Nuove costruzioni: iniziano i lavori per la pista automobilistica di lusso Drivers Club Miami

Drivers Club Miami: iniziano i lavori per la pista automobilistica di lusso

Drivers Club Miami i lavori per una pista automobilistica di lusso e uno sviluppo commerciale pianificato vicino a Miami Gardens dovrebbero partire il prossimo novembre, dopo un ritardo nelle prime fasi che ha spinto la data di completamento in avanti di quasi due anni.

Drivers Club Miami, un progetto da oltre 100 milioni di dollari sviluppato da 13 Pista LLC, includerebbe una pista di guida privata di due miglia, club, hotel, negozi, ristoranti e attrazioni culturali (completamento previsto entro l’inizio del 2029). Il progetto si basa su un sito di proprietà della contea al 20000 NW 47th Ave. che in precedenza ospitava il Landmark Learning Center. Al momento, 13 Pista è in fase di progettazione e sta ottenendo l’autorizzazione per i lavori, ha confermato a Miami Today l’avvocato Eric Singer di Bilzen Sumberg, l’azienda che rappresenta 13 Pista, affiliata dello sviluppatore sudamericano Carlos de Narváez.

Come riportato dal quotidiano l’anno scorso, lo sviluppo è slittato di diverso tempo poiché tre agenzie senza scopo di lucro situate nella parte meridionale del sito Landmark dipendono dalle utenze che corrono da nord a sud sulla proprietà. 13 Pista inizialmente prevedeva che la costruzione potesse iniziare nella parte nord, senza dover prima spostare le agenzie. Ma poiché l’acqua e l’elettricità sarebbero state tagliate alle agenzie, la società e la contea hanno modificato il contratto di locazione per includere un nuovo programma con il trasferimento delle organizzazioni no-profit e la costruzione di un centro governativo prima dello sviluppo della pista automobilistica, come parte della “fase zero”, ha spiegato Singer.

Foto e sito ufficiale: 13 Pista LLC

 

I grandi affari immobiliari mostrano fiducia in New York: il Covid sarà presto un brutto ricordo 

I grandi affari immobiliari mostrano fiducia in New York: il Covid sarà presto un brutto ricordo

Il New York Post non ha dubbi: il mercato immobiliare della Grande Mela “si riprenderà alla grande”. Un esempio? Il developer Edward Minskoff aprirà al 29 Jay St. un edificio per uffici a Dumbo che sarà il primo nuovo indirizzo di “uffici di prima classe” del quartiere di Brooklyn da oltre un secolo. Il mercato degli uffici non è morto, Columbus International lo aveva reso nota mesi fa tramite interviste rilasciate dal Fondatore e Amministratore Delegato Richard Tayar, e questa ne è una ulteriore dimostrazione. La domanda sorgerebbe spontanea: “Ma Minskoff non sa che siamo in una pandemia senza fine?”. In effetti, Manhattan sembra sapere qualcosa sul futuro post-COVID che il resto dell’America e il mondo non sanno. I magnati delle proprietà della Grande Mela, così come i normali cittadini, hanno guardato in faccia la variante Delta e hanno scelto di andare avanti. I newyorkesi guardano oltre i doomcast quotidiani e si fanno guidare dall’ottimismo e da una rinnovata visione del mercato. Sanno, in fondo, che il tasso di nuove infezioni della città è e resterà basso. Solo alcuni luoghi richiedono ancora maschere anche all’aperto, come nel giardino pensile del Metropolitan Museum of Art e sui ponti superiori all’aperto dei traghetti di New York. Il ritorno alla vita quasi normale si riflette in ristoranti affollati e vendita di biglietti per Broadway e Radio City Music Hall.

A New York stanno avanzando le nuove costruzioni e anche il temporaneo “esodo” residenziale del 2020 (insieme agli avvertimenti sull’aumento della criminalità e delle tasse e sulla qualità della vita in declino) ha trovato via via un suo punto di svolta. Nella giungla competitiva degli immobili, i developers restano “animali sorprendentemente cauti”, scrive il New York Post, soprattutto per quanto riguarda il lancio di nuovi uffici.

Foto via Adam Gong @radiantsnaps

Milano

Milano: assegnati a Gucci e Chanel gli spazi commerciali in Galleria Vittorio Emanuele II

Milano: assegnati a Gucci e Chanel gli spazi commerciali in Galleria Vittorio Emanuele II

Nuove assegnazioni per gli spazi in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Secondo quanto riportato da Monitor ImmobiliareGucci ha vinto la gara per gli spazi commerciali in precedenza occupati da Dutti, la base d’asta era pari a quasi 3,1 milioni, la proposta è stata di 4,5 milioni di euro di canone annuo.

