Notizie da New York: l’Italia acquista una casa a schiera nell’Upper East Side per 26 milioni di dollari

Little Italy, “dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno”. Come i nostri broker a Columbus International sanno bene, Little Italy si trova a Lower Manhattan, ma quella fetta in particolare sta portando un po’ di Italia nell’Upper East Side. Si apprende da The Real Deal che la nazione italiana ha acquistato per 26 milioni di dollari la casa a schiera di Carnegie Hill, al 15 di East 90th Street, un immobile storico noto come Emily Trevor Mansion. Il prezzo di vendita è stato inferiore di circa il 10 per cento rispetto al prezzo iniziale di 29,5 milioni di dollari.

Secondo i registri pubblici, l’affare si è concluso solo pochi giorni prima della fine del 2022. La proprietà è stata messa sotto contratto durante la settimana del Ringraziamento. Il venditore, Roger Levin, ha acquistato la villetta a schiera neo-federale in mattoni rossi nel gennaio 2020 per 14,3 milioni di dollari, procedendo alla ristrutturazione dell’immobile prima di rimetterlo sul mercato sei mesi fa. Quando Levin ha accettato di acquistare la proprietà, questa si trovava sul mercato da più di quattro anni, passando da un’agenzia di intermediazione all’altra per cercare di conquistare un acquirente. Il prezzo richiesto prima dell’acquisto di Levin era di 16,5 milioni di dollari.

L’architetto Mott Brooshovft Schmidt costruì la villetta a schiera di cinque piani e 25 metri di larghezza nel 1928. La proprietà si estende su 12mila metri quadrati, con cinque camere da letto, cinque bagni e mezzo, un ascensore, due palestre, un giardino e una terrazza all’ultimo piano.

L’Italia non è l’unico paese europeo a fare “irruzione” nel mercato residenziale della città. Come riporta TRD, la Serbia ha recentemente acquistato una casa a schiera al 22 East 35th Street dal Collectors Club per 7,9 milioni di dollari. L’affare è stato registrato lo stesso giorno dell’Italia, anche se l’acquisto della Serbia si è concluso a novembre. Il Collectors Club è uno dei più antichi club privati di collezionisti di francobolli della nazione. È proprietario della casa a schiera dal 1937. In genere, i paesi stranieri acquistano le proprietà come residenza per i diplomatici. Mentre la casa a schiera dell’Italia si trova nella parte alta dell’Upper East Side, quella della Serbia è abbastanza vicina alle Nazioni Unite.

Mercato immobiliare Stati Uniti

Le case di New York si vendono in un minuto. Ecco cosa rivela l’analisi di mercato dell’estate 2022

Un trend inarrestabile: le case di New York si vendono in un minuto. Nel mese di aprile, secondo un’analisi di mercato pubblicata dal portale di annunci StreetEasy, la casa mediana della città ha “trascorso” un totale di 46 giorni in lista per la vendita – 20 giorni in meno rispetto ai 66 giorni registrati nell’aprile 2021. Questo dato segna anche il tempo più breve trascorso sul mercato dall’aprile 2016, quando gli appartamenti newyorchesi si vendevano, in media, in soli 44 giorni. È il segno di un mercato competitivo caratterizzato da una forte domanda da parte degli acquirenti.

Non solo la caccia alla casa in primavera ed estate è tradizionalmente foriera di affari veloci, ma, rileva il New York Post, arriva anche quando i newyorchesi continuano a tornare in città in massa, con le scuole e gli uffici di nuovo aperti. La domanda di acquisto di una casa in città è accompagnata da un aumento dei prezzi. Ad aprile, il prezzo mediano richiesto per una casa in città è salito a 995.000 dollari, con un aumento del 4,7 per cento rispetto all’anno precedente e il prezzo più alto registrato da giugno 2019. Il numero di case contrattate si è mantenuto vicino ai massimi storici registrati la scorsa primavera. Un mese fa, solo a Manhattan, sono stati stipulati contratti per un totale di 1.525 unità, il numero più alto registrato nel quartiere dal maggio 2013.

Bentornata New York!

