Comprare casa in Toscana

Comprare casa in Toscana: la vita agreste nel Chiantishire fa ancora chic l’immobiliare. Ecco perché

Comprare casa in Toscana: la vita agreste nel Chiantishire fa ancora chic l’immobiliare. Ecco perché

Comprare casa in Toscana: è il momento di investire nel Chiantishire! Da un reportage pubblicato su Repubblica di Firenze ecco emergere una lista di seconde case in Toscana dove conviene comprare e dove i prezzi si sono impennati. Il risultato? Si possono fare affari, con una flessione del listino di circa il 10 per cento rispetto a un anno fa.

Ora, si legge, i prezzi delle case nel Chiantishire calano e sale l’opportunità di fare buoni affari. A rivelarlo è una ricerca che Immobiliare.it ha svolto per conto di Repubblica Firenze sul mercato del mattone nelle località di villeggiatura della regione, mare, montagna, e dunque campagna, borghi celebrati ma anche meno noti affacci sulla costa.

La tabella dei prezzi dal Chianti alla Val d’Orcia

Chi punta ad un buen retiro a Gaiole in Chianti, nel cuore del Chiantishire in provincia di Siena, può sperare di farlo spendendo il 10% in meno rispetto ad un anno fa. Immobiliare.it certifica che a Gaiole in Chianti il prezzo del mattone è calato da maggio 2020 a maggio 2021 a 2.199 euro a metro quadrato, -10% appunto. Tuttavia, i proprietari, messi alle strette dal calo dei prezzi, resistono, e l’offerta di case risulta in calo del 9% mentre la redditività tocca il 4,37%.

Maggiori opportunità si intercettano nella limitrofa Castellina in Chianti, dove il prezzo degli immobili è calato del -7% a 2.527 euro a metro quadrato, ma l’immissione dei beni sul mercato è salita del 7%. Aumenta del 5% il prezzo e cala del 4% l’offerta a Greve in Chianti, provincia di Firenze. Come rileva Repubblica, “si tratta di prezzi medi, impossibile con queste cifre acquistare il casale ristrutturato ma un podere da rimettere e un buon appartamento all’aria buona, questo sì”.

Billionaires' Row

La Billionaires’ Row è solo un mito: il New York Post rivela che la metà dei nuovi grattacieli è vuota

La Billionaires’ Row è solo un mito: il New York Post rivela che la metà dei nuovi grattacieli è vuota

La Billionaires’ Row è un fallimento. Duro il giudizio del New York Post secondo cui quasi la metà delle unità di lusso in sette edifici nell’esclusivo tratto di Midtown Manhattan – dove, ad oggi, gli appartamenti sono stati venduti per oltre 100 milioni di dollari – sono vuote e buie. Lo rivela uno studio condiviso in esclusiva da The Post. L’analisi delle vendite in sospeso riguarda sette grattacieli: 157 W. 57th St., 432 Park Ave., 111 W. 57th St., 53 W. 53rd St., 520 Park Ave., 217 W. 57th St. e 220 Central Park South. Il report è stato condotto dalla società di brokeraggio Serhant.

Tirando le somme, di lusso c’è ben poco: circa il 44% dei condomini collettivi dell’edificio rimane vuoto. Il dato si traduce in 341 delle 772 unità cumulative degli edifici. Le 772 unità vantano un valore combinato di poco più di 17 miliardi di dollari, con il 39,7% di tale somma legato ad unità ancora invendute. L’offerta potrebbe aver semplicemente superato la domanda, ha affermato il direttore dell’intelligence di mercato di Serhant, Garrett Derderian, con le vendite negli edifici avviate tutte entro un periodo inferiore a sette anni, nella finestra di tempo compresa tra dicembre 2011 e ottobre 2018. “Non c’è dubbio che ci sia un eccesso di scorte, specialmente tra le unità valutate tra 10 e 30 milioni, dove la maggior parte dei grattacieli su Billionaires’ Row ha un prezzo ufficiale”, ha affermato Derderian.

