Mercato immobiliare Stati Uniti

Estate frenetica per il real estate. Ecco perché la pandemia non ha messo al tappeto gli Stati Uniti

Estate frenetica per il real estate. Ecco perché la pandemia non ha messo al tappeto gli Stati Uniti

La pandemia ha creato un mercato immobiliare super-energetico in gran parte degli Stati Uniti. La grande onda deve ancora placarsi, con la domanda di case e appartamenti che supera ancora il numero di offerta sul mercato, dando ai venditori un certo vantaggio in buona parte del paese. Gli economisti dicono che il mercato sia ai suoi massimi picchi, dopo essersi leggermente raffreddato a luglio, forse un segno che gli aumenti selvaggi dei prezzi dell’anno scorso potrebbero aver spaventato alcuni acquirenti che preferiscono aspettare che le cose si calmino, restare fermi o continuare ad affittare.

A livello nazionale, i prezzi medi delle case statunitensi sono rimasti stabili da giugno a luglio a 385.000 dollari, il 10,3 percento in più rispetto allo scorso anno in questo momento, secondo gli ultimi dati di Realtor. È una crescita più lenta rispetto all’aumento del 12,7 percento nel giugno 2021 e segna il terzo mese consecutivo in cui i guadagni anno su anno sono rallentati.

Gli economisti affermano che l’aumento della variante Delta più contagiosa del virus probabilmente accelererà la tendenza ibrida del lavoro da casa che sta spingendo gli acquirenti con i mezzi per farlo a passare a case più grandi, una spinta che spesso allontana le persone dal nucleo urbano o verso città meno costose e affollate. E i tassi di interesse rimangono bassi, altro fattore decisivo nell’aumento della domanda di abitazioni.

Richard Tayar

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Contributo di Richard Tayar per Business Community 

Scienza e mercato hanno opinioni diverse su quando finirà davvero la pandemia. Di fatto, con le varianti e nuove, indispensabili restrizioni in atto, sembra quasi imprudente parlare di fase post-pandemica, ed è difficile prevedere quanto e che cosa resterà delle abitudini di questi mesi. Gli scenari possibili non spaventano però il settore immobiliare, diventato una sorta di bussola in equilibrio tra i “se” e i “ma”, anche quando tutto era fuori controllo e le esigenze di vita e lavoro si rinnovavano sotto i nostri occhi.

Il periodo ancora in corso ha portato tutti in breve tempo ad adattarsi a nuovi ritmi di lavoro, sperimentando, forse per la prima volta e a diverse latitudini, il lavoro da remoto. Modello lavorativo di cui alcuni già da anni si prodigavano a raccontare e mostrarne l’efficacia e funzionalità, immersi però in cultura societaria saldamente ancorata a quello che già conosceva e ancora limitata da preconcetti e da qualche ostacolo tecnologico. L’avvento improvviso della pandemia ha però dato una forte accelerazione e, per certi versi, ha quasi obbligato a dirigersi verso un processo che si muoveva lento già negli ultimi dieci anni. Senza dubbio questo ultimo periodo ha fatto rivalutare a molti i concetti di tempo e spazio, ponendo maggiore attenzione a tutto ciò che si può fare in quei sessanta minuti necessari solitamente per raggiungere il proprio posto di lavoro e valorizzando più che mai i 2 metri quadrati di terrazzo usati fino a quel momento come deposito degli attrezzi.

Il lockdown ha quindi generato due movimenti: il primo all’esterno, verso quei territori che fino a pochi mesi fa erano considerati periferie, e il secondo all’interno della propria abitazione, provocando un notevole impatto sul settore immobiliare. Si può tranquillamente affermare, infatti, che nessuna asset class è più quello di un tempo. Prendiamo il retail, anche quello high street, o l’hospitality; un tempo erano settori immobiliari inavvicinabili e con rendimenti contenuti, mentre oggi li troviamo ampiamente a sconto: grandi opportunità con qualche rischio.