Richard Tayar protagonista di Milano Finanza con il progetto di lusso “Residenze Isole di Toscana”

Richard Tayar, fondatore di Columbus International, è protagonista di Milano Finanza con “Residenze Isole di Toscana”, progetto di sviluppo di un nuovo complesso residenziale adiacente a Marina di Scarlino Resort.

Il piano prevede la realizzazione di 36 abitazioni lussuose, con terrazze panoramiche e giardini privati che si affacciano sul paesaggio dell’isola d’Elba e dell’arcipelago toscano.

“Columbus International, da anni attiva nel segmento alto e altissimo di fascia a NewYork e Miami, da un anno ha inaugurato la sua prima sede italiana, scegliendo Firenze. Dagli States, Tayar ha sempre curato gli interessi di clienti italiani pronti ad investire nel mattone a stelle e strisce, mentre ora da Firenze sarà la sua clientela statunitense a godere delle bellezze dell’Italia e della Toscana, dalle ville sulle colline fiorentine, al centro storico, fino ad ampie tenute con vigneti annessi” si legge nell’articolo.

A tutto questo si aggiunge il meraviglioso mare del grossetano, a due passi da una marina che può ospitare #yacht fino a 28 metri e in prossimità del parco naturale delle Bandite, un’oasi di biodiversità con alcune tra le più belle spiagge d’Italia.

Benvenuti a Residenze Isole di Toscana, la”Toscana sul mare” da abitare nel cuore di Marina di Scarlino

Residenze Isole di Toscana rappresenta un progetto unico nel panorama italiano e per Columbus International è un orgoglio poterlo accompagnare verso la sua realizzazione attraverso un incarico in esclusiva. Il complesso residenziale situato presso Marina di Scarlino, rinomato porto turistico e destinazione di lusso nella Maremma Toscana, sviluppatasi come Marina Resort & Boatyard, prevede 36 appartamenti dal design raffinato con la possibilità di posto auto di proprietà, dotati di finestre panoramiche, terrazze e giardini privati. Se a questo aggiungete una vista mozzafiato sul Mar Tirreno verso l’Isola d’Elba e l’Arcipelago Toscano, le residenze affacciate sul golfo da 104 a 160 metri quadrati segnano un punto di svolta nelle ‘nuove costruzioni’ in Toscana.

Contatti: info@columbusintl.com

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Il complesso sarà formato da nove blocchi indipendenti composti da quattro unità immobiliari, due al piano terra e due al primo piano. I 36 nuovi appartamenti seguono un unico stile architettonico ma differiscono per dimensioni, aperture, corpi scala e distribuzione interna. Le residenze, pensate e progettate per essere vissute 12 mesi all’anno, sono realizzate con materiali e finiture di pregio che spaziano dal parquet in rovere al marmo e al travertino, dotate di connessione wi-fi, impianti domotici, riscaldamento e raffrescamento. Sono inoltre green grazie alla presenza di un impianto fotovoltaico e certificate in classe A.

Ad arricchire la nuova offerta abitativa l’accesso diretto al Marina con la possibilità di acquistare o affittare un posto barca, proprio di fronte ai nuovi appartamenti e adiacente al cantiere nautico e centro autorizzato Nautor’s Swan Global Service. I futuri proprietari potranno aderire al Rental Program, soluzione che prevede la possibilità di far gestire ed affittare direttamente dal Resort Marina di Scarlino la propria residenza nei periodi di non utilizzo, ottenendo ottimi ritorni di investimento grazie all’aumento di afflusso turistico di qualità del Marina.

BROCHURE

Billionaires' Row

La Billionaires’ Row è solo un mito: il New York Post rivela che la metà dei nuovi grattacieli è vuota

La Billionaires’ Row è solo un mito: il New York Post rivela che la metà dei nuovi grattacieli è vuota

La Billionaires’ Row è un fallimento. Duro il giudizio del New York Post secondo cui quasi la metà delle unità di lusso in sette edifici nell’esclusivo tratto di Midtown Manhattan – dove, ad oggi, gli appartamenti sono stati venduti per oltre 100 milioni di dollari – sono vuote e buie. Lo rivela uno studio condiviso in esclusiva da The Post. L’analisi delle vendite in sospeso riguarda sette grattacieli: 157 W. 57th St., 432 Park Ave., 111 W. 57th St., 53 W. 53rd St., 520 Park Ave., 217 W. 57th St. e 220 Central Park South. Il report è stato condotto dalla società di brokeraggio Serhant.