Donna Olshan, presidente di Olshan Realty e autrice dell’Olshan Luxury Market Report, è d’accordo. “Si è creato troppo inventario costruito“, ha detto Olshan. “Nessuno sa quanto sia profondo il bacino di acquirenti di queste proprietà. Gli sviluppatori hanno raccolto denaro, fatto proiezioni rosee e costruito edifici, ma non hanno venduto”, ha aggiunto. “Erano troppo cari, e in alcuni edifici le uniche belle viste sono molto, molto in alto.” Il più grande perdente nell’affollato mercato, ha detto Olshan, è probabilmente il 157 West 57th St., il primo degli edifici a lanciare le vendite sul mercato.

Firenze: grande dinamicità in tutta la regione Toscana. Ecco i nuovi fattori di spinta del mattone

Firenze: grande dinamicità in tutta la regione Toscana. Ecco i nuovi fattori di spinta del mattone

La domanda nel residenziale a Firenze è in aumento e la regione Toscana gode di grande dinamicità. È quello che emerge dai dati elaborati dal Centro Studi RE/MAX Italia. La Toscana è ufficialmente tra le aree trainanti del mercato immobiliare italiano. In testa? La Lombardia, come abbiamo scritto qui.

Le categorie di immobili che hanno maggiore successo sono quelle con più di due locali e una metratura media di 111 mq. Tra gli elementi di spinta del mattone, ci sono le nuove esigenze abitative emerse durante i mesi di restrizioni: case più grandi, stanze pensate per lo smart working, spazi esterni come balconi, terrazze e giardini. Ad agevolare il tutto, anche il Decreto Sostegni Bis, che ha portato verso un aumento dei mutui erogati a chi ha sotto i 36 anni di età e vorrebbe acquistare la prima casa.

A Firenze, in particolare, si registra una notevole ripresa della domanda nel comparto residenziale con una propensione all’acquisto di immobili con più di tre locali e metratura media di 105 mq. Il mercato direzionale fiorentino è in grande fermento nel centro storico, con un occhio alle zone periferiche a nord-ovest della città che ricoprono un posto di maggiore rilevanza, mentre in ambito commerciale i dati disponibili per il Q1 2021 indicano un lieve incremento nel numero di transazioni registrate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Richard Tayar

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Da Milano a New York: Richard Tayar racconta i nuovi scenari dello smart working

Contributo di Richard Tayar per Business Community 

Scienza e mercato hanno opinioni diverse su quando finirà davvero la pandemia. Di fatto, con le varianti e nuove, indispensabili restrizioni in atto, sembra quasi imprudente parlare di fase post-pandemica, ed è difficile prevedere quanto e che cosa resterà delle abitudini di questi mesi. Gli scenari possibili non spaventano però il settore immobiliare, diventato una sorta di bussola in equilibrio tra i “se” e i “ma”, anche quando tutto era fuori controllo e le esigenze di vita e lavoro si rinnovavano sotto i nostri occhi.

Il periodo ancora in corso ha portato tutti in breve tempo ad adattarsi a nuovi ritmi di lavoro, sperimentando, forse per la prima volta e a diverse latitudini, il lavoro da remoto. Modello lavorativo di cui alcuni già da anni si prodigavano a raccontare e mostrarne l’efficacia e funzionalità, immersi però in cultura societaria saldamente ancorata a quello che già conosceva e ancora limitata da preconcetti e da qualche ostacolo tecnologico. L’avvento improvviso della pandemia ha però dato una forte accelerazione e, per certi versi, ha quasi obbligato a dirigersi verso un processo che si muoveva lento già negli ultimi dieci anni. Senza dubbio questo ultimo periodo ha fatto rivalutare a molti i concetti di tempo e spazio, ponendo maggiore attenzione a tutto ciò che si può fare in quei sessanta minuti necessari solitamente per raggiungere il proprio posto di lavoro e valorizzando più che mai i 2 metri quadrati di terrazzo usati fino a quel momento come deposito degli attrezzi.

