A New York torna Century 21: la storica catena discount di abbigliamento riapre nel World Trade Center

Lo storico rivenditore newyorkese Century 21, che una volta, prima dei social, la guida turistica Lonely Planet descriveva come “pericolosamente appassionante”, riaprirà il prossimo anno nella sua sede originale nel Lower Manhattan dopo che la pandemia ha portato al fallimento e alla chiusura i negozi nel 2020.

Century 21 prevede di aprire i battenti la prossima primavera al 22 di Cortlandt St. di fronte al World Trade Center, si legge in un comunicato. Nel tentativo di introdurre quella che ha descritto come una “esperienza di shopping rivitalizzata” per i suoi “fan locali e globali”, Century 21 ha fatto sapere che collaborerà anche con Legends, esperto in supervisione delle operazioni di vendita al dettaglio e di ospitalità in strutture di riferimento come lo Yankee Stadium, l’Osservatorio One World e il Flagship Store della MLB.

“Century 21 è, e sarà sempre, un marchio di New York City“, ha dichiarato il co-amministratore delegato di Century 21 Raymond Gindi. “Il nostro flagship store è da sempre un simbolo della resilienza e dello spirito incrollabile di questa città. Nei nostri sessant’anni di storia abbiamo chiuso solo due volte, una dopo la devastazione dell’11 settembre e un’altra durante la pandemia COVID-19″. Il rivenditore a conduzione familiare, che ha aperto il suo primo negozio nel centro di Manhattan nel 1961 – decenni prima della fondazione dell’attuale gigante della vendita al dettaglio a prezzi stracciati TJX, società madre di T.J. Maxx e Marshalls – ha annunciato nel settembre 2020 la chiusura di tutti i suoi 13 negozi a New York, New Jersey e Pennsylvania. All’epoca, Century 21 aveva attribuito la colpa del suo fallimento al mancato pagamento da parte dei suoi assicuratori di circa 175 milioni di dollari nell’ambito delle polizze di interruzione dell’attività per coprire le perdite causate dal COVID-19.

Il negozio di Lower Manhattan era una tappa obbligata nei libri di viaggio di Manhattan e spesso si riempiva di turisti europei e stranieri in cerca di occasioni su marchi come Tommy Hilfiger, Ralph Lauren e Gucci. La chiusura del negozio ha ispirato una marea di “necrologi” da parte dei suoi fan in tutto il mondo, alcuni dei quali lamentano la fine di un’epoca. “Per gli amanti della moda al risparmio, questo gigantesco grande magazzino a prezzi ridotti crea una pericolosa dipendenza”, ha detto una volta la guida Lonely Planet. “È anche fisicamente pericoloso, se si considerano le gomitate che si devono tirare per respingere la concorrenza che si avvicina con foga al medesimo scaffale. Non tutto è un colpo di fortuna o un affare, ma la perseveranza paga”.

In seguito alla partnership con Legends, che ha gestito negozi brick-and-mortar, pop-up, e-commerce ed esperienze di vendita al dettaglio in loco per marchi come NFL, PGA, NASCAR e le Olimpiadi del 2012 e 2016, Century 21 ha dichiarato che migliorerà la veste sia del negozio fisico che del sito di shopping online. La nuova sede di Cortlandt Street, tra le vie Broadway e Church, si estenderà sui quattro piani principali dello spazio originale in centro e venderà abbigliamento firmato per uomo, donna e bambino, calzature, abbigliamento esterno, borse, accessori e profumi. Per sottolineare le sue radici nella Grande Mela, Century 21 ha dichiarato che aggiungerà “NYC” al suo logo.

Milano, la metropoli più ricca d’Italia. Vi sveliamo quali sono i quartieri su cui puntare

Non ci sono eguali in Italia. Milano è ufficialmente la metropoli più ricca del Paese e i suoi quartieri rappresentano un ottimo investimento immobiliare, persino durante la pandemia. A rivelarlo è l’Agenzia delle Entrate che ha diffuso la mappa dei redditi basata sulle dichiarazioni del 2021 riferite ai redditi 2020. I comuni lombardi sono primi in classica nella top ten nazionale. In particolar modo, Milano, come l’anno scorso, ha un reddito medio pro capite di 31.778 euro e guida la classifica con circa 10mila euro in più rispetto alla media nazionale di 21.570. A seguire ci sono Padova (25.487), Parma (25.355) e Bologna (25.334). La Capitale è al quinto posto con 24.487 euro. A chiudere la classifica al gradino più basso si trova Rimini con un Irpef pro-capite di 18.213 euro, poco più in alto Catania (18.285) e Prato (19.077).

