immobiliare

Stati Uniti: la pandemia ha innescato un boom immobiliare, ma è diverso dall’ultimo

Stati Uniti: la pandemia ha innescato un boom immobiliare, ma è diverso dall’ultimo

Il mercato immobiliare residenziale è al suo più grande strappo dal 2006, poco prima che la bolla immobiliare scoppiasse e provocasse una recessione globale. Tuttavia, precisa il Wall Street Journal, il mercato di oggi è l’inverso del boom precedente. Anthony Lamacchia, un broker e proprietario di una società immobiliare vicino a Boston, è entrato nel settore nel 2004. Gli acquirenti di case stavano scambiando con case più grandi e più costose dopo appena un anno, ha detto. Molti acquirenti hanno pagato piccoli acconti o nessuno. Quando i prezzi delle case hanno smesso di aumentare, il mercato è crollato. Nel 2009, il signor Lamacchia stava lavorando con i clienti che cercavano disperatamente di scaricare le case che aveva appena aiutato ad acquistare. Ora, ha detto, la domanda di alloggi nei sobborghi di Boston è più forte di quanto abbia mai visto.
Diverse realtà americano hanno raggiunto per la prima volta miliardi di dollari di vendite lo scorso anno. Gli acquirenti hanno valutazioni di credito più elevate in questi giorni. Sono più deboli e stanno mettendo più soldi in anticipo. Non si era mai visto prima. Nel 2020, le vendite di case statunitensi di proprietà precedente sono aumentate al livello più alto degli ultimi 14 anni e molti economisti prevedono che le vendite aumenteranno ancora quest’anno.

La primavera milanese all’insegna del design e dell’arredamento con Milano Design City

La primavera milanese all’insegna del design e dell’arredamento con Milano Design City

Immobiliare e design non sono mai andati così d’accordo. Da lunedì 12 aprile è tornato il Fuorisalone, per il secondo anno consecutivo in formato digitale in occasione di Milano Design City, segnando di fatto un nuovo punto a favore per il settore del real estate. L’evento, come si legge dal sito ufficiale, anticipa l’appuntamento in programma dal 4 al 10 settembre, per confermare Milano quale capitale del design internazionale.

Il tema dell’edizione 2021, supportato dai partner Hyundai e Rado, è “Forme dell’Abitare”, un momento di confronto sulle esigenze abitative e sugli spazi domestici, sempre più centrali nelle nostre vite “da remoto”, dall’inizio della pandemia.

Fino al 18 aprile si parlerà anche di ambiente e di trasformazioni urbane in una serie di tavole rotonde e talks per capire quanto il design contemporaneo sia sempre più al servizio dell’immobiliare, dell’ambiente e della salute. Noi siamo già collegati!

Tutti gli appuntamenti QUI

commissioni degli immobili cooperativi

New York, d’ora in poi le commissioni degli immobili cooperativi dovranno spiegare i loro “no”

New York, d’ora in poi le commissioni degli immobili cooperativi dovranno spiegare i loro “no”

I legislatori statali stanno proponendo nuove regole che richiederebbero ai consigli delle cooperative di New York City di dichiarare il motivo per cui hanno rifiutato un potenziale acquirente di appartamenti, cercando di porre fine a una pratica di lunga data che secondo i critici facilita la discriminazione abitativa. Ne parla il Wall Street Journal secondo cui il disegno di legge del Senato dello Stato, sponsorizzato dal presidente del comitato per gli alloggi Brian Kavanagh (D., Manhattan), afferma che le cooperative residenziali e le commissioni condominiali dovrebbero fornire spiegazioni scritte quando decidono di rifiutare i candidati che desiderano acquistare nel loro edificio. Secondo la legge attuale, i consigli di amministrazione non sono tenuti a fornire alcuna motivazione e raramente lo fanno.

I Democratici hanno introdotto una versione di questo disegno di legge molte volte in passato, ma è fallita miseramente perché alcuni legislatori si sono dimostrati favorevoli alle obiezioni dei comitati cooperativi, che temono di aprirsi a ulteriori controversie. Gli sponsor credono che ci siano maggiori possibilità di passare nell’ormai solidamente progressista legislatura dello Stato di New York, e sperano di portarla a una votazione quest’anno.

I residenti di una cooperativa non possiedono i loro appartamenti, ma piuttosto acquistano azioni in un edificio in comproprietà, una pratica immobiliare che esiste dalla fine del XIX secolo. Condividendo edifici con altri inquilini, nel tempo, i residenti hanno ritenuto di poter avere un maggiore controllo sui lavori di ristrutturazione e su chi potrebbero essere i loro vicini. Le cooperative erano spesso finanziariamente più stabili rispetto ad altri tipi di edifici durante le recessioni economiche, perché potevano negare le vendite a potenziali acquirenti che dovevano prendere in prestito (pesantemente) per acquistare.