Il lockdown ha quindi generato due movimenti: il primo all’esterno, verso quei territori che fino a pochi mesi fa erano considerati periferie, e il secondo all’interno della propria abitazione, provocando un notevole impatto sul settore immobiliare. Si può tranquillamente affermare, infatti, che nessuna asset class è più quello di un tempo. Prendiamo il retail, anche quello high street, o l’hospitality; un tempo erano settori immobiliari inavvicinabili e con rendimenti contenuti, mentre oggi li troviamo ampiamente a sconto: grandi opportunità con qualche rischio.

La logistica ormai è regina, spinta dall’esplosione dell’eCommerce esattamente come alcune asset class che un tempo erano alternative e che ora stanno diventando fortemente mainstream: data center, life sciences, healthcare, senior living, student living e molte altre. Gli uffici stanno ripensandosi, una asset class in pausa di riflessione, almeno così sembra. Fra tutte è il residenziale che sta riservando maggiori sorprese sia perché la domanda sta esplodendo in Italia come in US, ma anche perché è una domanda esigente che trova spesso un’offerta impreparata e un patrimonio immobiliare forse non adeguato.

Il Bel Paese

Prendiamo Milano dove i prezzi salgono e la domanda è elevata.
La volontà di cambiare guarda a spazi abitativi più ampi, questo è certo, ma non è una novità, si guarda invece agli spazi spesso ignorati: gli affacci sul mondo esterno. I balconi, anche i balconcini sono elementi un tempo ignorati ma che ora possono incidere anche per il 15% sui prezzi di vendita. Se poi parliamo di terrazzi, giardini pensili, fazzoletti di verde ad uso esclusivo, arriviamo a percentuali anche del 25% di incidenza sulla vendita a corpo di una unità abitativa. Tutto questo non basta, infatti assistiamo a due fenomeni apparentemente contrastanti. Da una parte la domanda cerca il nuovo – il patrimonio immobiliare ai piedi della Madonnina è piuttosto invecchiato e non sempre di eccelsa qualità – dall’altra si torna all’organizzazione degli spazi interni tipico delle costruzioni anni 60. Luoghi funzionalmente distinti, molte camere, i corridoi (addirittura loro, che sembravano completamente defunti). La richiesta è di poter isolarsi in casa, per lavoro, ma anche per relax, di suddividere le zone fra familiari e personali, con una netta distinzione fra zona giorno e zona notte, i doppi servizi sono ormai imprescindibili.

Il nuovo, soprattutto quello in costruzione (un centinaio di cantieri in città) ha caratteristiche che registrano puntualmente i nuovi desiderata: logge, balconi e terrazzi, locker room anche refrigerarti per le consegne di pacchi e spesa, spazi condominiali di coworking, un concetto estraneo ai più fino a pochi mesi fa e ormai diventato parte del linguaggio comune. È ormai evidente che Milano sta diventando sempre di più policentrica, spinta dall’apertura di persone e famiglie dal centro verso i borghi. I tempi di communiting spaventano di meno perché l’idea è che il remote working rimanga, almeno parzialmente, in una forma ibrida con il lavoro da ufficio, ma sono le zone periferiche che stanno traendo maggiore vantaggio. Da una parte la seduzione della città dei 15 minuti, dall’altra le cose molto più concrete come il potenziamento della rete metropolitana che attende anche la realizzazione della circle line milanese e poi anche progetti come Mind nell’ex area dell’Expo 2015 che stanno facendo evolvere la gentrificazione in rigenerazione urbana.

E negli Stati Uniti?

