

 A New York è in arrivo un nuovo centro per le arti, infatti, sta per sorgere un nuovo importante hub di gallerie: con il lancio di Art House nell’ex flagship store di Barneys New York al numero 660 di Madison Avenue, questo novembre, l’assetto artistico-commerciale della città prende una piega che gli esperti di real estate considerano già di grande slancio per il mercato.

Il team è composto da Michael Plummer e Jeff Rabin di Artvest Advisory, ex comproprietari e co-fondatori delle fiere d’arte Tefaf di New York, e Geoff Fox, il preside di Touchstone Event Management. L’edificio di cinque piani è stato ristrutturato dall’architetto Kulapat Yantrasast e WHY Architecture e conterrà sale di osservazione private per gallerie internazionali, un club dei membri nell’ex ristorante Fred’s e spazi per eventi che saranno disponibili tutto l’anno “per ospitare fiere stagionali e programmazione culturale”, secondo una nota.

Art House consentirà inoltre ai propri espositori di accedere a una piattaforma di vendita online. L’evento di lancio è stato soprannominato Art House New York Fall – apertura il 4 novembre – e ci sarà un’altra edizione primaverile a maggio 2022 (una sorta di eco al programma pre-pandemia delle fiere Tefaf New York Autunno e Primavera e le principali stagioni delle aste ). Art House non ha ancora rilasciato i nomi ufficiali delle 60 gallerie partecipanti: ulteriori dettagli in arrivo in autunno. Quel che è certo è che, come i broker di Columbus International sanno bene, per esperienza sul campo, a New York il mercato non smette mai di stupire e rinnovarsi.

Rendering tratto da Art House e Ristrutturazione a cura di WHY Architecture

Billionaires' Row

La Billionaires’ Row è solo un mito: il New York Post rivela che la metà dei nuovi grattacieli è vuota

La Billionaires’ Row è solo un mito: il New York Post rivela che la metà dei nuovi grattacieli è vuota

La Billionaires’ Row è un fallimento. Duro il giudizio del New York Post secondo cui quasi la metà delle unità di lusso in sette edifici nell’esclusivo tratto di Midtown Manhattan – dove, ad oggi, gli appartamenti sono stati venduti per oltre 100 milioni di dollari – sono vuote e buie. Lo rivela uno studio condiviso in esclusiva da The Post. L’analisi delle vendite in sospeso riguarda sette grattacieli: 157 W. 57th St., 432 Park Ave., 111 W. 57th St., 53 W. 53rd St., 520 Park Ave., 217 W. 57th St. e 220 Central Park South. Il report è stato condotto dalla società di brokeraggio Serhant.

Tirando le somme, di lusso c’è ben poco: circa il 44% dei condomini collettivi dell’edificio rimane vuoto. Il dato si traduce in 341 delle 772 unità cumulative degli edifici. Le 772 unità vantano un valore combinato di poco più di 17 miliardi di dollari, con il 39,7% di tale somma legato ad unità ancora invendute. L’offerta potrebbe aver semplicemente superato la domanda, ha affermato il direttore dell’intelligence di mercato di Serhant, Garrett Derderian, con le vendite negli edifici avviate tutte entro un periodo inferiore a sette anni, nella finestra di tempo compresa tra dicembre 2011 e ottobre 2018. “Non c’è dubbio che ci sia un eccesso di scorte, specialmente tra le unità valutate tra 10 e 30 milioni, dove la maggior parte dei grattacieli su Billionaires’ Row ha un prezzo ufficiale”, ha affermato Derderian.

Donna Olshan, presidente di Olshan Realty e autrice dell’Olshan Luxury Market Report, è d’accordo. “Si è creato troppo inventario costruito“, ha detto Olshan. “Nessuno sa quanto sia profondo il bacino di acquirenti di queste proprietà. Gli sviluppatori hanno raccolto denaro, fatto proiezioni rosee e costruito edifici, ma non hanno venduto”, ha aggiunto. “Erano troppo cari, e in alcuni edifici le uniche belle viste sono molto, molto in alto.” Il più grande perdente nell’affollato mercato, ha detto Olshan, è probabilmente il 157 West 57th St., il primo degli edifici a lanciare le vendite sul mercato.