Come riporta Milano Città Stato, da Brera a CityLife, da Quarto Oggiaro a Cimiano, attraversando Città Studi o viale Certosa, la mappa della ricchezza a Milano passa anche dai suoi quartieri. In cima alla classifica, il centro storico. Al cap 20121, che comprende piazza Duomo, Quadrilatero della Moda, Brera e Castello, si raggiungono medie da 88.745 euro. Al secondo posto City Life, Pagano e Wagner (20145) con una media di 71.792 euro. A seguire con 68.414 euro ancora il Municipio 1 tra corso Magenta e via Torino (20123), poi Missori-Larga-Vittoria-San Babila (20122) con 53.040 euro. Il quinto quartiere è la zona a est di Porta Venezia (20129) con 49.396 euro di reddito pro capite: si va dal villaggio “operaio” di via Lincoln a corso Concordia, da piazza Novelli a via Lambro.

Billionaires' Row

Poltrona Frau, leader nell’arredamento di alta gamma, trasferisce il suo fiore all’occhiello a New York

Il marchio internazionale di mobili, Poltrona Frau, sta per fare un salto di 1.700 metri quadrati nei quartieri alti. Il brand made in Italy lascerà Soho e si unirà ad altri designer di mobili contemporanei lungo Madison Avenue con un locale su tre livelli all’angolo nord-est di East 34th Street. Lo spazio di vendita al dettaglio al 181 di Madison Avenue vanta soffitti alti e 169 piedi di facciata. In precedenza era la sede del DDC (Domus Design Center) che si è trasferito qualche isolato più a sud, al 134 di Madison.

Il nuovo negozio di Poltrona Frau si comporrà di un piano terra, un mezzanino e uno spazioso livello inferiore. Andrew Kahn, Chris Stanton, Fanny Fan e Jack Pfalzgraf di Cushman & Wakefield hanno rappresentato entrambe le parti dell’affare, riporta il New York Post. Secondo C&W, gli affitti richiesti per i primi angoli di questo sottomercato vanno da 175 a 250 dollari per piede quadrato.

“Il Nomad Design District si è evoluto nel miglior quartiere di mobili di lusso della città”, ha fatto sapere Kahn. “Siamo entusiasti di dare il benvenuto a Poltrona Frau in questo mercato molto ricercato con l’apertura di uno dei più grandi showroom della zona. L’eredità di Poltrona Frau come uno dei più noti designer di mobili di lusso al mondo li rende perfetti per il quartiere.

Poltrona Frau ha avuto uno showroom a Soho al 145 di Wooster St. (temporaneamente al n. 151) e lo chiuderà definitivamente quando aprirà a Nomad. La casa di mobili italiana fu fondata a Torino nel 1912 da Renzo Frau e nel 1926 il marchio è divenuto fornitore della famiglia reale. Ora con sede a Tolentino, Poltrona Frau si è espansa verso la creazione di oggetti di arredamento per auto, aerei, yacht e ferrovie in tutto il mondo. Poltrona Frau è entrata a far parte del portafoglio di marchi di Haworth nel 2014. Nel 2020, ha contribuito ad arredare un attico modello nel primo progetto residenziale di Renzo Piano a New York al 565 Broome St. APF Properties ha acquistato l’edificio storico Madison-Belmont Building al 183 Madison vicino all’apice del mercato nel settembre 2018 per 222,5 milioni di dollari. L’edificio per uffici in muratura del 1925 è stato progettato dagli architetti di Grand Central, Warren & Wetmore. All’epoca in cui fu costruito, l’area era conosciuta come il Silk Stocking District per i suoi commercianti di seta e la Cheney Silk Company divenne l’inquilino principale per lo sviluppatore Robert M. Catts.