Oltreoceano con alcuni ovvi correttivi la spinta alla ricoperta dei “borghi” e il “south working” hanno attecchito maggiormente.
I flussi, da un punto di vista della dinamicità del mercato immobiliare, sono sensibili: Miami ha conosciuto un breve ma intenso ciclo rialzista e non sono stati pochi a trasferirsi lì, in cerca di verde, panorama, elementi naturali, spazi esterni che connettessero l’ambiente domestico con l’esterno, ma sono da segnalare anche i trasferimenti verso gli Hamptons o il Connecticut. Anche in questi casi parliamo soprattutto di élite e rimane da capire quanto questi trasferimenti saranno definitivi oppure no, ma questo ragionamento ci porta a New York City, il mercato immobiliare per antonomasia, in USA e nel mondo. La città che non dorme mai ha conosciuto una nuova e inedita fase, dalla quale siamo certi non si potrà tornare più indietro. La pandemia ha causato una spinta centrifuga della popolazione che ha scelto spesso di abbandonare Manhattan, convinta anche da quanto il remote working rendeva possibile: una migliore qualità della vita con un buon impiego, tanto che, tra qualche anno, si potrebbe parlare di well-being working.

Per quanto possa essere bello vivere al quarantesimo piano di un grattacielo, passare il lockdown in pochi metri quadri ha fatto fuggire le persone verso altre zone di New York, come Brooklyn. Già negli ultimi anni Brooklyn si era imposto come un mercato in forte crescita rispetto a Manhattan. Il primo slancio è arrivato dal riposizionamento di Williamsburg, delle zone limitrofe e perfino dell’entroterra del quartiere.

Con la pandemia è cresciuto ulteriormente l’interesse per Brooklyn, sia perché offre dei prezzi ridotti rispetto a Manhattan, sia perché ha maggiori spazi verdi, elementi naturali e scorci impossibili da trovare dall’altra parte dell’East River. Anche il Queens è stato scelto da molti, soprattutto nella zona di Astoria: si tratta di un’area fortemente residenziale e con una vita di quartiere quasi mediterranea.

Il Bronx, che già da prima della pandemia stava vivendo un momento di forte sviluppo, è ora al centro di un’accelerazione mai vista prima che parte da Parkchester fino al South Bronx. Tutte queste aree fuori dall’isola di Manhattan hanno in comune un prezzo al metro quadro più contenuto, ma soprattutto una concezione dell’abitare più europeo con spazi interni più generosi, edifici più bassi – per i quali si può anche fare a meno dell’ascensore -, aree verde pubbliche e private, una vita di quartiere dinamica e vivace, tanto che anche qui si è cominciato a parlare di città dei 15 minuti. Se da una parte, quindi, possiamo parlare di esodo dagli uffici, dall’altra si stanno riscoprendo nuovi locali che si reinventano per offrire ai propri clienti quello di cui hanno bisogno: spazi di coworking informali, ma efficacemente attrezzati.

È, infatti, significativo come molti di questi quartieri si stiano riorganizzando per dare nuovi servizi di prossimità ai nuovi residenti. Tante caffetterie si stanno trasformando tanto che la rincorsa alla certificazione WiredScore in queste aree di New York ha avuto un’impennata. L’ufficio non è più come lo abbiamo sempre immaginato ma acquisisce una dimensione più sociale, come luogo di incontro e confronto e questo, può avvenire anche a dieci minuti dalla propria abitazione.
Infine, anche lo sviluppo dei trasporti pubblici si sta velocemente adeguando ala situazione, sviluppandosi a un ritmo incredibilmente sostenuto. A Manhattan, in generale, c’è una forte flessione dei prezzi a Tribeca e a Soho intorno al 10%, Midtown -14%. Upper West Side -21%. Questo non perché manchino le risorse, soprattutto nelle fasce di prezzo più elevate, ma perché è proprio cambiato il mercato.

Non è un caso se oggi a Manhattan il prezzo medio è di poco superiore a 1.250 dollari al piede quadrato, mentre Brooklyn sfiora ormai i 1.000 dollari. Nessun’altra città degli Stati Uniti deve affrontare i cambiamenti del concetto di posto di lavoro – da fisico a remoto – più di New York, i cui uffici prima della pandemia attiravano 1,6 milioni di pendolari al giorno, sostenendo l’economia di buona parte della città, dai negozi ai ristoranti, ai teatri di Broadway. Oggi la città deve attirare le persone per ragioni diverse dall’andare in ufficio. L’idea di ufficio fisico non basta più, lo pensano in molti e lo crediamo anche noi.