La logistica ormai è regina, spinta dall’esplosione dell’eCommerce esattamente come alcune asset class che un tempo erano alternative e che ora stanno diventando fortemente mainstream: data center, life sciences, healthcare, senior living, student living e molte altre. Gli uffici stanno ripensandosi, una asset class in pausa di riflessione, almeno così sembra. Fra tutte è il residenziale che sta riservando maggiori sorprese sia perché la domanda sta esplodendo in Italia come in US, ma anche perché è una domanda esigente che trova spesso un’offerta impreparata e un patrimonio immobiliare forse non adeguato.

Il Bel Paese

Prendiamo Milano dove i prezzi salgono e la domanda è elevata.
La volontà di cambiare guarda a spazi abitativi più ampi, questo è certo, ma non è una novità, si guarda invece agli spazi spesso ignorati: gli affacci sul mondo esterno. I balconi, anche i balconcini sono elementi un tempo ignorati ma che ora possono incidere anche per il 15% sui prezzi di vendita. Se poi parliamo di terrazzi, giardini pensili, fazzoletti di verde ad uso esclusivo, arriviamo a percentuali anche del 25% di incidenza sulla vendita a corpo di una unità abitativa. Tutto questo non basta, infatti assistiamo a due fenomeni apparentemente contrastanti. Da una parte la domanda cerca il nuovo – il patrimonio immobiliare ai piedi della Madonnina è piuttosto invecchiato e non sempre di eccelsa qualità – dall’altra si torna all’organizzazione degli spazi interni tipico delle costruzioni anni 60. Luoghi funzionalmente distinti, molte camere, i corridoi (addirittura loro, che sembravano completamente defunti). La richiesta è di poter isolarsi in casa, per lavoro, ma anche per relax, di suddividere le zone fra familiari e personali, con una netta distinzione fra zona giorno e zona notte, i doppi servizi sono ormai imprescindibili.

Il nuovo, soprattutto quello in costruzione (un centinaio di cantieri in città) ha caratteristiche che registrano puntualmente i nuovi desiderata: logge, balconi e terrazzi, locker room anche refrigerarti per le consegne di pacchi e spesa, spazi condominiali di coworking, un concetto estraneo ai più fino a pochi mesi fa e ormai diventato parte del linguaggio comune. È ormai evidente che Milano sta diventando sempre di più policentrica, spinta dall’apertura di persone e famiglie dal centro verso i borghi. I tempi di communiting spaventano di meno perché l’idea è che il remote working rimanga, almeno parzialmente, in una forma ibrida con il lavoro da ufficio, ma sono le zone periferiche che stanno traendo maggiore vantaggio. Da una parte la seduzione della città dei 15 minuti, dall’altra le cose molto più concrete come il potenziamento della rete metropolitana che attende anche la realizzazione della circle line milanese e poi anche progetti come Mind nell’ex area dell’Expo 2015 che stanno facendo evolvere la gentrificazione in rigenerazione urbana.

E negli Stati Uniti?

Oltreoceano con alcuni ovvi correttivi la spinta alla ricoperta dei “borghi” e il “south working” hanno attecchito maggiormente.
I flussi, da un punto di vista della dinamicità del mercato immobiliare, sono sensibili: Miami ha conosciuto un breve ma intenso ciclo rialzista e non sono stati pochi a trasferirsi lì, in cerca di verde, panorama, elementi naturali, spazi esterni che connettessero l’ambiente domestico con l’esterno, ma sono da segnalare anche i trasferimenti verso gli Hamptons o il Connecticut. Anche in questi casi parliamo soprattutto di élite e rimane da capire quanto questi trasferimenti saranno definitivi oppure no, ma questo ragionamento ci porta a New York City, il mercato immobiliare per antonomasia, in USA e nel mondo. La città che non dorme mai ha conosciuto una nuova e inedita fase, dalla quale siamo certi non si potrà tornare più indietro. La pandemia ha causato una spinta centrifuga della popolazione che ha scelto spesso di abbandonare Manhattan, convinta anche da quanto il remote working rendeva possibile: una migliore qualità della vita con un buon impiego, tanto che, tra qualche anno, si potrebbe parlare di well-being working.