Le porte Art Deco e l’intelaiatura intorno alle finestre originali dello showroom furono create dal rinomato fabbro Edgar Brandt. La sua lobby è anche un punto di riferimento interno con lastre di marmo abbinate, pannelli con murales, incisioni, filigrana in foglia d’oro, lampade dorate, soffitti dipinti a cassettoni. Il mini-cluster di negozi di mobili che i mediatori chiamano il Contemporary Furniture District corre lungo Madison Avenue da Blue Dot a East 28th Street fino a Roche Bobois a East 35th Street con ditte come B&B Italia e BoConcept che occupano gli enormi spazi commerciali e animano il paesaggio urbano.

Foto via Facebook

La Lombardia è la regione con più transazioni in Italia

La ripresa del mercato immobiliare fa rima con la vendita di tre dimore superlusso a Milano

È un nuovo inizio per il mercato immobiliare in Italia. Sono sempre più in crescita i prezzi degli immobili e il numero di compravendite. E le proprietà di pregio sembrano dare nuova linfa vitale al real estate grazie alla vendita esclusiva di tre dimore di superlusso a Milano, da tempo senza acquirenti.

Come riporta Milano Città Stato, tre sono i casi record da segnalare: un appartamento in Brera da 7,5 milioni di euro, un attico e superattico da 8 milioni di euro in Porta Venezia e Villa Mondadori, 2.000 mq da “sogno” in stile Liberty dal valore di 22 milioni di euro. L’appartamento di Brera era stato scelto dallo Studio durante le riprese del film House of Gucci di Ridley Scott come soggiorno per il regista, mentre l’attico (interamente vetrato) a Porta Venezia si estende su una superficie di 750 mq con 250 mq di terrazze e panoramica su tutta la città.

Infine, la villa in stile Liberty in via Venti Settembre, angolo via Tamburini, è stata progettata dall’architetto Steno Sioli Legnani per l’imprenditore tessile Pasquale Crespi nel 1897. Vanta 15 camere, 15 bagni, ampi saloni, spa con palestra completa, sala cinema, bar e terrazzi.

New York, i costi di conversione del condominio Waldorf Astoria salgono a 2 miliardi di dollari

La lenta conversione dello storico Waldorf Astoria Hotel di Manhattan, che aggiungerà al complesso 375 condomini, è in ritardo di anni e si sta rivelando molto più costosa di quanto inizialmente previsto. Stando a quanto riporta il Wall Street Journal, i costi sono così fuori controllo che un grande boss del settore immobiliare sta uscendo dal progetto.

La conversione da hotel a condo di lusso doveva essere completata entro il 2021, ma dovremo aspettare altri due anni per l’apertura ufficiale. Intanto le stime sarebbe andate talmente fuori budget da portare un executive che supervisiona il progetto ad abbandonare la nave. L’amministratore delegato statunitense del proprietario dell’hotel, la società cinese Anbang Insurance Group Co. che ha acquistato il Waldorf per la cifra record di 1,95 miliardi di dollari nel 2015, è improvvisamente uscito dal progetto alla fine del mese scorso, con grande stupore di alcuni dei suoi dipendenti di New York.

I lavori sull’hotel (chiuso) potrebbero continuare fino al 2024 e si prevede che i costi supereranno i 2 miliardi di dollari, hanno detto gli addetti ai lavori. Insieme al prezzo d’acquisto, questo significa che il progetto potrebbe costare più di 4 miliardi di dollari in totale, portandolo al titolo di “uno dei più costosi progetti di conversione da hotel a condominio di tutti i tempi”.

“Ora non abbiamo solo il Covid, a cui la gente si è abituata, abbiamo la guerra. L’inflazione. Tassi d’interesse in aumento. E la Cina è tutta sottosopra”, ha commentato al Wall Street Journal l’agente immobiliare di lusso Donna Olshan, sottolineando che il Waldorf non ha segnalato alcuna vendita alla sua azienda questa settimana. “Quando si arriva a questo cocktail, un promotore non può che scoraggiarsi”. Le nuove unità partono da 1,8 milioni di dollari per uno studio, e i residenti hanno ingressi separati dalle 375 persone che alloggiano nelle suite dell’hotel, così come i servizi, tra cui l’oasi Déco Starlight Pool che si affaccia su Park Avenue.

posto più costoso d'America

Le case in questi 14 quartieri di New York City sono ora più costose di Manhattan