Tirando le somme, di lusso c’è ben poco: circa il 44% dei condomini collettivi dell’edificio rimane vuoto. Il dato si traduce in 341 delle 772 unità cumulative degli edifici. Le 772 unità vantano un valore combinato di poco più di 17 miliardi di dollari, con il 39,7% di tale somma legato ad unità ancora invendute. L’offerta potrebbe aver semplicemente superato la domanda, ha affermato il direttore dell’intelligence di mercato di Serhant, Garrett Derderian, con le vendite negli edifici avviate tutte entro un periodo inferiore a sette anni, nella finestra di tempo compresa tra dicembre 2011 e ottobre 2018. “Non c’è dubbio che ci sia un eccesso di scorte, specialmente tra le unità valutate tra 10 e 30 milioni, dove la maggior parte dei grattacieli su Billionaires’ Row ha un prezzo ufficiale”, ha affermato Derderian.

Donna Olshan, presidente di Olshan Realty e autrice dell’Olshan Luxury Market Report, è d’accordo. “Si è creato troppo inventario costruito“, ha detto Olshan. “Nessuno sa quanto sia profondo il bacino di acquirenti di queste proprietà. Gli sviluppatori hanno raccolto denaro, fatto proiezioni rosee e costruito edifici, ma non hanno venduto”, ha aggiunto. “Erano troppo cari, e in alcuni edifici le uniche belle viste sono molto, molto in alto.” Il più grande perdente nell’affollato mercato, ha detto Olshan, è probabilmente il 157 West 57th St., il primo degli edifici a lanciare le vendite sul mercato.

Firenze: grande dinamicità in tutta la regione Toscana. Ecco i nuovi fattori di spinta del mattone

Firenze: grande dinamicità in tutta la regione Toscana. Ecco i nuovi fattori di spinta del mattone

La domanda nel residenziale a Firenze è in aumento e la regione Toscana gode di grande dinamicità. È quello che emerge dai dati elaborati dal Centro Studi RE/MAX Italia. La Toscana è ufficialmente tra le aree trainanti del mercato immobiliare italiano. In testa? La Lombardia, come abbiamo scritto qui.

Le categorie di immobili che hanno maggiore successo sono quelle con più di due locali e una metratura media di 111 mq. Tra gli elementi di spinta del mattone, ci sono le nuove esigenze abitative emerse durante i mesi di restrizioni: case più grandi, stanze pensate per lo smart working, spazi esterni come balconi, terrazze e giardini. Ad agevolare il tutto, anche il Decreto Sostegni Bis, che ha portato verso un aumento dei mutui erogati a chi ha sotto i 36 anni di età e vorrebbe acquistare la prima casa.

A Firenze, in particolare, si registra una notevole ripresa della domanda nel comparto residenziale con una propensione all’acquisto di immobili con più di tre locali e metratura media di 105 mq. Il mercato direzionale fiorentino è in grande fermento nel centro storico, con un occhio alle zone periferiche a nord-ovest della città che ricoprono un posto di maggiore rilevanza, mentre in ambito commerciale i dati disponibili per il Q1 2021 indicano un lieve incremento nel numero di transazioni registrate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Richard Tayar

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Contributo di Richard Tayar per Business Community 

Scienza e mercato hanno opinioni diverse su quando finirà davvero la pandemia. Di fatto, con le varianti e nuove, indispensabili restrizioni in atto, sembra quasi imprudente parlare di fase post-pandemica, ed è difficile prevedere quanto e che cosa resterà delle abitudini di questi mesi. Gli scenari possibili non spaventano però il settore immobiliare, diventato una sorta di bussola in equilibrio tra i “se” e i “ma”, anche quando tutto era fuori controllo e le esigenze di vita e lavoro si rinnovavano sotto i nostri occhi.