Church resterà nei locali che già occupa, avendo fatto un’offerta migliorativa sul canone annuo: la base d’asta era oltre 211.000 euro, l’offerta di 610.000 euro. Chanel si occuperà di riqualificare l’ex albergo Cobianchi, dopo aver formalizzato l’esercizio del diritto di prelazione per l’assegnazione. La gara era stata pubblicata lo scorso aprile e, a esito del bando, lo spazio era stato assegnato provvisoriamente alla migliore offerta economica pervenuta: 1,3 milioni di euro all’anno da parte di Damiani. Tuttavia, Chanel, titolare della proposta iniziale, ha avuto modo di esercitare il diritto di prelazione.

La mostra su Jeff Koons, “Shine”, a Palazzo Strozzi. La Firenze immobiliare è anche culla della pop art

La mostra su Jeff Koons, “Shine”, a Palazzo Strozzi. La Firenze immobiliare è anche culla della pop art

Dal 2 ottobre 2021 Palazzo Strozzi ospita una nuova grande mostra dedicata a Jeff Koons, una delle figure più importanti e discusse dell’arte contemporanea a livello globale. A cura di Arturo Galansino e Joachim Pissarro, l’exhibit porta a Firenze una selezione delle più celebri opere di un artista che, dalla metà degli anni Settanta a oggi, ha rivoluzionato il sistema dell’arte internazionale.

Sviluppata in stretto dialogo con l’artista, la mostra Jeff Koons – Shine ospita prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali, proponendo come originale chiave di lettura dell’arte di Jeff Koons il concetto di “shine” (lucentezza) inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire.

Autore di opere entrate nell’immaginario collettivo grazie alla capacità di unire cultura alta e popolare, dai raffinati riferimenti alla storia dell’arte alle citazioni del mondo del consumismo, Jeff Koons trova nell’idea di “lucentezza” (shine) un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte. Le opere dell’artista americano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda. Come afferma lo stesso Koons: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”. E se arte e real estate possono sembrarvi due pianeti distanti, a volte, in particolare nella Toscana in salita nella domanda del mercato residenziale, sanno condividere la stessa “lucentezza”.

Foto via Palazzo Strozzi

Firenze: nascono 160 appartamenti dalle ceneri del teatro Comunale. Le foto sono virali

Firenze: nascono 160 appartamenti dalle ceneri del teatro Comunale. Le foto sono virali

Cento anni di musica pronti a diventare investimento immobiliare. Come dimostrano le foto di Enrico Ramerini/CGE pubblicate sull’account Instagram di Repubblica Firenze, la demolizione dell’ex teatro storico fiorentino, il Comunale, è ormai un dato di fatto e tutti, ora, la possono vedere e fotografare. Come riportato dal quotidiano di Firenze, foto e video impazzano sui social, i resti (o le ceneri) del Comunale sono diventati virali. Anche il tetto ormai è stato tirato giù. “Se ne vanno così i ricordi del primo Festival del Maggio musicale nel 1933, la sala con il cielo di stelle inaugurata nel 1862 che ha visto da Richard Strauss a Maria Callas a Igor Stravinskij e vibrato sotto le bacchette di von Karajan,Muti, Giulini, Abbado, Mehta, Ozawa, per dirne solo alcuni, il foyer con i famosi lampadari splendenti” si legge.

E di 15mila metri quadrati ne restano in piedi soltanto 3.500 da restaurare perché vincolati dalla soprintendenza, a partire dalla facciata. È l’unico edificio del centro demolito, dalla testa ai piedi, per essere completamente ricostruito. In seguito alla messa in vendita nel 2000, riporta Repubblica, una serie di fallimenti poi interrotti dall’entrata in campo, per 25 milioni, di Cassa Depositi e Prestiti, fino al passaggio alle società di investimenti Blue Nobke e Hines: “Il piano di recupero da 75 milioni con la nascita di tre nuovi edifici prevede che il vecchio teatro si trasformi in un vero e proprio isolato con 160 appartamenti da mettere in vendita, negozi, palestra, parcheggio interrato. Ci vorrà più o meno un anno e mezzo” scrive Ilaria Ciuti. Oltre a confermare la destinazione a prevalenza residenziale dell’intero complesso, il piano di recupero prevede uno spazio aperto interno all’isolato e la realizzazione delle opere di riqualificazione del contesto, come il rifacimento del parterre centrale di via Solferino. Il progetto prevede infine la demolizione della sala teatrale, incluso il ridotto e le varie aggiunte realizzate nel corso degli anni, le stesse che avevano intasato l’intero isolato.