Milano traina il mercato immobiliare

Un’estate in grandi numeri: Milano traina il mercato immobiliare. Ecco come si evolve il trend

Milano traina il mercato immobiliare. Ecco come si evolve il trend

Milano traina il mercato immobiliare, Il mercato immobiliare italiano in generale ci sta dando solo buone notizie, a partire dal comparto residenziale. Il numero di transazioni siglate nel primo semestre 2021 è in aumento sia rispetto al 2020 sia al 2019, ritornando al trend ascendente pre-Covid. È quanto emerge dal primo outlook semestrale di Real Estate DATA HUB, lo strumento di analisi nato dalla partnership tra RE/MAX Italia e Avalon Real Estate.

Il report punta i riflettori sulle città di Milano e Firenze, dove il mercato della casa è in evoluzione, come dimostrano i listini di Columbus International. “La trasformazione è guidata dalla ricerca di quegli elementi abitativi che si sono rivelati carenti durante il lockdown, portando nuova linfa al settore residenziale” si legge. “Tra le regioni che registrano un andamento virtuoso al di sopra della media, compare la Lombardia. Milano si conferma città trainante del mercato immobiliare italiano. A livello nazionale, i tempi medi relativi alle locazioni vedono un lieve miglioramento rispetto al 2020; migliorano in modo sensibile le tempistiche relative alle vendite, passando da una media di 168 giorni nel primo semestre del 2020 ai 141 giorni dei primi sei mesi del 2021″.

Tra le componenti di spinta del mercato immobiliare potrebbe esserci il Decreto Sostegni bis. Dalla sua entrata in vigore, stando ai dati diffusi dall’Ufficio Studi di 24MAX, si è registrato un deciso aumento dei mutui erogati agli acquirenti nelle fasce di età 18-24 e 25-34.

Google Store di Chelsea

New York, siamo stati al Google Store di Chelsea. Sorpresa: non è un negozio, è una casa!

Google Store di Chelsea a New York. Sorpresa: non è un negozio, è una casa!

Il primo negozio di Google store di Chelsea a Manhattan, nel cuore dell’elegante quartiere  segna un altro tassello immobiliare. Mentre Google ha già sperimentato le sue sedi pop-up nel mondo, il nuovo negozio rappresenta la sua prima installazione permanente. I piani precedenti di trasformare quella piattaforma galleggiante nella baia di San Francisco in uno showroom di Google Glass erano svaniti prima del previsto.

Il Google Store si trova in una vetrina al piano terra su 76 9th Avenue, alla base del quartier generale di Google a New York City, l’ex sede del Port Authority. Dall’altra parte della strada c’è il Chelsea Market, un centro commerciale che Google ha acquistato per 2,4 miliardi di dollari nel 2019. Lo showroom presenta vetrine interattive, sale demo e tavoli e pareti ricchi di prodotti hardware Google. Tra questi ci sono telefoni e auricolari Pixel, termostati Nest, braccialetti Fitbit e laptop Chromebook.

Il locale ha un’atmosfera intima, accogliente e relativamente più calda rispetto al solito Apple Store minimalista, con la sua estetica prevalentemente in vetro e cromo. I mobili in sughero sono disposti tra pareti di noce americano e tavoli di quercia, tutti provenienti da fonti sostenibili, ci è stato detto da Fortune, in modi che imitano la vita di appartamento, conferendo un’aria hygge. Tre “ambienti” centrali evocano il design degli interni di una casa. C’è un soggiorno, una zona cucina e una sala giochi per bambini. Sparsi: libri sul design, piante d’appartamento, soprammobili e, naturalmente, i prodotti Google.

