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La ripresa del mercato immobiliare fa rima con la vendita di tre dimore superlusso a Milano

È un nuovo inizio per il mercato immobiliare in Italia. Sono sempre più in crescita i prezzi degli immobili e il numero di compravendite. E le proprietà di pregio sembrano dare nuova linfa vitale al real estate grazie alla vendita esclusiva di tre dimore di superlusso a Milano, da tempo senza acquirenti.

Come riporta Milano Città Stato, tre sono i casi record da segnalare: un appartamento in Brera da 7,5 milioni di euro, un attico e superattico da 8 milioni di euro in Porta Venezia e Villa Mondadori, 2.000 mq da “sogno” in stile Liberty dal valore di 22 milioni di euro. L’appartamento di Brera era stato scelto dallo Studio durante le riprese del film House of Gucci di Ridley Scott come soggiorno per il regista, mentre l’attico (interamente vetrato) a Porta Venezia si estende su una superficie di 750 mq con 250 mq di terrazze e panoramica su tutta la città.

Infine, la villa in stile Liberty in via Venti Settembre, angolo via Tamburini, è stata progettata dall’architetto Steno Sioli Legnani per l’imprenditore tessile Pasquale Crespi nel 1897. Vanta 15 camere, 15 bagni, ampi saloni, spa con palestra completa, sala cinema, bar e terrazzi.

Il New York Times celebra la Peggy Guggenheim di SoHo: Laura Mattioli, fondatrice del CIMA

Pensate a lei come Peggy Guggenheim in reverse. Laura Mattioli Rossi: un’italiana, non un’americana, che vive a New York, non a Venezia, vicino a Canal Street, non sul Canal Grande. Ha creato e dirige una fondazione privata a New York, il Center for Italian Modern Art (CIMA), che ricorda la privata e unica collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Dal 2013, Mattioli espone l’arte italiana del periodo tra le due guerre e del dopoguerra nel loft di SoHo in Broome Street dove vive. Guggenheim ha esposto i surrealisti e gli espressionisti astratti dello stesso periodo nel Palazzo Venier dei Leoni, dove vive. Le due ereditiere, cresciute da tate a circa 50 anni di distanza, hanno anche condiviso un’infanzia solitaria. La vasta collezione di arte futurista italiana di suo padre iniziò nel 1949, una data di nascita appena precedente alla sua, 1950. “Quando è nata la collezione, sono nata io”, ha detto il mese scorso. “La collezione era la mia sorella maggiore e di successo – famosa e più bella, e più gradita a mio padre”.

Il New York Times dedica uno grande ritratto a Laura Mattioli e fa “parlare” sua storia: quando la sua famiglia fuggì dai bombardamenti di Milano verso il Lago Maggiore nel 1943, suo padre assistette al primo massacro nazista di ebrei, lasciati a galleggiare nel lago. Credendo che l’arte potesse aiutare a rendere l’uomo “meno bestia”, decise di collezionare arte per il suo valore civilizzante. Aprì la sua collezione al pubblico in Via Senato, con i suoi dipinti futuristi e metafisici, e una parete di Giorgio Morandis. Nel 1949, prestò molte opere alla mostra del Museo d’Arte Moderna, “Arte italiana del XX secolo”. “Mio padre voleva raccontare la storia dell’arte italiana della prima metà del secolo”, ha detto. “Per me, ha dato l’esempio di aprire la sua collezione al pubblico e di prestarla ai musei”.

A causa delle restrizioni all’esportazione di opere d’arte con più di 50 anni e di altre misure legali, la collezione futurista italiana non può lasciare l’Italia nel suo insieme o essere suddivisa per la vendita. Nel 1997, Laura Mattioli è riuscita a ottenere un prestito a lungo termine con la Collezione Peggy Guggenheim, liberandola dal lavoro di studiosa e curatrice indipendente. “In un colpo solo la collezione Mattioli ha reso la Collezione Peggy Guggenheim il museo numero uno del Futurismo italiano”, ha detto Philip Rylands, allora direttore del Guggenheim di Venezia e ora a capo della Società delle Quattro Arti di Palm Beach, Florida.

Per Mattioli, il CIMA è un correttivo. Il modernismo italiano era sempre stato visto attraverso una lente francese, e le sue mostre newyorkesi hanno eliminato questa prospettiva per meglio stabilire l’arte italiana d’avanguardia come un movimento indipendente piuttosto che derivato. La prima fu Fortunato Depero, l’artista futurista che era diventato una figura paterna per suo padre, seguita da una mostra su Medardo Rosso, lo scultore e fotografo. “Sono pieno di ammirazione per la sua campagna per elevare il profilo dell’arte italiana del XX secolo sottolineandone l’originalità, e per farlo con un’erudizione così rigorosa”, ha detto Rylands, aggiungendo: “Le mostre di Depero e Rosso hanno portato l’attenzione su artisti che generalmente non sono sufficientemente compresi”.