Siete alla ricerca di opportunità di investimento? A Manhattan, i quartieri esterni vantano alcuni dei più costosi, e redditizi, immobili di New York. Quando, riporta il New York Post, Stephanie Lipari, una rappresentante di vendite di 28 anni per L’Oréal, ha deciso di trasferirsi da Oyster Bay, Long Island, alla città, pensava di poter risparmiare cercando casa nel Queens. “Siamo pronti a spendere 1 milione di dollari e ci aspettavamo di ottenere un appartamento di buon valore per quella cifra”, ha detto Lipari, che sta cercando casa con il suo ragazzo Anthony Romano, 35 anni, addetto alle vendite di dispositivi medici. “Ci siamo subito resi conto che non è nemmeno sul tavolo, quella ipotesi”. Speravano di ottenere un appartamento con due camere da letto a Hunters Point (una zona che comprende Long Island City), ma il loro agente ha messo presto in chiaro che con il loro budget, tutto quello che possono permettersi è “una camera da letto flessibile” dove Lipari può ritagliarsi il suo piccolo ufficio. “La competizione per un ottimo appartamento è dura a Long Island City”, ha detto. “I prezzi di acquisto al metro quadrato sono saliti fino a 1.000 dollari, e ci sono più offerenti che vanno per le stesse proprietà”. La coppia è rimasta ancora più sorpresa nell’apprendere che Long Island City è attualmente più cara di Manhattan.

Oggi, il prezzo mediano di vendita a Hunters Point è di 1,25 milioni di dollari. Nel 2017, era di soli 550.000 dollari. Nel frattempo, il prezzo mediano di vendita di un appartamento a Manhattan nel primo trimestre di quest’anno era di 1,19 milioni di dollari. Infatti, i dati forniti dalla società di valutazione immobiliare Miller Samuel mostrano che il mercato delle vendite in 14 quartieri dei boroughs sono attualmente più costosi della città. Includono: Williamsburg, Greenpoint, Park Slope, Gowanus, Red Hook, Boerum Hill, Carroll Gardens, Cobble Hill, il Columbia Street Waterfront District (la zona tra la Brooklyn-Queens Expressway e i moli vicino a Cobble Hill), Brooklyn Heights, Downtown Brooklyn, Dumbo, Manhattan Beach e Windsor Terrace.

Non migliora la situazione nel mercato degli affitti. L’affitto mediano a Manhattan nel primo trimestre era di 3.700 dollari al mese. Ma a Red Hook, Vinegar Hill, Dumbo, Downtown Brooklyn e Gowanus a Brooklyn, e Hunters Point nel Queens, gli affitti vanno da 3.075 a 5.000 dollari al mese. “Vivere nei quartieri periferici è quello che si fa per risparmiare, ma chiaramente, questo non è vero in questo momento storico”, ha detto Jonathan Miller, il CEO di Miller Samuel. “Questo dimostra quanto il mercato del lusso sia arrivato ad includere molte aree della città oltre Manhattan”. Diversi fattori stanno spingendo i prezzi verso l’alto in queste ex aree di secondo piano, secondo gli esperti. Il numero crescente di nuovi sviluppi e nuove costruzioni gioca un ruolo importante. Tra loro, da tenere d’occhio, ci sono One Prospect Park West a Park Slope, e One Clinton e Quay Tower, entrambi a Brooklyn Heights.

L’altra grande nota di pregio dei quartieri esterni è l’abbondanza di spazi verdi, vere e proprie fughe dalla vita di città, più attraenti che mai da quando il COVID ha colpito. A Windsor Terrace, il costo mediano della casa è ora di 1,3 milioni di dollari, rispetto agli 885.000 dollari del primo trimestre del 2017.

Moda e real estate: l’ex villa di Gianni Versace a New York è in vendita per 70 milioni di dollari

Gli affari, nel mondo immobiliare di Columbus International e non solo, sono sempre… alla moda. In questo caso, una proprietà neoclassica in pietra calcarea di 35 piedi di larghezza – ex casa di lusso dello stilista Gianni Versace – è stata quotata per 70 milioni di dollari, secondo un rapporto del Wall Street Journal. Non si tratta solo di un pezzo dell’eredità di Versace, ma anche di una grande estensione immobiliare che si espande per la 64esima Strada, a est, con 17 stanze, sei piani, circa 14.175 piedi quadrati (oltre 1300 metri quadrati) di spazio interno e 3.025 piedi quadrati all’esterno.