 

Se da un parcheggio nasce un grattacielo: ecco il nuovo sviluppo che sorgerà nel centro di Miami

Se da un parcheggio nasce un grattacielo: ecco il nuovo sviluppo che sorgerà nel centro di Miami

Una società di investimenti immobiliari con sede a Long Island sta facendo il suo primo tuffo nel mercato multifamiliare del centro di Miami, riporta The Real Deal. Lions Group NYC di Albert Shirian ha appena chiuso un contratto per un sito di sviluppo al 56 Southwest First Street e 65 Southwest 2nd Street. L’affiliata della società, Downtown 1st Street LLC, ha pagato 10 milioni di dollari, secondo i broker commerciali che hanno lavorato all’accordo. Secondo Estrella Perez di EP Realty, che ha rappresentato l’acquirente, Lions Group NYC prevede di costruire il progetto multifamiliare M Tower sulla proprietà (un vecchio parcheggio di proprietà del Miami Parking Authority). Il sito ha già approvato i piani per un condominio di 53 piani e 440 appartamenti per un totale di circa 27.000 piedi quadrati di uffici e 1.089 piedi quadrati di vendita al dettaglio.

Mika Mattingly e Cecelia Estevez di Colliers International hanno rappresentato il venditore, Downtown 56 LLC, che è un’affiliata di S2 Development con sede ad Aventura guidata da J. Claudio Stivelman e Marc Schmulian. Lions Group NYC sta cercando di acquistare un sito di sviluppo a Miami da prima dell’inizio della pandemia, ha affermato Perez. “Questa è stata la partita perfetta”, ha detto. “Ciò che ha reso questo sito di costruzione attraente è la posizione. È proprio nel centro di Miami”. Secondo il sito web, Lions Group possiede principalmente progetti multifamiliari a Brooklyn, Long Island e Queens. La M Tower sarà vicino all’edificio amministrativo federale del centro di Miami, a diverse rampe sulla I-95 e alla stazione del Metromover di Miami Avenue. Nelle vicinanze, lo sviluppatore Enrique Manhard ha recentemente acquistato l’ex sito di Burdines di 2,2 acri per 46 milioni di dollari. “Il tempismo è perfetto”, ha detto Perez. Le attività di costruzione nel centro di Miami ora rendono il mercato ancora più interessante.

Foto/rendering via Axis Realty Trust

Il mercato immobiliare in Lombardia

Milano, il mercato immobiliare in Lombardia è tra i più attivi d’Italia con domanda in aumento

Il mercato immobiliare in Lombardia è tra i più attivi d’Italia con domanda in aumento

Il mercato immobiliare in Lombardia è tra i più attivi d’Italia, e chi la ferma più, Milano. Stando alle previsioni semestrali di Real Estate Data Hub, realizzate da RE/MAX Italia e Avalon Real Estate, l’andamento crescente nel comparto residenziale è uno dei punti di forza del Nord Italia, in particolare della regione Lombardia, dove il numero di transazioni concluse nel primo semestre 2021 è in aumento rispetto sia al 2020 sia al 2019.

A Milano si registra un aumento della domanda che non ha precedenti. La preferenza dei potenziali acquirenti in città si orienta verso i bilocali dalle dimensioni medie di 77,3 mq, mentre i trilocali sono apprezzati soprattutto nell’hinterland. Idem per i prezzi che registrano un andamento crescente, a parte i monolocali per i quali la richiesta è leggermente in discesa. In linea con la traiettoria all’acquisto di bilocali nel capoluogo lombardo, la maggior richiesta di mutui arriva dai giovani che prediligono il tasso variabile in vista di un cambio casa nel medio periodo, ci dicono i dati dell’Ufficio Studi 24MAX.

Il quotidiano La Repubblica conferma: su Milano è caccia all’oro. Crescono i prezzi ma non rallentano le operazioni. È il momento di comprare, suggeriamo noi di Columbus International. Alcuni immobili trovano proprietario in un giorno e gli annunci, in alcuni quartieri, generano code di visitatori mai viste prima in estate.