Per quanto possa essere bello vivere al quarantesimo piano di un grattacielo, passare il lockdown in pochi metri quadri ha fatto fuggire le persone verso altre zone di New York, come Brooklyn. Già negli ultimi anni Brooklyn si era imposto come un mercato in forte crescita rispetto a Manhattan. Il primo slancio è arrivato dal riposizionamento di Williamsburg, delle zone limitrofe e perfino dell’entroterra del quartiere.

Con la pandemia è cresciuto ulteriormente l’interesse per Brooklyn, sia perché offre dei prezzi ridotti rispetto a Manhattan, sia perché ha maggiori spazi verdi, elementi naturali e scorci impossibili da trovare dall’altra parte dell’East River. Anche il Queens è stato scelto da molti, soprattutto nella zona di Astoria: si tratta di un’area fortemente residenziale e con una vita di quartiere quasi mediterranea.

Il Bronx, che già da prima della pandemia stava vivendo un momento di forte sviluppo, è ora al centro di un’accelerazione mai vista prima che parte da Parkchester fino al South Bronx. Tutte queste aree fuori dall’isola di Manhattan hanno in comune un prezzo al metro quadro più contenuto, ma soprattutto una concezione dell’abitare più europeo con spazi interni più generosi, edifici più bassi – per i quali si può anche fare a meno dell’ascensore -, aree verde pubbliche e private, una vita di quartiere dinamica e vivace, tanto che anche qui si è cominciato a parlare di città dei 15 minuti. Se da una parte, quindi, possiamo parlare di esodo dagli uffici, dall’altra si stanno riscoprendo nuovi locali che si reinventano per offrire ai propri clienti quello di cui hanno bisogno: spazi di coworking informali, ma efficacemente attrezzati.

È, infatti, significativo come molti di questi quartieri si stiano riorganizzando per dare nuovi servizi di prossimità ai nuovi residenti. Tante caffetterie si stanno trasformando tanto che la rincorsa alla certificazione WiredScore in queste aree di New York ha avuto un’impennata. L’ufficio non è più come lo abbiamo sempre immaginato ma acquisisce una dimensione più sociale, come luogo di incontro e confronto e questo, può avvenire anche a dieci minuti dalla propria abitazione.
Infine, anche lo sviluppo dei trasporti pubblici si sta velocemente adeguando ala situazione, sviluppandosi a un ritmo incredibilmente sostenuto. A Manhattan, in generale, c’è una forte flessione dei prezzi a Tribeca e a Soho intorno al 10%, Midtown -14%. Upper West Side -21%. Questo non perché manchino le risorse, soprattutto nelle fasce di prezzo più elevate, ma perché è proprio cambiato il mercato.

Non è un caso se oggi a Manhattan il prezzo medio è di poco superiore a 1.250 dollari al piede quadrato, mentre Brooklyn sfiora ormai i 1.000 dollari. Nessun’altra città degli Stati Uniti deve affrontare i cambiamenti del concetto di posto di lavoro – da fisico a remoto – più di New York, i cui uffici prima della pandemia attiravano 1,6 milioni di pendolari al giorno, sostenendo l’economia di buona parte della città, dai negozi ai ristoranti, ai teatri di Broadway. Oggi la città deve attirare le persone per ragioni diverse dall’andare in ufficio. L’idea di ufficio fisico non basta più, lo pensano in molti e lo crediamo anche noi.

Manhattan

La Park Avenue segreta di New York: ecco i dieci misteri della strada più ricca di Manhattan

La Park Avenue segreta di New York: ecco i dieci misteri della strada più ricca di Manhattan

Park Avenue, Manhattan. Una delle arterie più famose di New York City. Ospita strutture iconiche come il Waldorf-Astoria, l’edificio Pan Am e Grand Central Station. Eppure molti newyorkesi potrebbero non conoscere i segreti che la mitica Avenue di New York tiene nascosti sotto traffico, boutique e aiuole. Ad esempio, perlustrando l’area si può anche trovare un binario ferroviario rimasto sepolto, la settima armeria del reggimento che è diventata un’istituzione culturale e una pistola del padre fondatore lungo Park Avenue. Ecco allora dieci segreti su Park Avenue (svelati da Untapped New York) da tenere a mente la prossima volta che vi troverete in zona.