Foto delle proprietà – Cliccate qui

Versace, che ha lanciato la sua omonima casa di moda nel 1978, ha acquistato questa casa per 7,5 milioni di dollari nel 1995 – circa 14,34 milioni di dollari in cifre attuali. Due anni dopo, nel luglio 1997, il 27enne serial killer Andrew Cunanan ucciderà Versace, 50 anni, sui gradini della sua villa di Miami Beach.

Foto copertina via Sotheby’s (Travis Mark)

Ecco perché i mutui Crypto permettono agli acquirenti di case di tenersi i Bitcoin, senza anticipo

Ci sono voluti mesi a Vincent Burniske per ottenere un prestito a sette cifre per comprare due piccoli blocchi di appartamenti in un ambito quartiere di Miami. Il consulente dei media sportivi aveva soldi – ma buona parte era in criptovalute. La ricchezza digitale significava poco per le banche quando si trattava di un mutuo. E Burniske, 63 anni, voleva tenere le sue monete piuttosto che scambiarle con dollari. Poi è arrivata un’opzione che non era disponibile quando Burniske ha trovato le proprietà alla fine dell’anno scorso: un mutuo di 30 anni a tasso fisso garantito da una parte dei suoi possedimenti di Bitcoin ed Ethereum. Ha “inchiodato” il prestito da Milo Credit, una startup con sede a Miami che sta cercando di attingere al fiorente pool di cripto lealisti che vogliono diversificare la loro ricchezza mentre si aggrappano ai propri token.

Come riporta Bloomberg, i mutui crypto sono l’ultimo esempio del ruolo sempre più “di mercato” delle monete digitali nel settore immobiliare degli Stati Uniti, con acquirenti di proprietà e finanziatori che abbracciano le valute volatili per sostenere le offerte di beni immobili. L’anno scorso, Fannie Mae ha iniziato a permettere ai mutuatari di utilizzare le criptovalute per i propri pagamenti. I nuovi edifici in costruzione nei punti caldi della tecnologia come Miami stanno accettando i token digitali per i depositi dei condomini.

Una casa a Tampa, in Florida, è stata addirittura venduta come NFT all’inizio di quest’anno. I prestiti per la casa offerti da Milo rappresentano una nuova svolta. Invece di pagare semplicemente la proprietà con i token, i mutuatari danno in pegno le loro partecipazioni digitali come garanzia, senza acconti necessari. Ciò consente ai titolari di mantenere le proprie monete, evitando una pioggia di tasse sulle plusvalenze e beneficiando di valori crescenti sia per i token che per gli immobili. Anche il rischio aumenta, utilizzando un bene volatile per finanziare gli acquisti in un momento in cui l’infuocato mercato immobiliare degli Stati Uniti affronta un rallentamento dal più veloce salto dei costi di prestito in decenni.

Il New York Times celebra la Peggy Guggenheim di SoHo: Laura Mattioli, fondatrice del CIMA

Pensate a lei come Peggy Guggenheim in reverse. Laura Mattioli Rossi: un’italiana, non un’americana, che vive a New York, non a Venezia, vicino a Canal Street, non sul Canal Grande. Ha creato e dirige una fondazione privata a New York, il Center for Italian Modern Art (CIMA), che ricorda la privata e unica collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Dal 2013, Mattioli espone l’arte italiana del periodo tra le due guerre e del dopoguerra nel loft di SoHo in Broome Street dove vive. Guggenheim ha esposto i surrealisti e gli espressionisti astratti dello stesso periodo nel Palazzo Venier dei Leoni, dove vive. Le due ereditiere, cresciute da tate a circa 50 anni di distanza, hanno anche condiviso un’infanzia solitaria. La vasta collezione di arte futurista italiana di suo padre iniziò nel 1949, una data di nascita appena precedente alla sua, 1950. “Quando è nata la collezione, sono nata io”, ha detto il mese scorso. “La collezione era la mia sorella maggiore e di successo – famosa e più bella, e più gradita a mio padre”.