Gli effetti della pandemia su Firenze

In Toscana torna la notte europea dei ricercatori: la scienza incontra il real estate

In Toscana torna la notte europea dei ricercatori: la scienza incontra il real estate

Nella Regione Toscana, mentre il mercato immobiliare è in netta ripresa (come scritto qui), l’acronimo BRIGHT – “Brilliant Researchers Impact on Growth Health and Trust in research” (I ricercatori di talento hanno un impatto sulla crescita, la salute e la fiducia nella ricerca) – centra perfettamente il senso di rinascita e ripresa in Italia, volto a simboleggiare l’aspetto positivo dell’attività di ricerca, al fine di divulgare un messaggio di fiducia al grande pubblico. Fiducia nel real estate e nella scienza: due poli comuni.

Torna quindi, in un clima in cui la Toscana si piazza tra le prime regioni ripresa nel settore residenziale, la Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori, la manifestazione, nata dalla Commissione UE nel 2005 con l’obiettivo di diffondere la cultura scientifica. L’appuntamento è per venerdì 24 e sabato 25 settembre.

Il progetto BRIGHT, si legge nel comunicato, è volto a migliorare la visibilità e la percezione del lavoro dei ricercatori tra la cittadinanza della Regione Toscana, in contemporanea con tutte le iniziative europee della Notte dei Ricercatori. BRIGHT porterà i ricercatori nelle strade del centro storico delle molte città coinvolte, e aprirà le porte dei laboratori ai cittadini. “I ricercatori migliorano la tua vita!” è il principio guida che nasce dalla passione, dall’entusiasmo e dall’impegno tenace e quotidiano dei ricercatori e come ciò contribuisce al benessere di tutta la popolazione. Non troppo lontano dai principi che guidano lo stato d’animo e l’etica degli agenti immobiliari di Columbus International.

Miami casa che galleggia

Il nuovo trend di Miami è una casa che galleggia sull’acqua. Venite a visitarla con noi

Miami una casa che galleggia sull’acqua Il nuovo trend Venite a visitarla con noi

Miami una casa che galleggia sull’acqua è il nuovo trend. Sarà pure una città con un debole per gli hotel a cinque stelle, con oggetti d’arte e design strabilianti e complessi di piscine tentacolari, eppure, il posto più eccitante dove dormire, oggi, è una barca. E no, non è uno yacht a nove cifre.

A gennaio il posto più cool per riposare a Magic City potrebbe essere una vera e propria villa galleggiante, sospesa sopra le acque turchesi dell’Oceano Atlantico, dove il servizio in camera viene fornito da un cameriere su un motoscafo e l’unica piscina è quella sul vostro (privato) terrazza sul tetto.

Gli Arkup, come vengono chiamati, sono l’ultima svolta nelle abitazioni sul lungomare: le case a prova di uragano possono essere ormeggiate in un porto turistico o possono essere guidate a 8,5 nodi fino a 2.500 miglia nautiche nell’oceano. Il primo prototipo di Arkup, l’Arkup75 da 5 milioni di dollari, quattro camere da letto e 4.350 piedi quadrati, è stato completato nel 2019 e ve ne sono pochi altri. Uno, tuttavia, è stato commissionato da una società con sede a Miami con la speranza di trasformare Arkup in una nuova generazione di affitti per le vacanze, riporta Bloomberg.

“Vediamo Arkup non come un prodotto immobiliare ma come un prodotto di ospitalità molto più conveniente che andare alle Maldive e prendere una villa sull’acqua”, afferma Andreas King-Geovanis, amministratore delegato e fondatore di Sextant Stays, che ha convinto Arkup a creare una versione più piccola di Arkup75, che consentirà ad aziende come la sua di acquistarne potenzialmente un numero a un prezzo inferiore. Il nuovo modello, l’Arkup40, è di 2.380 piedi quadrati. Può essere configurato come studio o come due camere da letto per 500.000-900.000 dollari, a seconda delle personalizzazioni.