Il periodo ancora in corso ha portato tutti in breve tempo ad adattarsi a nuovi ritmi di lavoro, sperimentando, forse per la prima volta e a diverse latitudini, il lavoro da remoto. Modello lavorativo di cui alcuni già da anni si prodigavano a raccontare e mostrarne l’efficacia e funzionalità, immersi però in cultura societaria saldamente ancorata a quello che già conosceva e ancora limitata da preconcetti e da qualche ostacolo tecnologico. L’avvento improvviso della pandemia ha però dato una forte accelerazione e, per certi versi, ha quasi obbligato a dirigersi verso un processo che si muoveva lento già negli ultimi dieci anni. Senza dubbio questo ultimo periodo ha fatto rivalutare a molti i concetti di tempo e spazio, ponendo maggiore attenzione a tutto ciò che si può fare in quei sessanta minuti necessari solitamente per raggiungere il proprio posto di lavoro e valorizzando più che mai i 2 metri quadrati di terrazzo usati fino a quel momento come deposito degli attrezzi.

Il lockdown ha quindi generato due movimenti: il primo all’esterno, verso quei territori che fino a pochi mesi fa erano considerati periferie, e il secondo all’interno della propria abitazione, provocando un notevole impatto sul settore immobiliare. Si può tranquillamente affermare, infatti, che nessuna asset class è più quello di un tempo. Prendiamo il retail, anche quello high street, o l’hospitality; un tempo erano settori immobiliari inavvicinabili e con rendimenti contenuti, mentre oggi li troviamo ampiamente a sconto: grandi opportunità con qualche rischio.

La logistica ormai è regina, spinta dall’esplosione dell’eCommerce esattamente come alcune asset class che un tempo erano alternative e che ora stanno diventando fortemente mainstream: data center, life sciences, healthcare, senior living, student living e molte altre. Gli uffici stanno ripensandosi, una asset class in pausa di riflessione, almeno così sembra. Fra tutte è il residenziale che sta riservando maggiori sorprese sia perché la domanda sta esplodendo in Italia come in US, ma anche perché è una domanda esigente che trova spesso un’offerta impreparata e un patrimonio immobiliare forse non adeguato.

Il Bel Paese

Prendiamo Milano dove i prezzi salgono e la domanda è elevata.
La volontà di cambiare guarda a spazi abitativi più ampi, questo è certo, ma non è una novità, si guarda invece agli spazi spesso ignorati: gli affacci sul mondo esterno. I balconi, anche i balconcini sono elementi un tempo ignorati ma che ora possono incidere anche per il 15% sui prezzi di vendita. Se poi parliamo di terrazzi, giardini pensili, fazzoletti di verde ad uso esclusivo, arriviamo a percentuali anche del 25% di incidenza sulla vendita a corpo di una unità abitativa. Tutto questo non basta, infatti assistiamo a due fenomeni apparentemente contrastanti. Da una parte la domanda cerca il nuovo – il patrimonio immobiliare ai piedi della Madonnina è piuttosto invecchiato e non sempre di eccelsa qualità – dall’altra si torna all’organizzazione degli spazi interni tipico delle costruzioni anni 60. Luoghi funzionalmente distinti, molte camere, i corridoi (addirittura loro, che sembravano completamente defunti). La richiesta è di poter isolarsi in casa, per lavoro, ma anche per relax, di suddividere le zone fra familiari e personali, con una netta distinzione fra zona giorno e zona notte, i doppi servizi sono ormai imprescindibili.

Il nuovo, soprattutto quello in costruzione (un centinaio di cantieri in città) ha caratteristiche che registrano puntualmente i nuovi desiderata: logge, balconi e terrazzi, locker room anche refrigerarti per le consegne di pacchi e spesa, spazi condominiali di coworking, un concetto estraneo ai più fino a pochi mesi fa e ormai diventato parte del linguaggio comune. È ormai evidente che Milano sta diventando sempre di più policentrica, spinta dall’apertura di persone e famiglie dal centro verso i borghi. I tempi di communiting spaventano di meno perché l’idea è che il remote working rimanga, almeno parzialmente, in una forma ibrida con il lavoro da ufficio, ma sono le zone periferiche che stanno traendo maggiore vantaggio. Da una parte la seduzione della città dei 15 minuti, dall’altra le cose molto più concrete come il potenziamento della rete metropolitana che attende anche la realizzazione della circle line milanese e poi anche progetti come Mind nell’ex area dell’Expo 2015 che stanno facendo evolvere la gentrificazione in rigenerazione urbana.