Il New York Times dedica uno grande ritratto a Laura Mattioli e fa “parlare” sua storia: quando la sua famiglia fuggì dai bombardamenti di Milano verso il Lago Maggiore nel 1943, suo padre assistette al primo massacro nazista di ebrei, lasciati a galleggiare nel lago. Credendo che l’arte potesse aiutare a rendere l’uomo “meno bestia”, decise di collezionare arte per il suo valore civilizzante. Aprì la sua collezione al pubblico in Via Senato, con i suoi dipinti futuristi e metafisici, e una parete di Giorgio Morandis. Nel 1949, prestò molte opere alla mostra del Museo d’Arte Moderna, “Arte italiana del XX secolo”. “Mio padre voleva raccontare la storia dell’arte italiana della prima metà del secolo”, ha detto. “Per me, ha dato l’esempio di aprire la sua collezione al pubblico e di prestarla ai musei”.

A causa delle restrizioni all’esportazione di opere d’arte con più di 50 anni e di altre misure legali, la collezione futurista italiana non può lasciare l’Italia nel suo insieme o essere suddivisa per la vendita. Nel 1997, Laura Mattioli è riuscita a ottenere un prestito a lungo termine con la Collezione Peggy Guggenheim, liberandola dal lavoro di studiosa e curatrice indipendente. “In un colpo solo la collezione Mattioli ha reso la Collezione Peggy Guggenheim il museo numero uno del Futurismo italiano”, ha detto Philip Rylands, allora direttore del Guggenheim di Venezia e ora a capo della Società delle Quattro Arti di Palm Beach, Florida.

Per Mattioli, il CIMA è un correttivo. Il modernismo italiano era sempre stato visto attraverso una lente francese, e le sue mostre newyorkesi hanno eliminato questa prospettiva per meglio stabilire l’arte italiana d’avanguardia come un movimento indipendente piuttosto che derivato. La prima fu Fortunato Depero, l’artista futurista che era diventato una figura paterna per suo padre, seguita da una mostra su Medardo Rosso, lo scultore e fotografo. “Sono pieno di ammirazione per la sua campagna per elevare il profilo dell’arte italiana del XX secolo sottolineandone l’originalità, e per farlo con un’erudizione così rigorosa”, ha detto Rylands, aggiungendo: “Le mostre di Depero e Rosso hanno portato l’attenzione su artisti che generalmente non sono sufficientemente compresi”.

A SoHo, come a Milano, ci sono due appartamenti, il suo e quello alto, aperto, della galleria loft minimalista. Il venerdì e il sabato, giorni di visita per il pubblico, gli ospiti vengono accolti con un espresso, come in una casa; gli studiosi guidano i visitatori nei tour del venerdì.

La mostra attuale sul realismo sociale, Staging Injustice: Arte italiana 1880-1917, incarna la nozione paterna di arte con un messaggio sociale. Il volto de “La Portinaia”, una scultura di Rosso, contemporaneo di Rodin, esprime l’angoscia della povertà prolungata. Ne “Il Minatore”, Ambrogio Alciati dipinge una deposizione dalla croce in stile caravaggesco, il corpo di un minatore pianto da una vedova dopo un incidente in miniera. Reinventa il chiaroscuro con pennellate vivaci, vaporose e contemporanee. Un ritratto inquietante, strettamente focalizzato, “Venditore di Cerini” di Antonio Mancini, raffigura un ragazzo mendicante che vende fiammiferi, con tratti di pittura che John Singer Sargent avrebbe applicato alla seta, dando qui l’effetto di malinconica tristezza.

Nel suo loft al piano inferiore, Mattioli colleziona l’arte del suo tempo, come suo padre (e Peggy Guggenheim). La perfetta intonazione visiva e l’audacia sembrano essere l’eredità che ha assorbito in casa. Due sculture sorprendenti dello scultore newyorkese Barry X Ball si ergono a tre metri di altezza, una è una distorsione spettrale della Pietà Rondanini di Michelangelo, scolpita in onice traslucido. Due deboli e fragili disegni a matita e acquerello di Cy Twombly su carta strappata sono appesi sopra il camino a gas. Sei primi Morandi – di quello che Mattioli chiama il suo periodo “pudding” a causa degli oli spessi applicati – allineano una parete. I mobili sono moderni italiani. Due tavolini di Gio Ponti stanno accanto alla poltrona Lady, bassa e di metà secolo, in tappezzeria ispida, di Marco Zanuso per Cassina. Una scrivania in stile lombardo intarsiato e un comò dall’appartamento milanese della famiglia fiancheggiano l’ingresso.