1. Oggi, la parte di Park Avenue che si trova sopra la 14th Street è conosciuta solo come “Fourth Avenue” dalla 14th street a Cooper Square. Nel cosiddetto piano del Commissario originale per New York City, tuttavia, la strada era chiamata “Fourth Avenue” fino a Fordham Road nel Bronx. Un tratto del viale dalla 34a alla 40a strada fu ribattezzato “Park Avenue” nel 1860. Quindi, nel 1959, l’area dalla 33a alla 17a strada fu chiamata “Park Avenue South”.

2. Ai tempi in cui Park Avenue era ancora chiamata Fourth Avenue negli anni ’30 dell’Ottocento, trasportava i binari della New York e della Harlem Railroad. Questa ferrovia è stata una delle prime negli Stati Uniti, nonché la prima ferrovia stradale al mondo, che correva da Lower Manhattan alla parte superiore di Harlem. Mentre la ferrovia originariamente tagliava Murray Hill negli anni ’30 dell’Ottocento, era ricoperta di erba dalla 34a alla 40a Strada negli anni ’50 del XIX secolo. Questo spazio divenne noto come parco, motivo per cui la strada fu ribattezzata “Park Avenue” nel 1860. Alla fine, l’area si estese fino alla 42nd Street. Quando i binari della ferrovia che portavano alla 96esima strada furono demoliti, Park Avenue si espanse nei quartieri alti.

3. Il Waldorf-Astoria Hotel è stato costruito in cima a uno dei tanti primi lotti di piattaforme del Grand Central Terminal grazie a un contratto di locazione di diritti aerei. Sebbene ora sia abbandonato, lo spazio un tempo era utilizzato per trasportare i famosi ospiti dell’hotel, tra cui il generale John J. Pershing. Il mecenate più famoso della linea, Franklin Delano Roosevelt, avrebbe viaggiato lungo questa pista in un carro ferroviario blindato, su misura e impiegato che lo avrebbe portato direttamente da e per l’hotel.

Come alcuni altri luoghi famosi di New York City, il Waldorf-Astoria un tempo era un cimitero. Il terreno in cui si trova attualmente il lussuoso hotel è stato per un certo periodo un campo di vasai di New York. Il campo del vasaio era inizialmente situato a Bryant Park, ma quando il Croton Distributing Reservoir prese residenza sulla 42nd Street e Fifth Avenue, il campo del vasaio si trasferì qui. Quando il terreno di Park Avenue fu concesso al Women’s Hospital, i resti del campo del vasaio furono trasferiti a Ward’s Island.

4. Il seminterrato della Grand Central Station è il più grande e profondo di New York, e copre 49 acri dalla 42esima fino alla 97esima strada. Il primo “livello familiare” del seminterrato è l’atrio superiore ed è un piano sotto il livello della strada. L’MTA sta attualmente lavorando per rendere la stazione una fermata sulla LIRR, che renderà il seminterrato ancora più profondo.

5. Sì, è vero, le pistole da duello di Alexander Hamilton e Aaron Burr si trovano attualmente su Park Avenue. Basterebbe la popolarità del musical Hamilton per avere un’idea ancora più vasta dell’importanza di queste armi, usate nello storico duello. Ora sono al sicuro nel quartier generale di JP Morgan Chase al 270 di Park Avenue.
Le pistole sopravvissero al duello che uccise Hamilton solo per essere presumibilmente utilizzate nella guerra civile. Nel 1930, furono acquistate da Chase Bank (ora JP Morgan Chase Bank), in realtà un’incarnazione attuale della società di fornitura di servizi idrici di Aaron Burr, la Manhattan Company.

6. John Fitzgerald Kennedy una volta viveva nel complesso di appartamenti McKim, Mead e White al 277 di Park Avenue nel 1957. Sia JFK che suo fratello Bobby Kennedy usarono due dei piani dell’edificio come uffici della campagna presidenziale del 1960. In queste stanze, i fratelli Kennedy e il loro team sono stati in grado di elaborare un piano per arginare strategicamente Richard Nixon, il vicepresidente in carica sotto Eisenhower. Il quartier generale delle elezioni di Park Avenue era composto anche dal padre Joseph Kennedy e finanziatore non ufficiale della campagna, che viveva in una suite al Waldorf-Astoria.