Le commissioni degli immobili cooperativi possono rifiutare potenziali residenti per qualsiasi motivo non protetto dalle leggi antidiscriminatorie locali e federali. Ma i sostenitori di un alloggio equo affermano che la mancanza di responsabilità o trasparenza di un consiglio nel processo decisionale apra la porta alla discriminazione, basata sulla razza, l’orientamento sessuale o la religione di un potenziale acquirente. Vedremo che piega prenderà nel misterioso mondo delle co-op.

Columbus International

Columbus International apre la sua prima sede italiana a Firenze per attirare investitori statunitensi

Columbus International apre la sua prima sede italiana a Firenze per attirare investitori statunitensi

Columbus International – società immobiliare specializzata in consulenza, intermediazione e gestione – inaugura la sua prima sede italiana e sceglie Firenze. Fondata a NewYork nel 2006, Columbus International ha sempre promosso investimenti immobiliari da parte di italiani, principalmente a New York e a Miami. L’apertura di una sede in Italia è frutto invece di una domanda sempre più importante da parte di clienti statunitensi che cercano immobili in Italia e in particolare nelle campagne toscane e nel centro storico di Firenze. L’obiettivo della filiale italiana sarà, dunque, quello di accompagnare gli investitori US verso soluzioni di pregio, con l’obiettivo di valorizzare edifici storici, case coloniche e ville.

“Da anni operiamo su quattro piazze immobiliari, New York, Miami, Milano e Firenze, ma durante la pandemia abbiamo deciso di raccogliere una sfida che alcuni clienti ci ponevano: diventare un punto di riferimento per i loro investimenti immobiliari in Italia. Siamo partiti da Firenze e dalla Toscana perché è un territorio al quale gli statunitensi sono molto legati, dove sorgono sedi di molte loro università e dove la loro comunità è una presenza ormai storica. L’investitore americano è molto rispettoso della forma architettonica, delle soluzioni tradizionali e crede nella conservazione filologica degli immobili. Sa di stare acquistando storia e proprio questa eredità vuole tutelare. Da fiorentino sono quindi sempre felice di individuare la migliore soluzione che diventerà poi casa vacanza o buen retiro, dopo la pensione”, ha commentato Richard Tayar, fondatore e amministratore unico di Columbus International.

Columbus International è una società di agency, advisory e management in ambito real estate. Attiva da 15 anni sul mercato USA, si è specializzata nella gestione di investimenti transnazionali, aiutando principalmente la clientela italiana interessata al settore immobiliare USA, in particolare New York e Miami, e diventando di fatto un ponte tra Italia e Stati Uniti. Columbus International è una boutique immobiliare fortemente specializzata e integra servizi di consulenza legale e tributaria, indispensabili per chi è interessato a diversificare il proprio portafoglio immobiliare.

architettura

Reconstructions: il legame tra architettura e blackness in America in mostra al MoMA

Reconstructions: il legame tra architettura e blackness in America in mostra al MoMA

In che modo la razza e il senso dello spazio plasmano l’architettura delle città americane? Ce lo spiega la prima mostra del MoMA – Museum of Modern Art dedicata al legame tra l’architettura e gli spazi delle comunità della diaspora afroamericana e africana. Titolo: Reconstructions – Architecture and Blackness in America. Sono 11 le opere recentemente commissionate da architetti, designer e artisti che esplorano il modo in cui le storie possono trovare visibilità e giustizia, toccando anche il ramo in cui gli agenti immobiliari di Columbus International sono esperti: il real estate.

Secoli di privazione dei diritti civili e violenza razziale hanno portato ad un ambiente di costruzione e svilippo che non solo è compromesso ma, come sostiene lo scrittore e critico Ta-Nehisi Coates, “mette in discussione anche la verità su chi sei”. Il MoMA raccoglie così un’eredità di quartieri separati, infrastrutture compromesse, tossine ambientali e accesso ineguale alle istituzioni finanziarie ed educative. Ogni progetto in mostra propone un intervento in una delle 10 città: dai portici di Miami e il bayous di New Orleans alle autostrade di Oakland e Syracuse.