E negli Stati Uniti?

Oltreoceano con alcuni ovvi correttivi la spinta alla ricoperta dei “borghi” e il “south working” hanno attecchito maggiormente.
I flussi, da un punto di vista della dinamicità del mercato immobiliare, sono sensibili: Miami ha conosciuto un breve ma intenso ciclo rialzista e non sono stati pochi a trasferirsi lì, in cerca di verde, panorama, elementi naturali, spazi esterni che connettessero l’ambiente domestico con l’esterno, ma sono da segnalare anche i trasferimenti verso gli Hamptons o il Connecticut. Anche in questi casi parliamo soprattutto di élite e rimane da capire quanto questi trasferimenti saranno definitivi oppure no, ma questo ragionamento ci porta a New York City, il mercato immobiliare per antonomasia, in USA e nel mondo. La città che non dorme mai ha conosciuto una nuova e inedita fase, dalla quale siamo certi non si potrà tornare più indietro. La pandemia ha causato una spinta centrifuga della popolazione che ha scelto spesso di abbandonare Manhattan, convinta anche da quanto il remote working rendeva possibile: una migliore qualità della vita con un buon impiego, tanto che, tra qualche anno, si potrebbe parlare di well-being working.

Per quanto possa essere bello vivere al quarantesimo piano di un grattacielo, passare il lockdown in pochi metri quadri ha fatto fuggire le persone verso altre zone di New York, come Brooklyn. Già negli ultimi anni Brooklyn si era imposto come un mercato in forte crescita rispetto a Manhattan. Il primo slancio è arrivato dal riposizionamento di Williamsburg, delle zone limitrofe e perfino dell’entroterra del quartiere.

Con la pandemia è cresciuto ulteriormente l’interesse per Brooklyn, sia perché offre dei prezzi ridotti rispetto a Manhattan, sia perché ha maggiori spazi verdi, elementi naturali e scorci impossibili da trovare dall’altra parte dell’East River. Anche il Queens è stato scelto da molti, soprattutto nella zona di Astoria: si tratta di un’area fortemente residenziale e con una vita di quartiere quasi mediterranea.

Il Bronx, che già da prima della pandemia stava vivendo un momento di forte sviluppo, è ora al centro di un’accelerazione mai vista prima che parte da Parkchester fino al South Bronx. Tutte queste aree fuori dall’isola di Manhattan hanno in comune un prezzo al metro quadro più contenuto, ma soprattutto una concezione dell’abitare più europeo con spazi interni più generosi, edifici più bassi – per i quali si può anche fare a meno dell’ascensore -, aree verde pubbliche e private, una vita di quartiere dinamica e vivace, tanto che anche qui si è cominciato a parlare di città dei 15 minuti. Se da una parte, quindi, possiamo parlare di esodo dagli uffici, dall’altra si stanno riscoprendo nuovi locali che si reinventano per offrire ai propri clienti quello di cui hanno bisogno: spazi di coworking informali, ma efficacemente attrezzati.

È, infatti, significativo come molti di questi quartieri si stiano riorganizzando per dare nuovi servizi di prossimità ai nuovi residenti. Tante caffetterie si stanno trasformando tanto che la rincorsa alla certificazione WiredScore in queste aree di New York ha avuto un’impennata. L’ufficio non è più come lo abbiamo sempre immaginato ma acquisisce una dimensione più sociale, come luogo di incontro e confronto e questo, può avvenire anche a dieci minuti dalla propria abitazione.
Infine, anche lo sviluppo dei trasporti pubblici si sta velocemente adeguando ala situazione, sviluppandosi a un ritmo incredibilmente sostenuto. A Manhattan, in generale, c’è una forte flessione dei prezzi a Tribeca e a Soho intorno al 10%, Midtown -14%. Upper West Side -21%. Questo non perché manchino le risorse, soprattutto nelle fasce di prezzo più elevate, ma perché è proprio cambiato il mercato.