Richard Tayar

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Contributo di Richard Tayar per Business Community 

Scienza e mercato hanno opinioni diverse su quando finirà davvero la pandemia. Di fatto, con le varianti e nuove, indispensabili restrizioni in atto, sembra quasi imprudente parlare di fase post-pandemica, ed è difficile prevedere quanto e che cosa resterà delle abitudini di questi mesi. Gli scenari possibili non spaventano però il settore immobiliare, diventato una sorta di bussola in equilibrio tra i “se” e i “ma”, anche quando tutto era fuori controllo e le esigenze di vita e lavoro si rinnovavano sotto i nostri occhi.

Il periodo ancora in corso ha portato tutti in breve tempo ad adattarsi a nuovi ritmi di lavoro, sperimentando, forse per la prima volta e a diverse latitudini, il lavoro da remoto. Modello lavorativo di cui alcuni già da anni si prodigavano a raccontare e mostrarne l’efficacia e funzionalità, immersi però in cultura societaria saldamente ancorata a quello che già conosceva e ancora limitata da preconcetti e da qualche ostacolo tecnologico. L’avvento improvviso della pandemia ha però dato una forte accelerazione e, per certi versi, ha quasi obbligato a dirigersi verso un processo che si muoveva lento già negli ultimi dieci anni. Senza dubbio questo ultimo periodo ha fatto rivalutare a molti i concetti di tempo e spazio, ponendo maggiore attenzione a tutto ciò che si può fare in quei sessanta minuti necessari solitamente per raggiungere il proprio posto di lavoro e valorizzando più che mai i 2 metri quadrati di terrazzo usati fino a quel momento come deposito degli attrezzi.

Il lockdown ha quindi generato due movimenti: il primo all’esterno, verso quei territori che fino a pochi mesi fa erano considerati periferie, e il secondo all’interno della propria abitazione, provocando un notevole impatto sul settore immobiliare. Si può tranquillamente affermare, infatti, che nessuna asset class è più quello di un tempo. Prendiamo il retail, anche quello high street, o l’hospitality; un tempo erano settori immobiliari inavvicinabili e con rendimenti contenuti, mentre oggi li troviamo ampiamente a sconto: grandi opportunità con qualche rischio.

La logistica ormai è regina, spinta dall’esplosione dell’eCommerce esattamente come alcune asset class che un tempo erano alternative e che ora stanno diventando fortemente mainstream: data center, life sciences, healthcare, senior living, student living e molte altre. Gli uffici stanno ripensandosi, una asset class in pausa di riflessione, almeno così sembra. Fra tutte è il residenziale che sta riservando maggiori sorprese sia perché la domanda sta esplodendo in Italia come in US, ma anche perché è una domanda esigente che trova spesso un’offerta impreparata e un patrimonio immobiliare forse non adeguato.

Il Bel Paese

Prendiamo Milano dove i prezzi salgono e la domanda è elevata.
La volontà di cambiare guarda a spazi abitativi più ampi, questo è certo, ma non è una novità, si guarda invece agli spazi spesso ignorati: gli affacci sul mondo esterno. I balconi, anche i balconcini sono elementi un tempo ignorati ma che ora possono incidere anche per il 15% sui prezzi di vendita. Se poi parliamo di terrazzi, giardini pensili, fazzoletti di verde ad uso esclusivo, arriviamo a percentuali anche del 25% di incidenza sulla vendita a corpo di una unità abitativa. Tutto questo non basta, infatti assistiamo a due fenomeni apparentemente contrastanti. Da una parte la domanda cerca il nuovo – il patrimonio immobiliare ai piedi della Madonnina è piuttosto invecchiato e non sempre di eccelsa qualità – dall’altra si torna all’organizzazione degli spazi interni tipico delle costruzioni anni 60. Luoghi funzionalmente distinti, molte camere, i corridoi (addirittura loro, che sembravano completamente defunti). La richiesta è di poter isolarsi in casa, per lavoro, ma anche per relax, di suddividere le zone fra familiari e personali, con una netta distinzione fra zona giorno e zona notte, i doppi servizi sono ormai imprescindibili.