Reconstructions esamina le intersezioni tra razzismo e Blackness all’interno degli spazi urbani intesi come siti di resistenza e rifiuto, tentando di riparare ciò che significa essere americani. Reconstructions include opere di Emanuel Admassu, Germane Barnes, Sekou Cooke, J. Yolande Daniels, Felecia Davis, Mario Gooden, Walter Hood, Olalekan Jeyifous, V. Mitch McEwen e Amanda Williams, oltre a nuove fotografie e un film dell’artista David Hartt.

Foto: MoMA

Manifattura Tabacchi

Arte e moda si riprendono Firenze: l’ex Manifattura Tabacchi diventa una Factory

L’ex Manifattura Tabacchi diventa una Factory: Arte e moda si riprendono Firenze

Sincronizzate gli orologi: entro il settembre 2022 sarà realizzata la nuova Factory negli spazi della ex Manifattura Tabacchi di Firenze. Stando a quanto divulgato dall’agenzia Ansa, il cantiere per un nuovo polo creativo è stato presentato in un evento online. Il nuovo sviluppo fa parte di un progetto di riqualificazione da 250 milioni di euro complessivi, da destinare al recupero della storica area industriale composta da 16 edifici per un totale di 110mila mq.

La nuova Factory di Manifattura Tabacchi si compone di sei edifici, prosegue l’Ansa: 7.720 mq di superficie destinata al retail, 1.000 mq di spazi espositivi, 3.440 mq di loft industriali, 1.740 mq di brewery, 6.700 mq di formazione, 11.220 mq di co-working e uffici, 7.240 mq di aree pubbliche.

Foto via ManifatturaTabacchi.com

Investimenti immobiliari a Milano

Lusso e Milano, una storia d’amore. Ecco come cresce la domanda di residenze esclusive

Lusso e Milano, una storia d’amore. Ecco come cresce la domanda di residenze esclusive

Pensavo fosse amore… invece era un calesse. Che cosa ne penserebbe Massimo Troisi del legame che si sta instaurando da qualche anno tra Milano e il mondo delle case di lusso? Forse dovrebbe guardare i dati e aiutarci a capire. Già, perché il mercato immobiliare delle residenze esclusive – ma fa più chic chiamarle case di lusso e noi di Columbus International non ci sottriamo certo alla “sciccheria”… – sembra non conoscere crisi o ostacoli. Nemmeno davanti ad una crisi sanitaria senza precedenti.

I numeri arrivano dall’Osservatorio sulle Residenze Esclusive pubblicato da Tirelli & Partners Società Benefit e relativo ai dati del secondo semestre 2020. Stando al report, nonostante la forte instabilità, la domanda di quel preciso tipo di immobili continua ad essere sostenuta e di tendenza. Dal sito Immobiliare.it apprendiamo che l’indice di assorbimento medio, cioè la quota di case vendute rispetto a quelle in offerta, supera il 24 per cento. Mica male. La richiesta si fa molto selettiva e in tutte le zone della città meneghina a farla da padroni sono gli immobili di qualità, in particolare in zone come Brera e Magenta. Mentre sul fronte dei prezzi si registra una leggera diminuzione.

Infine, il leggero ribasso che notiamo dallo studio dell’Osservatorio fa rima con due componenti: la rapida uscita dal mercato dei pezzi migliori e la riduzione dei prezzi richiesti per le case rimaste invendute.

Miami il futuro del retail

Il futuro del retail a Miami: vantaggi fiscali e rinnovata energia trainano il settore immobiliare

Miami il futuro del retail: vantaggi fiscali e rinnovata energia trainano il settore immobiliare

Per Miami la crisi nel real estate non esiste. A un anno dalla pandemia, il mercato sta assistendo ad un aumento dell’attività nel settore delle vendite residenziali con un interesse crescente, da parte delle aziende, ad avere una presenza in Florida. Se e quanto a lungo quest’onda di ottimismo ed energia durerà non è possibile pronosticarlo, ma quattro leader del settore locale hanno condiviso con remiamibeach.com idee e consigli su cosa ci aspetta per l’immobiliare commerciale e il commercio al dettaglio a Miami Beach.

Secondo Neisen Kasdin, socio amministratore dell’ufficio di Miami di Akerman LLP, ed ex sindaco di Miami Beach, sostiene che “se si guarda, ad esempio, alle vendite di case e condomini superiori a 10 milioni di dollari, praticamente tutti risiedono a Miami Beach, Surfside, Bal Harbour, Sunny Isles, Golden Beach e così via. Dove si sta concentrando la maggior parte della ricchezza”. Le comunità costiere nella parte nord-orientale della contea sono molto forti nel real estate e contribuiscono a progetti di sviluppo orientati a persone con un patrimonio elevato. Prosegue Kaskin: “Penso che molto di questo porterà allo sviluppo di prodotti e servizi per ufficio in mercati che prima non erano sorti con lo stesso intento ma sono vicini a dove circola denaro e ricambio, inclusi Miami Beach, Coconut Grove, forse Bay Harbor Islands, il Design District… Le aziende più grandi, credo, inizieranno a popolare gli uffici in centro”.

