New York centro per le arti

In arrivo a New York un nuovo centro per le arti: l’hub di gallerie sorgerà nelle ex vetrine di Barneys

New York In arrivo un nuovo centro per le arti: l’hub di gallerie sorgerà nelle ex vetrine di Barneys

 A New York è in arrivo un nuovo centro per le arti, infatti, sta per sorgere un nuovo importante hub di gallerie: con il lancio di Art House nell’ex flagship store di Barneys New York al numero 660 di Madison Avenue, questo novembre, l’assetto artistico-commerciale della città prende una piega che gli esperti di real estate considerano già di grande slancio per il mercato.

Il team è composto da Michael Plummer e Jeff Rabin di Artvest Advisory, ex comproprietari e co-fondatori delle fiere d’arte Tefaf di New York, e Geoff Fox, il preside di Touchstone Event Management. L’edificio di cinque piani è stato ristrutturato dall’architetto Kulapat Yantrasast e WHY Architecture e conterrà sale di osservazione private per gallerie internazionali, un club dei membri nell’ex ristorante Fred’s e spazi per eventi che saranno disponibili tutto l’anno “per ospitare fiere stagionali e programmazione culturale”, secondo una nota.

Art House consentirà inoltre ai propri espositori di accedere a una piattaforma di vendita online. L’evento di lancio è stato soprannominato Art House New York Fall – apertura il 4 novembre – e ci sarà un’altra edizione primaverile a maggio 2022 (una sorta di eco al programma pre-pandemia delle fiere Tefaf New York Autunno e Primavera e le principali stagioni delle aste ). Art House non ha ancora rilasciato i nomi ufficiali delle 60 gallerie partecipanti: ulteriori dettagli in arrivo in autunno. Quel che è certo è che, come i broker di Columbus International sanno bene, per esperienza sul campo, a New York il mercato non smette mai di stupire e rinnovarsi.

Rendering tratto da Art House e Ristrutturazione a cura di WHY Architecture

L'arte americana a Firenze

L’arte americana rinasce a Palazzo Strozzi. Da Warhol a Rothko: Firenze è il centro dell’American Dream

L’arte americana a Firenze rinasce a Palazzo Strozzi. Da Warhol a Rothko: Firenze è il centro dell’American Dream

Ci siamo. L’arte americana a Firenze dal 28 maggio al 29 agosto Palazzo Strozzi presenta American Art 1961-2001, una grande mostra che celebra l’arte moderna degli Stati Uniti d’America attraverso oltre 80 opere di artisti come Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney, Kara Walker, esposte a Firenze, alcune di esse per la prima volta in Italia, grazie alla collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis.

L’esposizione propone un percorso attraverso opere di personalità e movimenti che hanno segnato l’arte americana tra due momenti storici decisivi, l’inizio della Guerra del Vietnam e l’attacco dell’11 settembre 2001: dalla Pop Art al Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila. La mostra radiografa la produzione artistica americana tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, proponendo una inedita rilettura di quarant’anni di storia e affrontando tematiche come lo sviluppo della società dei consumi, la contaminazione tra le arti, il femminismo, le lotte per i diritti civili.

Nel 1961 John F. Kennedy diviene presidente e l’11 dicembre inizia ufficialmente la Guerra del Vietnam, quando i primi elicotteri americani arrivano a Saigon; nel 2001 è presidente George W. Bush mentre l’11 settembre quasi tremila persone muoiono nel più drammatico attacco su suolo americano dopo Pearl Harbor. Questi due anni diventano date spartiacque che definiscono l’affermazione degli Stati Uniti come superpotenza politica ma segnano anche un’epoca di sperimentazione senza precedenti per l’arte di cui l’America diviene punto di riferimento a livello globale.

In un percorso che propone le opere di oltre 50 artisti, un’attenzione speciale è data ad alcune figure chiave di questi quarant’anni. Centrale è Andy Warhol, di cui sono presentate 12 opere tra cui la celebre Sixteen Jackies (1964), dedicata a Jackie Kennedy all’indomani della morte di JFK. Una sezione speciale della mostra è dedicata al padre della danza contemporanea, Merce Cunningham, la cui ricerca è presentata attraverso grandi installazioni nate dalla collaborazione con Robert Rauschenberg e Jasper Johns. La grande stagione degli anni Sessanta è testimoniata da opere di maestri come Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman, John Baldessari: figure che diventano punti di riferimento per le successive generazioni di artisti che ridefiniscono le nuove possibilità dell’arte. Tra queste emergono la riflessione sulla figura della donna di Cindy Sherman, le appropriazioni dal mondo della pubblicità di Richard Prince e Barbara Kruger, la denuncia dello stigma dell’AIDS di Felix Gonzalez-Torres o le inquietanti narrazioni postumane di Matthew Barney, di cui è presentata in maniera inedita per l’Italia l’installazione di Cremaster 2 (1999).

Un focus particolare della mostra è infine quello dedicato alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila, tra cui spiccano figure di riferimento per la comunità afroamericana quali Kerry James Marshall e Glenn Ligon o artisti che investigano in modo totalmente originale l’identità americana come Paul McCarthy, Mike Kelley, Jimmie Durham e Kara Walker.

“Gli Stati Uniti d’America rappresentano un complesso meltin’ pot di culture, tradizioni e identità diverse: uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi più che mai racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere” dichiara Vincenzo de Bellis, curatore e direttore associati dei programmi visivi. “L’arte ci permette di poter raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa. Ed è questo che si prefigge di fare la mostra American Art 1961-2001, concepita come un racconto attraverso le molteplici espressioni artistiche degli USA. Questa narrazione si avvale delle straordinarie opere provenienti dal Walker Art Center di Minneapolis, che accoglie una delle più singolari e importanti collezioni museali degli Stati Uniti e del mondo. La ricchezza e la diversità delle sue opere provano che una sola storia dell’America e della sua arte non esiste; ci sono, piuttosto, innumerevoli storie e figure che schiudono ulteriori nuovi racconti e possibilità. Dopo un anno difficile come il 2020 la mostra vuole dare un segnale di ripartenza per la vita sociale e culturale di Firenze e della Toscana, in primo luogo per il nostro pubblico locale ma anche come offerta per i visitatori nazionali e internazionali – dichiara Arturo Galansino – American Art 1961-2001 si pone come un grande evento culturale che celebra l’arte americana affrontando anche importanti temi come le lotte per i diritti civili e il ruolo della donna nell’arte: un progetto originale e suggestivo per una rinnovata riflessione sull’idea di American Dream grazie alle opere di artisti che ridefiniscono il ruolo e le possibilità dell’arte, anche come strumento per affrontare e mettere in luce questioni e contraddizioni che toccano la politica, la società e l’identità individuale, americane e non solo”.

Fonte: Palazzo Strozzi