Il nuovo, soprattutto quello in costruzione (un centinaio di cantieri in città) ha caratteristiche che registrano puntualmente i nuovi desiderata: logge, balconi e terrazzi, locker room anche refrigerarti per le consegne di pacchi e spesa, spazi condominiali di coworking, un concetto estraneo ai più fino a pochi mesi fa e ormai diventato parte del linguaggio comune. È ormai evidente che Milano sta diventando sempre di più policentrica, spinta dall’apertura di persone e famiglie dal centro verso i borghi. I tempi di communiting spaventano di meno perché l’idea è che il remote working rimanga, almeno parzialmente, in una forma ibrida con il lavoro da ufficio, ma sono le zone periferiche che stanno traendo maggiore vantaggio. Da una parte la seduzione della città dei 15 minuti, dall’altra le cose molto più concrete come il potenziamento della rete metropolitana che attende anche la realizzazione della circle line milanese e poi anche progetti come Mind nell’ex area dell’Expo 2015 che stanno facendo evolvere la gentrificazione in rigenerazione urbana.

E negli Stati Uniti?

Oltreoceano con alcuni ovvi correttivi la spinta alla ricoperta dei “borghi” e il “south working” hanno attecchito maggiormente.
I flussi, da un punto di vista della dinamicità del mercato immobiliare, sono sensibili: Miami ha conosciuto un breve ma intenso ciclo rialzista e non sono stati pochi a trasferirsi lì, in cerca di verde, panorama, elementi naturali, spazi esterni che connettessero l’ambiente domestico con l’esterno, ma sono da segnalare anche i trasferimenti verso gli Hamptons o il Connecticut. Anche in questi casi parliamo soprattutto di élite e rimane da capire quanto questi trasferimenti saranno definitivi oppure no, ma questo ragionamento ci porta a New York City, il mercato immobiliare per antonomasia, in USA e nel mondo. La città che non dorme mai ha conosciuto una nuova e inedita fase, dalla quale siamo certi non si potrà tornare più indietro. La pandemia ha causato una spinta centrifuga della popolazione che ha scelto spesso di abbandonare Manhattan, convinta anche da quanto il remote working rendeva possibile: una migliore qualità della vita con un buon impiego, tanto che, tra qualche anno, si potrebbe parlare di well-being working.

Per quanto possa essere bello vivere al quarantesimo piano di un grattacielo, passare il lockdown in pochi metri quadri ha fatto fuggire le persone verso altre zone di New York, come Brooklyn. Già negli ultimi anni Brooklyn si era imposto come un mercato in forte crescita rispetto a Manhattan. Il primo slancio è arrivato dal riposizionamento di Williamsburg, delle zone limitrofe e perfino dell’entroterra del quartiere.

Con la pandemia è cresciuto ulteriormente l’interesse per Brooklyn, sia perché offre dei prezzi ridotti rispetto a Manhattan, sia perché ha maggiori spazi verdi, elementi naturali e scorci impossibili da trovare dall’altra parte dell’East River. Anche il Queens è stato scelto da molti, soprattutto nella zona di Astoria: si tratta di un’area fortemente residenziale e con una vita di quartiere quasi mediterranea.

Il Bronx, che già da prima della pandemia stava vivendo un momento di forte sviluppo, è ora al centro di un’accelerazione mai vista prima che parte da Parkchester fino al South Bronx. Tutte queste aree fuori dall’isola di Manhattan hanno in comune un prezzo al metro quadro più contenuto, ma soprattutto una concezione dell’abitare più europeo con spazi interni più generosi, edifici più bassi – per i quali si può anche fare a meno dell’ascensore -, aree verde pubbliche e private, una vita di quartiere dinamica e vivace, tanto che anche qui si è cominciato a parlare di città dei 15 minuti. Se da una parte, quindi, possiamo parlare di esodo dagli uffici, dall’altra si stanno riscoprendo nuovi locali che si reinventano per offrire ai propri clienti quello di cui hanno bisogno: spazi di coworking informali, ma efficacemente attrezzati.