Per David Berg, partner di Infinity real estate, “il mercato immobiliare commerciale è molto ben posizionato e sta prosperando a causa della domanda dei consumatori che si è davvero evoluta durante la pandemia”. Il Coronavirus è stata una medaglia a due faccia, sostiene: “Miami il futuro del retail, a fronte di una grande domanda residenziale per vivere nel sud della Florida, è diventato ancora più fiorente”.

Secondo Christina Cuervo, Executive Director di Mast Capital, “rinnovata energia e interesse a Miami Beach contribuiranno, nei prossimi mesi, a promuovere un ambiente che invita a investire, affinché le imprese stabiliscano e operino in un ambiente favorevole alle imprese”. Cuervo, che dice di avere “parecchio business in circolo, da Lincoln Road a South of Fifth”, aggiunge: “Questo livello di interesse e rinnovato entusiasmo a Miami Beach ispirerà anche altre aree del Paese”.

Conclude Lyle Stern, presidente di Koniver Stern Group e membro del board del Lincoln Road Business Improvement District: “Lo scenario è incoraggiante. Nuovi ristoratori aprono nuove locations e penso che questo ispirerà altri ristoratori a Miami, fino a rendere alcuni quartieri ancora più appetibili, come Lincoln Road, a sud della Quinta, il Design District, e Wynwood” Sono in corso ulteriori accordi non ancora resi pubblici: “L’attenzione che stiamo ricevendo da personalità che vogliono spingere il ramo commerciale in determinate aree del mercato, prima ignorate, è molto interessante. È stato un anno, il 2020, in cui i rivenditori hanno cercato di capire qual è il modello di crescita più funzionale. Dalla riduzione della metratura, alla chiusura di alcuni negozi, all’adeguamento dei termini di locazione e alla valutazione del modo migliore per distribuire il capitale di crescita, il percorso futuro si sta sviluppando tra Lincoln Road, Design District, Wynwood e Aventura Mall”. Visitare (Miami) per credere.

Manhattan immobiliare

Il lavoro da remoto è qui per restare. Manhattan accetta la sfida immobiliare e rilancia gli uffici

Manhattan accetta la sfida immobiliare e rilancia gli uffici. Il lavoro da remoto è qui per restare.

Il quartier generale di Spotify negli Stati Uniti occupa 16 piani del 4 World Trade Center, imponente edificio per uffici a Lower Manhattan, il primo a sorgere sul cratere causato dagli attacchi terroristici del 2001. I suoi uffici potrebbero non essere mai più pieni come prima: Spotify ha appena fatto sapere ai dipendenti che potranno lavorare ovunque, anche in un altro Stato. Qualche piano più in basso, MediaMath, una società di tecnologia pubblicitaria, sta progettando di abbandonare il suo spazio, una decisione alimentata dai suoi nuovi accordi di lavoro a distanza durante la pandemia. A Midtown Manhattan, Salesforce, a cornice di un edificio di 190 metri che si affaccia su Bryant Park, si aspetta che i lavoratori siano in ufficio solo uno o tre giorni alla settimana. Uno studio legale attiguo, Lowenstein Sandler, sta valutando l’opportunità di rinnovare il contratto di locazione per l’ufficio di Avenue of the Americas, dove 140 avvocati lavoravano cinque giorni alla settimana. “Sono riuscito a trovare poche persone, me compreso, che pensano che torneremo com’era”, ha detto Joseph J. Palermo, direttore operativo dell’azienda, al New York Times.

La domanda, a un anno dal coronavirus, è una sola: lo straordinario esodo di lavoratori dagli uffici è un “inconveniente a breve termine” oppure ora sta chiaramente diventando un cambiamento permanente e tettonico nel modo (e nel luogo) in cui le persone esercitano il proprio mestiere? Sia i datori di lavoro che i dipendenti hanno abbracciato i vantaggi del lavoro a distanza, inclusi i minori costi di ufficio e una maggiore flessibilità per i dipendenti, in particolare quelli con le famiglie, scrive il giornalista Matthew Haag. Ma nessuna città degli Stati Uniti, e forse del mondo, deve fare i conti con questa trasformazione più di New York, e in particolare Manhattan, un’isola del real estate la cui economia è sostenuta dal venditore di hot dog all’angolo ai teatri di Broadway, per oltre 1,6 milioni di pendolari ogni giorno.