Foto via CIMA

NoMad Hotel testa il primo progetto di condominio di lusso nel quartiere di Wynwood a Miami

Se siete ancora in pena per la chiusura dell’amato NoMad Hotel di New York, potrebbe essere il momento giusto per contattare Columbus International e andare a Miami. Il marchio alberghiero – che opera a Londra, Los Angeles e Las Vegas, ma non più nell’omonimo quartiere di New York – ha annunciato il suo primo concept residenziale in assoluto nella Mecca della Street Art di Wynwood, intrisa di graffiti. È un progetto dove in gioco ci sarebbero i più grandi nomi di Miami.

Jorge Perez, ossessionato dall’arte, sta collaborando al progetto con Tricap di David Edelstein, che ha investito in Wynwood negli ultimi dieci anni. La società di design preferita di Miami, Arquitectonica, sta realizzando il “look and feel” del progetto. Sydell Group, la società madre di NoMad Hotel, ha incaricato Leo Robischek, vincitore del James Beard Award e direttore del bar Eleven Madison Park, di supervisionare il ristorante e bar sul tetto dell’edificio, che avrà porzioni pubbliche e riservate ai residenti. Le residenze disporranno anche di una biblioteca, che ricorda l’amato bar dell’hotel di New York, ora chiuso.

Al livello della strada, la torre del condominio di 329 unità sarà ancorata da Casa Tua Cucina, un concetto di food hall dei proprietari dell’omonimo club privato e ristorante lussuoso di Miami Beach. “Se guardate Wynwood da un drone, è un bersaglio. È al centro di tutto”, ha detto al New York Post Edelstein, che possiede anche l’hotel W South Beach ricco di opere d’arte. “La riqualificazione dell’area consentendo un nuovo sviluppo ma limitando l’altezza ha consentito progetti davvero interessanti pur mantenendo l’integrità e la storia del quartiere”.

Il NoMad Residences Wynwood sorgerà al numero 2700 di NW 2nd Avenue, a un isolato da Wynwood Walls. La torre toccherà i nove piani e gli appartamenti andranno da 464 a 931 piedi quadrati e saranno dotati di balconi privati. Gli acquirenti avranno anche la possibilità di affittare le loro unità agli ospiti, utilizzando il team di gestione della proprietà interno di NoMad. I prezzi partono da 500.000 dollari e l’innovazione è prevista per il quarto trimestre dell’anno, con Fortune Development Sales che si occuperà del marketing.

Il progetto sta aggiungendo un inventario significativo all’area, che è dominata da proprietà in affitto di lusso, ma difficilmente unità in vendita. Nelle vicinanze, un condominio a marchio Diesel di otto piani offrirà 159 residenze chiavi in ​​mano progettate dall’ala Living del marchio italiano. Ma il NoMad è di gran lunga il progetto più ambizioso in arrivo nella zona. Simboleggia un cambiamento radicale per l’area giovanile che ha visto una rapida gentrificazione nell’ultimo decennio, ma niente di così a cinque stelle come questo. Ma i promotori affermano che l’edificio rimane relativamente “acquistabile”, con prezzi in media di circa 1.000 dollari per piede quadrato in un’area che comanda alcuni degli affitti più alti nella contea di Miami-Dade. Aggiungono inoltre che l’edificio si inserirà perfettamente nel contesto del quartiere colorato guidato dallo sviluppatore Tony Goldman circa due decenni fa.

“Tutti gli sviluppi a Wynwood sono necessari per aggiungere arte e murales all’edificio, quindi ci sono sezioni dell’edificio in cui commissioneremo agli artisti lavori personalizzati”, ha affermato Nick Perez, rampollo e vicepresidente senior di Related Group. “Quello che stiamo facendo è davvero in linea con ciò che Tony Goldman aveva originariamente immaginato”, ha aggiunto Edelstein. “È lo stesso linguaggio immobiliare”.

Foto via NoMad Wynwood Residences