Foto via Unsplash/Alex Vasey

I prezzi delle case di Manhattan tornano a volare. E il real estate apre le porte a chi vuole acquistare

I prezzi delle case di Manhattan tornano a volare. E il real estate apre le porte a chi vuole acquistare

Noi di Columbus International lo vediamo tutti i giorni, dati in mano: i prezzi degli immobili di Manhattan hanno raggiunto il massimo storico nel secondo trimestre, ed è ormai un dato di fatto che gli acquirenti siano tornati in città, aumentando la domanda per gli appartamenti più grandi e costosi sulla piazza.

Il prezzo medio di rivendita per gli appartamenti di Manhattan ha toccato i 999.000 dollari nel secondo trimestre, il più alto mai registrato, secondo un rapporto di Douglas Elliman e Miller Samuel. I prezzi medi di vendita sono aumentati del 12 per cento nel trimestre, superando 1,9 milioni. Il rimbalzo immobiliare della città di New York continua a prendere slancio, poiché sempre più famiglie cercano di vendere/”scambiare” appartamenti più grandi mentre, dall’altro lato, gli acquirenti tentano di approfittare dei prezzi più bassi e tassi ipotecari convenienti.

“È un segno della frenesia e dell’intensità del mercato”, ha affermato Jonathan Miller, CEO della società di valutazione immobiliare Miller Samuel. “Rimbalza molto più velocemente di quanto la maggior parte dei partecipanti si aspettasse”. Ci sono state 3.417 vendite nel secondo trimestre soltanto, un aumento del 150 per cento rispetto allo scorso anno, quando molti residenti di New York stavano lasciando la città durante la pandemia e le restrizioni dovute al Covid hanno impedito un tour in persona degli appartamenti per gran parte del trimestre. Nulla ferma il mercato immobiliare di New York: il ritmo si è confermato robusto rispetto ai livelli pre-pandemia. È stato il secondo trimestre più forte dal 2007. Bene così!

Foto via Roberto Nickson/Unsplash

Andrea Bocelli, una vita (immobiliare) tra Miami e Toscana in attesa di due eventi in Florida

Andrea Bocelli, una vita (immobiliare) tra Miami e Toscana in attesa di due eventi in Florida

Se in un concerto voce e scenografia sono tutto, nella vita di un tenore il mercato immobiliare può rivelarsi altrettanto importante. Dopo essersi esibito in concerto a Roma (Circo Massimo), Andrea Bocelli, più di 75 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, si prepara per due grandi eventi in Florida: il 18 dicembre alla FTX (ex AmericanAirlines) Arena di Miami, e il 19 dicembre all’Amway Center di Orlando.

Nato in Toscana, Bocelli possiede una casa di ispirazione coloniale a Keystone Point, North Miami, con sette camere da letto e una grande piscina con vista sulla baia di Biscayne. “Quando siamo andati a visitare la casa per la prima volta nel 2013, ce ne siamo innamorati. L’abbiamo comprata 12 ore dopo”, ha raccontato la moglie. “Ho sempre concepito le mie residenze come luoghi accoglienti, intimi. Io e mia moglie volevamo un posto a Miami che rispondesse a certe priorità, come vivibilità e praticità. Elegante, spero e credo, ma non pretenzioso”.

Bocelli non è solo una superstar dell’opera, è anche proprietario di una casa-hotel piuttosto elegante. La casa di oltre 740 metri quadrati, chiamata Villa Alpemare, è la definizione di lusso: un hotel trasformato in casa al largo della costa della Versilia in Toscana, la stessa regione in cui è cresciuto. Nonostante la sua grandezza, Bocelli ha detto ad Architectural Digest che Villa Alpemare è una “casa elegante ma senza pretese”.

La casa rosa cipria di tre piani offre a Bocelli tutto ciò di cui ha bisogno: un soggiorno e una sala da pranzo al primo piano, uffici, uno studio musicale e camere per gli ospiti al secondo piano e camere da letto e spazi privati ​​al livello superiore. “Sono molto legato a questa casa”, ha detto. “Sento che mi assomiglia.” È uno spazio cesellato per lui e la sua famiglia, la moglie Veronica Berti Bocelli e tre figli, Amos, Matteo e Virginia.