I proprietari di immobili commerciali a Manhattan si erano affacciati al vecchio anno con ottimismo, cavalcando una domanda costante di spazi per uffici, prezzi record in alcuni quartieri e il più grande boom edilizio dagli anni Ottanta. Da dodici mesi a questa parte, i proprietari di immobili si sono trovati improvvisamente a rincorrere l’affitto non pagato, negoziare piani di rimborso con gli inquilini e offrire sconti profondi per riempire lo spazio vuoto. Circa il 90 per cento degli impiegati di Manhattan lavora da remoto, tasso rimasto invariato per mesi, secondo un sondaggio condotto da Partnership for New York City. “Tornare in ufficio con il 100 per cento delle persone, il 100 per cento delle volte, penso che non ci sia possibilità che ciò accada”, ha detto Daniel Pinto, co-presidente e direttore operativo di JPMorgan, in un’intervista a febbraio su CNBC. “Per tutti quelli che lavorano da casa tutto il tempo, dico loro che ci sono anche in quel caso zero possibilità di farlo”.

Noi di Columbus International sappiamo bene che gli immobili e gli edifici commerciali contribuiscono per quasi la metà alle entrate fiscali della città. Per la prima volta in vent’anni, New York prevede che le entrate fiscali sulla proprietà diminuiranno di circa 2,5 miliardi di dollari nel prossimo anno fiscale. Tuttavia – aguzzate bene le orecchie – New York è destinata a ricevere un significativo push federale dal pacchetto di stimoli da 1,9 trilioni di dollari: 5,95 miliardi di dollari in aiuti diretti e altri 4 miliardi di dollari per le scuole, ha detto una portavoce del municipio. La quantità di spazi per uffici a Manhattan sul mercato è aumentata negli ultimi mesi a 101 milioni di piedi quadrati, circa il 37 per cento in più rispetto a un anno fa e più di tutti gli uffici combinati nel centro di Los Angeles, Atlanta e Dallas.

Guidato da alcune delle più grandi aziende del mondo, il settore tecnologico ha ampliato la sua presenza a New York durante la pandemia. Facebook ha aggiunto 1 milione di piedi quadrati di uffici a Manhattan e Apple ha aggiunto due piani in un edificio a Midtown. E l’ondata di immobili commerciali disponibili è stata un enorme vantaggio per alcune nuove imprese che sono state in grado di trovare spazi con affitti inferiori rispetto a prima della pandemia. Innegabile sia un periodo storico di grande transizione ma, al tempo stesso, è anche arrivato il momento per tutto quello che avete sempre sognato, in termini di vantaggi fiscali e immobiliari: lavorare fisicamente nella città più amata del mondo, a costi ridotti.

mercato immobiliare Milano

A Milano prezzi in aumento e boom del mercato delle case, il Covid non arresta il real estate

Il mercato immobiliare Milano prezzi in aumento e boom delle case, il Covid non arresta il real estate

Il mercato immobiliare di Milano ha una vita tutta sua, lo dicono numeri, report e statistiche. E il Covid non ha certo invertito la tendenza, anzi. Per ciò che riguarda il mercato degli investimenti, scrive il Corriere della Sera (L’Economia), il capoluogo lombardo vale da sé quasi la metà di tutto il mercato italiano: in modo particolare, a dare ossigeno al real estate nel Nord sono le operazioni effettuate da soggetti istituzionali come i fondi, dal valore con un minimo di sette fino a un massimo di nove cifre (generalmente i fondi ruotano attorno ad immobili non residenziali). Le variazioni dei prezzi sono di norma migliori rispetto a quelli delle medie nazionali anche per le case: il capoluogo lombardo è l’unica grande città a vantare valori perfettamente in equilibrio e, in alcuni casi, più alti rispetto a quelli registrati nel 2007-2008, l’anno del grande crollo.

L’Ipab – tranquilli, non è una paraloccia, sta per “indice dei prezzi delle abitazioni” – rivela che, nell’anno del Coronavirus, il mercato della casa di Milano ha registrato una performance superiore rispetto a quella del resto dell’Italia: + 7,4%, contro una media nazionale ferma all’1,9%. Ciò nonostante, l’Agenzia delle Entrate ci riporta con i piedi per terra, dando una panoramica sull’andamento delle compravendite a Milano non molto rassicurante; di fatto, le compravendite sono diminuite del 17,5% a fronte del -5,5% registrato in Italia e, nel quarto trimestre 2020, le transazioni in città sono diminuite dell’8,9% (mentre a livello nazionale si registrava un +8,8%).