La rivincita di Brooklyn: Richard Tayar racconta ad Economy come si espande la nuova New York

“Il Covid ha causato una spinta centrifuga della popolazione che ha scelto di abbandonare Manhattan. Per quanto possa essere bello vivere al quarantesimo piano di un grattacielo, passare il lockdown in 30 mq ha fatto fuggire le persone verso la Florida, il Connecticut o verso altre zone di New York, come Brooklyn”. Richard Tayar, amministratore unico e fondatore di Columbus International, ha una visione completa di quello che sta succedendo nella Grande Mela. E ha deciso di condividere il suo punto di vista con Economymagazine.it

Tayar, che cosa sta succedendo a New York?
Succede che già negli ultimi anni Brooklyn si era imposto come un mercato in forte crescita rispetto a una Manhattan un po’ più “ingessata”. Il primo slancio è arrivato dal riposizionamento di Williamsburg, delle zone limitrofe e perfino dell’entroterra del quartiere. Con il Covid, poi, è cresciuto ulteriormente l’interesse per Brooklyn, sia perché offre dei prezzi ridotti rispetto a Manhattan, sia perché ha maggiori spazi verdi che invece dall’altra parte dell’East River si concentrano solo a Central Park.

L’ampliamento dell’interesse riguarda anche altri quartieri o solo Brooklyn?
Per quanto riguarda il Queens c’è un certo fermento nella zona di Astoria: si tratta di un’area prevalentemente greca e italiana. Il Bronx stava iniziando a svilupparsi sull’onda della crescente gentrification. Si è passati infatti da Harlem al South Bronx. E tutto questo mentre si sviluppa una buona rete di commute.

Il calo di Manhattan è strutturale e destinato a durare nel tempo?
Ogni 8-10 anni il mercato si corregge, è una dinamica fisiologica. Però il Covid ha causato una spinta della popolazione fuori dalla città partendo dalla considerazione che vivere in 30 mq durante il lockdown, anche se con una bella vista, è stata un’esperienza particolarmente gravosa. Abbiamo assistito a un esodo verso la Florida, per motivi fiscali e perché le norme anti-Coronavirus sono state più “morbide”. E poi veso il Connecticut. Questo ha portato a un progressivo calo dei prezzi che già erano in discesa. Gli spazi a Manhattan, d’altronde, sono quelli che sono: o ci si può permettere abitazioni di un certo tipo, oppure gli appartamenti medi non sono certo spaziosi come le case italiane.

Questa flessione ha avuto effetti anche nel segmento lusso?
Sicuramente sì. La famosa townhouse appartenuta a Jeffrey Epstein era stata messa in vendita a 89 milioni e aggiudicata per circa 50 milioni. E questo non ha nulla a che fare con la storia del finanziere. Si tratta di una delle case più belle di Manhattan, posizionata sulla 71esima strada, un vero gioiello. Anche le nuove costruzioni stanno patendo: chi ha firmato i preliminari 34 anni fa può chiedere uno sconto (e spesso ottenerlo). In generale c’è una forte flessione dei prezzi a Tribeca e a Soho intorno al 10%, Midtown -14%. Upper West Side -21%. Questo non perché mancano i soldi, soprattutto nelle fasce di prezzo più elevate, ma perché è proprio cambiato il mercato.

Quanto vale oggi Manhattan e quanto Brooklyn?
La differenza si sta progressivamente assottigliando: a Manhattan (dati di aprile) il prezzo medio era di 1.254 dollari al piede quadrato, a Brooklyn siamo a 921. Abbiamo assistito a delle storture come la vendita per 238 milioni di un triplex all’interno di una torre. Ma era anche un immobile unico nel suo genere, difficilmente replicabile. E altrettanto difficilmente vedremo a breve prezzi del genere. A Brooklyn non arriveremo mai a quei livelli, anche se qualche celbrity si vede, come Sarah Jessica Parker e il marito Matthew Broderick.

Come stanno affrontando i costruttori questo calo di prezzi?
Per smaltire rapidamente gli appartamenti già realizzati offrono incentivi estremamente interessanti, come nel caso della copertura integrale delle spese condominiali per cinque anni.

Che supporto offre Columbus International?
Abbiamo iniziato nel 2006 come investitore real estate, poi ci siamo spostati verso l’intermediazione. Il nostro punto di forza è fare da ponte tra Italia e Usa. Inizialmente rivolgendoci a investitori italiani che volevano venire a New York e poi anche a Miami. Oggi invece abbiamo aperto anche alla possibilità di americani che vogliono venire in Toscana.

Gli italiani amano la Grande Mela?
Moltissimo. E il momento è propizio per fare ottimi affari: un appartamento tra la Quintae la 36esima viene venduto al 20% in meno del prezzo di acquisto originale. C’è però l’ostacolo della difficoltà di venire negli Stati Uniti. Per questo avere degli intermediari di fiducia come noi permette di arrivare a chiudere autentici affari d’oro. Siamo in un momento che probabilmente non si ripeterà chissà per quanto. Meglio approfittarne…

Columbus è in un momento particolare perché aggiunge una nuova “gamba” al suo business…
Sì, e questo perché diversamente da russi e cinesi, la clientela americana è rimasta una presenza costante in Italia e in Toscana in particolare. In questo momento stiamo lavorando sia a Firenze, sia nell’entroterra, dove sono richieste case coloniche di ampia metratura.

Intervista di Marco Scotti per Economy

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