Non è un caso se oggi a Manhattan il prezzo medio è di poco superiore a 1.250 dollari al piede quadrato, mentre Brooklyn sfiora ormai i 1.000 dollari. Nessun’altra città degli Stati Uniti deve affrontare i cambiamenti del concetto di posto di lavoro – da fisico a remoto – più di New York, i cui uffici prima della pandemia attiravano 1,6 milioni di pendolari al giorno, sostenendo l’economia di buona parte della città, dai negozi ai ristoranti, ai teatri di Broadway. Oggi la città deve attirare le persone per ragioni diverse dall’andare in ufficio. L’idea di ufficio fisico non basta più, lo pensano in molti e lo crediamo anche noi.

Finisce all’asta la casa del Mulino Bianco nel Senese. Addio al set dello spot che ci ha fatto sognare

Finisce all’asta la casa del Mulino Bianco nel Senese. Addio al set dello spot che ci ha fatto sognare

Anche gli spot vanno in Paradiso. L’antico mulino di Chiusdino, in provincia di Siena, set della mitica pubblicità del marchio “Mulino Bianco”, finisce all’asta. Abolito il sogno del casolare da fiaba, la campagna che salva dalla frenesia della città. Cancellato il sogno che, dal 1989, nella pubblicità per i biscotti della Barilla realizzata da Armando Testa con la regia di Giuseppe Tornatore e le musiche di Ennio Morricone, ci ha fatto credere nella famiglia perfetta, nella casa perfetta, nel paese perfetto… L’immobile, che ospita un agriturismo, sarà venduto dall’Istituto Vendite Giudiziarie di Siena nel prossimo mese di ottobre. Il prezzo è fissato in poco più di un milione di euro, l’offerta minima è 831.204 euro e 89 centesimi. La notizia è pubblicata da La Nazione.

Come si legge nell’articolo, per diversi anni, dopo il successo degli spot firmati Tornatore-Morricone, le famiglie italiane sognavano tutte un casolare in campagna e fecero salire alle stelle i fatturati dei prodotti del Mulino Bianco, creando una fenomenologia del real estate sotto forma di “biscotto”. Nei week end quel mulino delle Pile dipinto di bianco è diventato meta di un pellegrinaggio. Code infinite per arrivare in quel posto sperduto. Si legge: “La Barilla dovette arruolare dei vigilantes per regolare l’assalto dei visitatori, qualcuno aprì uno spaccio di dolcetti lì vicino, il sindaco di Chiusdino dovette piazzare dei segnali per evitare che le macchine entrassero nella piazza del paese, chiedendo ’dov’è il mulino bianco?’. Come contropartita, tra le altre opere di compensazione per le scuole e gli asili, la Barilla sponsorizzò la Cignala, la mitica squadra di Terza Categoria di Chiusdino”.

Foto via In vacanza all’argentario

La rivincita di Brooklyn: Richard Tayar racconta ad Economy come si espande la nuova New York

La rivincita di Brooklyn: Richard Tayar racconta ad Economy come si espande la nuova New York

“Il Covid ha causato una spinta centrifuga della popolazione che ha scelto di abbandonare Manhattan. Per quanto possa essere bello vivere al quarantesimo piano di un grattacielo, passare il lockdown in 30 mq ha fatto fuggire le persone verso la Florida, il Connecticut o verso altre zone di New York, come Brooklyn”. Richard Tayar, amministratore unico e fondatore di Columbus International, ha una visione completa di quello che sta succedendo nella Grande Mela. E ha deciso di condividere il suo punto di vista con Economymagazine.it

Tayar, che cosa sta succedendo a New York?
Succede che già negli ultimi anni Brooklyn si era imposto come un mercato in forte crescita rispetto a una Manhattan un po’ più “ingessata”. Il primo slancio è arrivato dal riposizionamento di Williamsburg, delle zone limitrofe e perfino dell’entroterra del quartiere. Con il Covid, poi, è cresciuto ulteriormente l’interesse per Brooklyn, sia perché offre dei prezzi ridotti rispetto a Manhattan, sia perché ha maggiori spazi verdi che invece dall’altra parte dell’East River si concentrano solo a Central Park.