È, infatti, significativo come molti di questi quartieri si stiano riorganizzando per dare nuovi servizi di prossimità ai nuovi residenti. Tante caffetterie si stanno trasformando tanto che la rincorsa alla certificazione WiredScore in queste aree di New York ha avuto un’impennata. L’ufficio non è più come lo abbiamo sempre immaginato ma acquisisce una dimensione più sociale, come luogo di incontro e confronto e questo, può avvenire anche a dieci minuti dalla propria abitazione.
Infine, anche lo sviluppo dei trasporti pubblici si sta velocemente adeguando ala situazione, sviluppandosi a un ritmo incredibilmente sostenuto. A Manhattan, in generale, c’è una forte flessione dei prezzi a Tribeca e a Soho intorno al 10%, Midtown -14%. Upper West Side -21%. Questo non perché manchino le risorse, soprattutto nelle fasce di prezzo più elevate, ma perché è proprio cambiato il mercato.

Non è un caso se oggi a Manhattan il prezzo medio è di poco superiore a 1.250 dollari al piede quadrato, mentre Brooklyn sfiora ormai i 1.000 dollari. Nessun’altra città degli Stati Uniti deve affrontare i cambiamenti del concetto di posto di lavoro – da fisico a remoto – più di New York, i cui uffici prima della pandemia attiravano 1,6 milioni di pendolari al giorno, sostenendo l’economia di buona parte della città, dai negozi ai ristoranti, ai teatri di Broadway. Oggi la città deve attirare le persone per ragioni diverse dall’andare in ufficio. L’idea di ufficio fisico non basta più, lo pensano in molti e lo crediamo anche noi.

I prezzi delle case di Manhattan tornano a volare. E il real estate apre le porte a chi vuole acquistare

I prezzi delle case di Manhattan tornano a volare. E il real estate apre le porte a chi vuole acquistare

Noi di Columbus International lo vediamo tutti i giorni, dati in mano: i prezzi degli immobili di Manhattan hanno raggiunto il massimo storico nel secondo trimestre, ed è ormai un dato di fatto che gli acquirenti siano tornati in città, aumentando la domanda per gli appartamenti più grandi e costosi sulla piazza.

Il prezzo medio di rivendita per gli appartamenti di Manhattan ha toccato i 999.000 dollari nel secondo trimestre, il più alto mai registrato, secondo un rapporto di Douglas Elliman e Miller Samuel. I prezzi medi di vendita sono aumentati del 12 per cento nel trimestre, superando 1,9 milioni. Il rimbalzo immobiliare della città di New York continua a prendere slancio, poiché sempre più famiglie cercano di vendere/”scambiare” appartamenti più grandi mentre, dall’altro lato, gli acquirenti tentano di approfittare dei prezzi più bassi e tassi ipotecari convenienti.

“È un segno della frenesia e dell’intensità del mercato”, ha affermato Jonathan Miller, CEO della società di valutazione immobiliare Miller Samuel. “Rimbalza molto più velocemente di quanto la maggior parte dei partecipanti si aspettasse”. Ci sono state 3.417 vendite nel secondo trimestre soltanto, un aumento del 150 per cento rispetto allo scorso anno, quando molti residenti di New York stavano lasciando la città durante la pandemia e le restrizioni dovute al Covid hanno impedito un tour in persona degli appartamenti per gran parte del trimestre. Nulla ferma il mercato immobiliare di New York: il ritmo si è confermato robusto rispetto ai livelli pre-pandemia. È stato il secondo trimestre più forte dal 2007. Bene così!

Foto via Roberto Nickson/Unsplash