Dalla Silicon Valley a Miami: dimenticate San Francisco, la nuova terra dell’immobiliare si scopre hi-tech

Dalla Silicon Valley a Miami: dimenticate San Francisco, la nuova terra dell’immobiliare si scopre hi-tech

San Francisco ha fatto la sua parte. La Silicon Valley è diventata l’epicentro della rivoluzione tecnologica che ha cambiato il mondo. Ed ora che ne è di quella corsa all’oro che ha trasformato per sempre anche il settore dell’immobiliare? Se San Francisco è stata, fino a poco tempo fa, la mecca dei giovani a caccia di fortune, con il passare del tempo e l’arrivo di un numero sempre maggiore di “sognanti amministratori delegati”, gli affitti e i prezzi delle case sono diventati talmente esorbitanti (senza contare la tassazione) da far esplodere nel giro di poco quella bolla tech.

Con l’aumento dei costi, la qualità della vita è peggiorata. Le strade sono sporche e i residenti devono affrontare un livello spaventoso di criminalità e un uso aperto di droghe. Con la pandemia, le persone hanno iniziato ad andarsene. La prima ondata di persone e aziende di alto profilo in partenza dalla California includeva Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che, per un breve momento, ha soppiantato Jeff Bezos. Musk, amministratore delegato di Tesla, si è per primo stancato di combattere i burocrati e al Wall Street Journal ha detto: “Mi sono trasferito in Texas. Abbiamo lo sviluppo della Starship qui nel Sud del Texas Abbiamo anche grandi sviluppi di fabbrica appena fuori Austin”.

Dopo qualche mese, Miami, apparentemente dal nulla, ha iniziato a catturare l’attenzione dei migranti tecnologici della California. Il venture capitalist Delian Asparouhov ha cominciato ad avviare un “fenomeno di trasloco dalla Silicon Valley a Miami” in un tweet, semplicemente scrivendo: “Ok ragazzi ascoltatemi, e se trasferiamo la Silicon Valley a Miami?”. Francis Suarez, il sindaco repubblicano di Miami, ha risposto: “Come posso aiutarti?”. Il tweet ha ottenuto 2.3 milioni di impressioni. Era organico, ha centrato un nervo semi-scoperto.

Sin dai primi tweet, Suarez ha corteggiato attivamente dirigenti tecnologici di alto livello. Ha comunicato con Elon Musk, il CEO di Twitter Jack Dorsey, l’ex CEO di Google Eric Schmidt e Peter Thiel, il presidente di Palantir. Secondo Forbes, Suarez sostiene che Miami offrirà un ambiente favorevole alle imprese e risponderà alle esigenze delle società tecnologiche in arrivo. E intanto Suarez promette di assumere il primo funzionario tecnologico della città per fornire “servizi di portineria” alle società che un tempo avevano sede a Miami. Una strategia di aiuto e sostegno alle aziende, mentre la California non mostra loro l’amore e l’attenzione che meritano.

La cucina italiana guida la ripresa di New York con Osteria Carlina nel cuore del West Village

La cucina italiana guida la ripresa di New York con Osteria Carlina nel cuore del West Village

“Your new favorite spot in town is coming…” annunciava l’account Facebook di Osteria Carlina lo scorso marzo, quando ancora il futuro dell’immobiliare (e della ristorazione) era incerto e senza un vero “menu” o una ricetta sul tavolo per capire come sarebbero stati i prossimi mesi. Ora che New York riapre, senza confini e gonfia di eventi, arriva una nuova osteria nel cuore del West Village.

Già cinque anni fa, la cucina torinese era approdata a Manhattan, nella sua forma più tradizionale e genuina, grazie all’intuizione di un gruppo di amici torinesi ed uno di Tortona: insieme avevano aperto a Soho l’Osteria San Carlo. Nonostante la pandemia, il locale è riuscito con tenacia a portarsi avanti con i servizi a domicilio. E da quel momento, uno dei soci, Moreno Cerutti, ha raddoppiato la sua dose di ottimismo creando un secondo locale, Osteria Carlina, frutto anche di un buon compromesso con i prezzi vantaggiosi che offre oggi il real estate.

Il nuovo ristorante, al 455 di Hudson Street, è il coronamento del sogno di Cerutti e di sua moglie Christina, americana di origini greche. A La Voce di New York Cerutti ha raccontato così la sua nuova avventura imprenditoriale: “La mia avventura con la ristorazione newyorchese è cominciata nel 2016 con l’apertura del ristorante San Carlo a Soho, progetto voluto e portato avanti negli anni. Nel 2017 poi ho conosciuto una ragazza americana, Christina, di famiglia greca, da dieci anni a New York e con anni di esperienza nel Regno Unito nel campo della ristorazione”. Il sogno si è concretizzato proprio in piena pandemia. Ricorda: “Era il settembre 2020, non avevamo idea di come e soprattutto quando l’emergenza sanitaria sarebbe finita, così ne abbiamo approfittato per studiare nel dettaglio il nostro progetto. Il momento storico dava l’opportunità di rilevare immobili a prezzi medio-bassi ed abbiamo trovato questo gioiellino nel Greenwich Village, una zona storica e splendida. Ci siamo autofinanziati e, con l’aiuto di amici, che hanno contribuito al 40%, abbiamo rilevato il locale”.