L’ampliamento dell’interesse riguarda anche altri quartieri o solo Brooklyn?
Per quanto riguarda il Queens c’è un certo fermento nella zona di Astoria: si tratta di un’area prevalentemente greca e italiana. Il Bronx stava iniziando a svilupparsi sull’onda della crescente gentrification. Si è passati infatti da Harlem al South Bronx. E tutto questo mentre si sviluppa una buona rete di commute.

Il calo di Manhattan è strutturale e destinato a durare nel tempo?
Ogni 8-10 anni il mercato si corregge, è una dinamica fisiologica. Però il Covid ha causato una spinta della popolazione fuori dalla città partendo dalla considerazione che vivere in 30 mq durante il lockdown, anche se con una bella vista, è stata un’esperienza particolarmente gravosa. Abbiamo assistito a un esodo verso la Florida, per motivi fiscali e perché le norme anti-Coronavirus sono state più “morbide”. E poi veso il Connecticut. Questo ha portato a un progressivo calo dei prezzi che già erano in discesa. Gli spazi a Manhattan, d’altronde, sono quelli che sono: o ci si può permettere abitazioni di un certo tipo, oppure gli appartamenti medi non sono certo spaziosi come le case italiane.

Questa flessione ha avuto effetti anche nel segmento lusso?
Sicuramente sì. La famosa townhouse appartenuta a Jeffrey Epstein era stata messa in vendita a 89 milioni e aggiudicata per circa 50 milioni. E questo non ha nulla a che fare con la storia del finanziere. Si tratta di una delle case più belle di Manhattan, posizionata sulla 71esima strada, un vero gioiello. Anche le nuove costruzioni stanno patendo: chi ha firmato i preliminari 34 anni fa può chiedere uno sconto (e spesso ottenerlo). In generale c’è una forte flessione dei prezzi a Tribeca e a Soho intorno al 10%, Midtown -14%. Upper West Side -21%. Questo non perché mancano i soldi, soprattutto nelle fasce di prezzo più elevate, ma perché è proprio cambiato il mercato.

Quanto vale oggi Manhattan e quanto Brooklyn?
La differenza si sta progressivamente assottigliando: a Manhattan (dati di aprile) il prezzo medio era di 1.254 dollari al piede quadrato, a Brooklyn siamo a 921. Abbiamo assistito a delle storture come la vendita per 238 milioni di un triplex all’interno di una torre. Ma era anche un immobile unico nel suo genere, difficilmente replicabile. E altrettanto difficilmente vedremo a breve prezzi del genere. A Brooklyn non arriveremo mai a quei livelli, anche se qualche celbrity si vede, come Sarah Jessica Parker e il marito Matthew Broderick.

Come stanno affrontando i costruttori questo calo di prezzi?
Per smaltire rapidamente gli appartamenti già realizzati offrono incentivi estremamente interessanti, come nel caso della copertura integrale delle spese condominiali per cinque anni.

Che supporto offre Columbus International?
Abbiamo iniziato nel 2006 come investitore real estate, poi ci siamo spostati verso l’intermediazione. Il nostro punto di forza è fare da ponte tra Italia e Usa. Inizialmente rivolgendoci a investitori italiani che volevano venire a New York e poi anche a Miami. Oggi invece abbiamo aperto anche alla possibilità di americani che vogliono venire in Toscana.

Gli italiani amano la Grande Mela?
Moltissimo. E il momento è propizio per fare ottimi affari: un appartamento tra la Quintae la 36esima viene venduto al 20% in meno del prezzo di acquisto originale. C’è però l’ostacolo della difficoltà di venire negli Stati Uniti. Per questo avere degli intermediari di fiducia come noi permette di arrivare a chiudere autentici affari d’oro. Siamo in un momento che probabilmente non si ripeterà chissà per quanto. Meglio approfittarne…

Columbus è in un momento particolare perché aggiunge una nuova “gamba” al suo business…
Sì, e questo perché diversamente da russi e cinesi, la clientela americana è rimasta una presenza costante in Italia e in Toscana in particolare. In questo momento stiamo lavorando sia a Firenze, sia nell’entroterra, dove sono richieste case coloniche di ampia metratura.

Intervista di Marco Scotti per Economy