Sextant prevede di avere fino a dieci Arkup40 nel suo portafoglio, che attualmente include affitti per le vacanze in stile condominio a Miami e New Orleans. Più di un concorrente per il sito di affitti vacanze Sonder che per la piattaforma di condivisione di case Airbnb, Sextant è una storia di successo pandemico. Aveva solo 60 appartamenti ammobiliati disponibili per l’affitto a marzo 2020, ma ha rilevato i contratti di locazione terminati da alcuni dei suoi rivali, crescendo di otto volte durante la crisi del coronavirus. Ora gestisce circa 500 unità nei suoi due mercati, tutte con accesso a servizi tecnologici come chioschi di farmacia nelle hall e distributori di vino e liquori abilitati per chiavi magnetiche, con l’obiettivo di raccogliere 30 milioni di dollari entro la fine dell’anno.

Foto: Arkup

posto più costoso d'America

Ora che New York è ufficialmente il posto più costoso d’America, il real estate si scatena 

New York è il posto più costoso d’America, il real estate si scatena

New York è il posto più costoso d’America. L’inizio della pandemia aveva portato ad una serie di previsioni disastrose sul futuro di New York e del suo mercato immobiliare. Si prevedeva che il costo della vita in città sarebbe crollato drasticamente. Ma, già. a partire dall’inizio del 2021, è subito stato chiaro che New York è di un’altra pasta. Nessuno avrebbe però ipotizzato che, nel giro di breve tempo, riuscisse a detronizzare il polo tecnologico di San Francisco come “posto più costoso in cui vivere”.

Il prezzo medio di un appartamento con una camera da letto a New York è di 2.810 dollari, appena leggermente sopra la media di 2.800 di San Francisco. I dati sono pubblicati in un rapporto nazionale sugli affitti del sito web immobiliare Zumper. La scorsa estate gli affitti sono andati al di sopra dei livelli pre-Covid per un certo numero di quartieri molto richiesti a New York City. Secondo un rapporto di mercato di StreetEasy pubblicato all’inizio di questa estate, l’affitto di Manhattan, che ha visto il calo più drammatico durante la pandemia, ha toccato un aumento di 60 dollari, arrivando a 2.860 dollari, mentre gli affitti di Brooklyn e Queens hanno incrementato rispettivamente di 49 e 50 dollari i loro standard, raggiungendo 2.449 e 2.100 dollari, rispettivamente.

San Francisco, d’altra parte, ha subìto un forte calo della popolazione (1,7% per l’esattezza) durante la pandemia, da cui non si è completamente ripresa, impedendo agli affitti di tornare o salire sopra i livelli pre-Covid. Migliaia di inquilini, nel frattempo, stanno ancora lottando per pagare l’affitto e gli sgravi per l’affitto non sono stati distribuiti a un numero significativo di richiedenti, un ritardo che il governatore Katchy Hochul si è recentemente impegnato a correggere.

Secondo Nancy Wu, un’economista di StreetEasy che ha parlato con Gothamist, l’aumento dei prezzi degli affitti non è il riflesso di un’economia in ripresa, ma soprattutto di un trend di proprietari che cercano di “recuperare il tempo e il denaro persi durante la pausa della pandemia, aumentando i prezzi e non facendo più sconti”.

Richard Tayar

Brera Design Week: al Fuorisalone la “Milano da abitare” che sfida il futuro dell’immobiliare

Brera Design Week: al Fuorisalone la “Milano da abitare” che sfida il futuro dell’immobiliare

Una Design Week personale e di svolta quella che si terrà a Brera dal 4 al 10 settembre, sotto il segno del tema “Forme dell’Abitare” proposto da Fuorisalone, un’occasione di confronto sulle rinnovate esigenze abitative, al tempo di una pandemia che sta ancora cambiando i concetti di spazio e di mercato immobiliare.

È in questo contesto che prende il via un’edizione-simbolo della ripartenza e del rilancio degli eventi diffusi in città, con protagonisti design e creatività. Le vie e piazze del distretto di Brera (Milano), ricche di storia e grande bellezza, tornano dopo il break estivo ad animarsi di appuntamenti, mostre e installazioni. Online e offline non rappresentano più dimensioni opposte, ma trovano una convergenza grazie all’esperienza maturata durante le precedenti edizioni in formato digitale. Quella di settembre, si legge nel comunicato ufficiale, sarà un’edizione proiettata verso le sfide del futuro, nella direzione dell’inclusione e della condivisione, e che punta a confermare la città di Milano come riferimento internazionale per il comparto arredo e design.

