Il caso Madison Avenue

Il panorama del retail di lusso di Madison Avenue affronta un cambiamento storico. Vi raccontiamo cosa sta accadendo

L’iconica Madison Avenue di New York, da lungo tempo sinonimo di retail d’alta gamma ed esperienze di shopping opulente, è sull’orlo di una trasformazione. Il tratto dove East Midtown incontra l’Upper East Side è pronto per un significativo “restauro”, con la promessa di rimodellare lo skyline e ridefinire il “corridoio” dello shopping di lusso.

Due grandi complessi uffici-retail sono destinati alla demolizione, così da lasciare spazio a progetti ad uso misto avvolti nel mistero. Nel frattempo, il futuro dell’ex edificio Barneys, vacante da quattro anni, rimane oggetto di intense speculazioni tra gli appassionati di moda e i magnati immobiliari.

Related Companies, guidata dal CEO Jeff Blau, è pronta a radere al suolo il 625 di Madison Avenue. Il piano? Una torre ad uso misto potenzialmente alta oltre 1.200 piedi, con condomini di lusso, spazi commerciali di alta gamma e possibilmente un hotel. Il processo di demolizione di nove mesi è già iniziato, con impalcature che avvolgono la proprietà.

Non da meno, anche il 655 di Madison Avenue è destinato alla demolizione. L’edificio di 24 piani, di proprietà di una joint venture che include Jamestown e Williams Equity, è destinato a una sorte simile. Michael T. Cohen, co-principal di Williams, ha accennato a un “mix di retail, ospitalità e residenziale” per questa location di primo piano.

Questi sviluppi hanno innescato un esodo di retailer, con partenze notevoli come quella di Marc Jacobs dalla sua prominente location d’angolo al 655 di Madison. Il trasferimento promesso del designer sulla Fifth Avenue rimane non confermato, aggiungendo all’aria di incertezza.

Dall’altra parte della strada, l’elegante ex edificio Barneys di 10 piani al 660 di Madison Avenue continua a lasciare perplessi gli addetti ai lavori. L’audace affermazione del proprietario Ben Ashkenazy di un’imminente vendita da 1 miliardo di dollari a “un grande retailer” ha sollevato sopracciglia e, a quanto pare, frustrazione tra gli investitori.

Nonostante questi sconvolgimenti, Matthew Bauer, presidente del Madison Avenue Business Improvement District, rimane ottimista. Sottolinea l’attrattiva unica dell’avenue per una base di clienti locali e vede i nuovi sviluppi come opportunità per migliorare il fascino del distretto. “Questi nuovi edifici non solo porteranno nuovi negozi e luoghi di ospitalità nel distretto, ma porteranno residenti che saranno clienti per i nostri negozi, ristoranti, spa, saloni e gallerie,” afferma Bauer.

La tendenza al ridisegnamento si estende oltre queste location di punta, con progetti come le residenze Giorgio Armani al 760 di Madison e le iniziative del Naftali Group al 1045 e 1165 di Madison Avenue che stabiliscono precedenti per sviluppi di lusso ad uso misto nell’area.

Mentre alcuni vedono sfide, altri individuano opportunità. Un broker immobiliare anonimo nota: “Ogni volta che i negozi chiudono a causa di nuovi sviluppi, è un buon affare per altri proprietari – e per noi. I negozi devono trovare un posto dove andare, e ci sono molti posti dove andare in questo momento.”

Mentre Madison Avenue si prepara a questo cambiamento sismico, il futuro del panorama del retail di lusso di New York è in bilico. Con miliardi di dollari in gioco e il potenziale per aggiunte architettoniche rivoluzionarie allo skyline, tutti gli occhi sono puntati su questo storico tratto di immobili di Manhattan. I prossimi mesi e anni promettono di rivelare se questi ambiziosi piani rivitalizzeranno il prestigio di Madison Avenue o ne altereranno fondamentalmente il carattere nel mondo in continua evoluzione del retail e del real estate di alta gamma.

Manifattura Tabacchi

Arte e moda si riprendono Firenze: l’ex Manifattura Tabacchi diventa una Factory

L’ex Manifattura Tabacchi diventa una Factory: Arte e moda si riprendono Firenze

Sincronizzate gli orologi: entro il settembre 2022 sarà realizzata la nuova Factory negli spazi della ex Manifattura Tabacchi di Firenze. Stando a quanto divulgato dall’agenzia Ansa, il cantiere per un nuovo polo creativo è stato presentato in un evento online. Il nuovo sviluppo fa parte di un progetto di riqualificazione da 250 milioni di euro complessivi, da destinare al recupero della storica area industriale composta da 16 edifici per un totale di 110mila mq.

La nuova Factory di Manifattura Tabacchi si compone di sei edifici, prosegue l’Ansa: 7.720 mq di superficie destinata al retail, 1.000 mq di spazi espositivi, 3.440 mq di loft industriali, 1.740 mq di brewery, 6.700 mq di formazione, 11.220 mq di co-working e uffici, 7.240 mq di aree pubbliche.

Foto via ManifatturaTabacchi.com

Investimenti immobiliari a Milano

Lusso e Milano, una storia d’amore. Ecco come cresce la domanda di residenze esclusive

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Pensavo fosse amore… invece era un calesse. Che cosa ne penserebbe Massimo Troisi del legame che si sta instaurando da qualche anno tra Milano e il mondo delle case di lusso? Forse dovrebbe guardare i dati e aiutarci a capire. Già, perché il mercato immobiliare delle residenze esclusive – ma fa più chic chiamarle case di lusso e noi di Columbus International non ci sottriamo certo alla “sciccheria”… – sembra non conoscere crisi o ostacoli. Nemmeno davanti ad una crisi sanitaria senza precedenti.

I numeri arrivano dall’Osservatorio sulle Residenze Esclusive pubblicato da Tirelli & Partners Società Benefit e relativo ai dati del secondo semestre 2020. Stando al report, nonostante la forte instabilità, la domanda di quel preciso tipo di immobili continua ad essere sostenuta e di tendenza. Dal sito Immobiliare.it apprendiamo che l’indice di assorbimento medio, cioè la quota di case vendute rispetto a quelle in offerta, supera il 24 per cento. Mica male. La richiesta si fa molto selettiva e in tutte le zone della città meneghina a farla da padroni sono gli immobili di qualità, in particolare in zone come Brera e Magenta. Mentre sul fronte dei prezzi si registra una leggera diminuzione.

Infine, il leggero ribasso che notiamo dallo studio dell’Osservatorio fa rima con due componenti: la rapida uscita dal mercato dei pezzi migliori e la riduzione dei prezzi richiesti per le case rimaste invendute.