7. Prima che il tunnel di Park Avenue fosse un passaggio diretto a nord per le auto, era un tunnel per treni e tram. Costruito nel 1834, fu concepito per la New York & Harlem Railroad (NY&H) come una sorte di “taglio aperto”, che funzionava con motori a vapore e macchine da cavallo. Nel 1850 fu colmato creando un tunnel per aumentare la sicurezza pubblica rimuovendo il treno dalla superficie di Manhattan. Il tunnel di Park Avenue divenne così uno dei più antichi della città e ospitò i carrelli e il traffico a doppio senso.

Le scale portavano i clienti alla 37th Street e alla 4th Avenue, e i passeggeri potevano salire e scendere a questa fermata su richiesta. Conosciuto anche come Murray Hill Tunnel, oggi ha solo la funzione di veicolare il traffico in direzione nord, mentre i binari del tram sono stati rimossi da tempo.

8. La play radiofonica The Fall of the City di Archibald MacLeish è stata trasmessa dalla Drill Hall of the Park Avenue Armory grazie alle straordinarie proprietà acustiche dello spazio nel 1937. Lo spazio è stato utilizzato anche al fine di ospitare il grande gruppo di comparse per le scene di folla nel gioco. Il cast vantava Orson Welles, che ha scritto e interpretato il famoso film Citizen Kane. The Fall of the City è stata la prima commedia in versi americana scritta per la radio.

9. Sapevate che il Pan Am Building (ora Met Life Building) una volta aveva un ponte per elicotteri sul tetto? L’eliporto iniziò le operazioni nel 1965, viaggiando tra il Pan Am Building e il terminal della compagnia aerea all’aeroporto John F.Kennedy, ma c’era poca richiesta per tali servizi, quindi cessò le operazioni nel 1968.

L’eliporto ha riaperto per un certo periodo nel 1977, ma è stato chiuso tre mesi dopo a causa di un tragico incidente quando una pala del rotore si è staccata da un elicottero, colpendo quattro persone sulla piattaforma di atterraggio che erano in attesa di salire a bordo.

10. Park Avenue non è collegata solo a Manhattan, ma si estende nel Bronx attraverso il Park Avenue Bridge. Il Park Avenue Bridge trasporta la Metro-North Railroad attraverso il fiume Harlem ed è una porzione residua della New York e della Harlem Railroad costruita nel 1841.

Foto: Fabio Fistarol

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Stati Uniti: la pandemia ha innescato un boom immobiliare, ma è diverso dall’ultimo

Stati Uniti: la pandemia ha innescato un boom immobiliare, ma è diverso dall’ultimo

Il mercato immobiliare residenziale è al suo più grande strappo dal 2006, poco prima che la bolla immobiliare scoppiasse e provocasse una recessione globale. Tuttavia, precisa il Wall Street Journal, il mercato di oggi è l’inverso del boom precedente. Anthony Lamacchia, un broker e proprietario di una società immobiliare vicino a Boston, è entrato nel settore nel 2004. Gli acquirenti di case stavano scambiando con case più grandi e più costose dopo appena un anno, ha detto. Molti acquirenti hanno pagato piccoli acconti o nessuno. Quando i prezzi delle case hanno smesso di aumentare, il mercato è crollato. Nel 2009, il signor Lamacchia stava lavorando con i clienti che cercavano disperatamente di scaricare le case che aveva appena aiutato ad acquistare. Ora, ha detto, la domanda di alloggi nei sobborghi di Boston è più forte di quanto abbia mai visto.
Diverse realtà americano hanno raggiunto per la prima volta miliardi di dollari di vendite lo scorso anno. Gli acquirenti hanno valutazioni di credito più elevate in questi giorni. Sono più deboli e stanno mettendo più soldi in anticipo. Non si era mai visto prima. Nel 2020, le vendite di case statunitensi di proprietà precedente sono aumentate al livello più alto degli ultimi 14 anni e molti economisti prevedono che le vendite aumenteranno ancora quest’anno.