“L’edizione di settembre del Fuorisalone rappresenta un traguardo ancora più sfidante per tutti gli operatori, le imprese, le Associazioni e le Istituzioni che insieme, dopo questa lunga pausa dovuta all’emergenza COVID, sono impegnate a riaffermare il ruolo di Milano quale primario luogo di riferimento internazionale per il design e la cultura del progetto”. Così l’Assessora alle Politiche del lavoro, Attività produttive, Moda e Design Cristina Tajani, che prosegue: “Confidiamo che l’impegno profuso dalle imprese che con coraggio partecipano a questa inusuale edizione, sia apprezzato dal pubblico e dagli addetti ai lavori. In quest’ottica abbiamo scelto, come Amministrazione, di concedere gratuitamente gli spazi pubblici per gli eventi a valenza culturale, al fine di incentivare il più possibile la partecipazione a questa edizione che può rappresentare il primo passo per far ritrovare alla città la sua attrattiva internazionale”.

Il caso Madison Avenue

Il caso Madison Avenue: gli acquirenti a New York evitano la ‘sciccosa’ parte alta di Manhattan

Il caso Madison Avenue: gli acquirenti a New York evitano la ‘sciccosa’ parte alta di Manhattan

A New York la moda non muore mai. Un po’ come il real estate. Con dovute eccezioni. Con l’autunno alle porte, c’è chi abbandona Amazon ed altre compagnie di e-commerce per tornare ad acquistare presso i negozi fisici di Manhattan, alla ricerca di nuovi capi da mettere nel guardaroba in vista di incontri di lavoro e vita da ufficio. Madison Avenue è un hub di vendita al dettaglio che viene lasciato fuori dal rimbalzo. Secondo le stime di Orbital Insight, il ‘traffico pedonale’ sul tratto di Madison dalla 57a alla 72a strada era solo del 71 per cento nella settimana dell’8 agosto di due anni fa. È quindi con un certo ritardo rispetto alla Upper Fifth Avenue, a solo un isolato di distanza, e Soho, che vede più acquirenti rispetto a prima della pandemia. Storicamente, tutti e tre i distretti hanno attirato i consumatori con un gusto per il lusso, le loro boutique di stilisti e i flagship store attraggono sia i newyorkesi che i turisti internazionali. Mentre quasi ogni ‘strip’ di vendita al dettaglio ha sofferto dell’ascesa dell’e-commerce nel corso degli anni, Madison è stata particolarmente decimata. Le restrizioni per il Covid-19 hanno solo accelerato lo scivolone, costringendo sempre più negozi a chiudere definitivamente.

Il viale in cui Barneys New York è stato un caposaldo dello chic per decenni, ora ha il più alto tasso di spazi commerciali disponibili di Manhattan, dando agli acquirenti meno motivazione per passeggiare. Uno dei motivi per cui l’area ha lottato è che ha poco appeal per i giovani, che “vogliono essere dove tutto è alla moda”, secondo Ruth Colp-Haber, che gestisce Wharton Property Advisors Inc. “È più probabile che tu incontri il tuo amico giù a Soho per andare al brunch nel fine settimana piuttosto che in un museo su Madison Avenue”, ha detto. “Non vogliono andare nei quartieri alti, è lì che vivono i loro genitori e i loro nonni”.

Mentre le strade della città potrebbero essere più tranquille del solito in questi giorni, alcune aree si stanno riprendendo più forti di Madison. Sulla altrettanto elegante Upper Fifth Avenue, dalla 49a alla 60a strada, il traffico degli acquirenti è tornato al 92 per cento (livelli del 2019), secondo Orbital, che tiene traccia dell’attività pedonale attraverso i dati dei telefoni cellulari e i satelliti.

Su Madison, nel frattempo, il tasso di  disponibilità per gli spazi commerciali si è attestato al 39 per cento nel secondo trimestre, il più alto di Manhattan, secondo Cushman & Wakefield. Lungo tutto il viale, le vetrine sono uno show-room di pubblicità di chiusure o traslochi. In un tratto, tra la 66a e la 67a strada, quasi tutti gli altri indirizzi sono vuoti. “Ci è piaciuto far parte della tua comunità e portare un sorriso a Madison Avenue”, recita un cartello di Anya Hindmarch, un rivenditore di borse di lusso. “È ora di andare avanti”. Altri marchi di lusso sono arrivati ​​per riempire alcuni dei posti vacanti. Fendi, per esempio, si trasferì nella vecchia ammiraglia Coach all’angolo della 57th Street. Hermes, Giorgio Armani e Brunello Cucinelli sono tra coloro che stanno costruendo nuovi negozi o ampliando quelli attuali a Madison. Gli affitti sul viale non sono diminuiti tanto quanto a Soho, il che potrebbe spiegare la difficoltà di aggrapparsi agli inquilini e riempire le vetrine vuote.