A SoHo, come a Milano, ci sono due appartamenti, il suo e quello alto, aperto, della galleria loft minimalista. Il venerdì e il sabato, giorni di visita per il pubblico, gli ospiti vengono accolti con un espresso, come in una casa; gli studiosi guidano i visitatori nei tour del venerdì.

La mostra attuale sul realismo sociale, Staging Injustice: Arte italiana 1880-1917, incarna la nozione paterna di arte con un messaggio sociale. Il volto de “La Portinaia”, una scultura di Rosso, contemporaneo di Rodin, esprime l’angoscia della povertà prolungata. Ne “Il Minatore”, Ambrogio Alciati dipinge una deposizione dalla croce in stile caravaggesco, il corpo di un minatore pianto da una vedova dopo un incidente in miniera. Reinventa il chiaroscuro con pennellate vivaci, vaporose e contemporanee. Un ritratto inquietante, strettamente focalizzato, “Venditore di Cerini” di Antonio Mancini, raffigura un ragazzo mendicante che vende fiammiferi, con tratti di pittura che John Singer Sargent avrebbe applicato alla seta, dando qui l’effetto di malinconica tristezza.

Nel suo loft al piano inferiore, Mattioli colleziona l’arte del suo tempo, come suo padre (e Peggy Guggenheim). La perfetta intonazione visiva e l’audacia sembrano essere l’eredità che ha assorbito in casa. Due sculture sorprendenti dello scultore newyorkese Barry X Ball si ergono a tre metri di altezza, una è una distorsione spettrale della Pietà Rondanini di Michelangelo, scolpita in onice traslucido. Due deboli e fragili disegni a matita e acquerello di Cy Twombly su carta strappata sono appesi sopra il camino a gas. Sei primi Morandi – di quello che Mattioli chiama il suo periodo “pudding” a causa degli oli spessi applicati – allineano una parete. I mobili sono moderni italiani. Due tavolini di Gio Ponti stanno accanto alla poltrona Lady, bassa e di metà secolo, in tappezzeria ispida, di Marco Zanuso per Cassina. Una scrivania in stile lombardo intarsiato e un comò dall’appartamento milanese della famiglia fiancheggiano l’ingresso.

Foto via CIMA

Un’estate sotto il segno di Cipriani: a giugno a Milano apre l’hotel di lusso che diventa club

“L’avventura di Casa Cipriani nasce a New York, nell’iconico Battery Maritime Building (Lower Manhattan), nel settembre 2021 – raccontano Giulia e Anna, nipoti di Giuseppe Cipriani, al Sole 24 Ore -. Abbiamo scelto di creare un nuovo concept, una sorta di club con camere di hotel aperte al pubblico. L’idea alla base di questa innovazione è il recupero di palazzi storici, così come avviene nel progetto di Milano“.

È il nuovo, elegante slancio di una famiglia di imprenditori veneziani, dal bisnonno Giuseppe al nonno Arrigo, che hanno esportato ristorazione ed ospitalità nel mondo. Palazzo Bernasconi si è subito presentato come la location ideale. All’indirizzo di via Palestro 24, si legge nell’articolo di Paola Dezza, il nuovo concept Cipriani si candida a diventare punto di ritrovo di lusso per gli amanti del food e dell’ospitalità di alta gamma.

L’edificio è stato realizzato nel 1910 come abitazione della stessa famiglia Bernasconi, è passato sul finire degli anni Novanta del secolo scorso al sarto Gianni Campagna e oggi è nel portafoglio di Merope Asset Management, società di investimento e sviluppo immobiliare fondata e guidata da Pietro Croce. All’interno si inaugureranno due ristoranti, un boutique hotel, un bar club, un centro benessere e uno fitness.

“Dopo l’apertura a New York, l’idea di inaugurare Casa Cipriani a Milano, in un altro bellissimo palazzo storico, ci è sembrata in linea con la crescita che questa città ha avuto soprattutto negli ultimi anni – rende noto Giuseppe Cipriani, Amministratore Delegato del gruppo -. Milano è diventata cosmopolita e rilevante a livello internazionale e conserva una ricca tradizione di eleganza e stile. Siamo felici di valorizzare e aprire gli spazi di Palazzo Bernasconi, una dimora di inizio Novecento che trasformeremo in una Casa accogliente, rilassante e divertente dove poter ospitare viaggiatori, milanesi e non. Troveranno la nostra cucina fatta di qualità e semplicità, un decoro senza tempo, una Spa dove rigenerarsi e soprattutto un servizio a misura d’uomo”.

Dodici saranno le camere e tre le suite, disegnate da Michele Bonan. Ad aggiungersi al comfort, una Spa di mille metri quadrati, spazio creato scavando un secondo piano al livello -2. Potrà accedervi chiunque sia dotato di membership. Gli arredi portano il tratto di rinomate aziende italiane, da Venini a Flos, fino ai velluti di Dedar e ai tessuti di Rivolta Carmignani.

Foto via Casa Cipriani

Immobiliare Milano: nel capoluogo meneghino le case nuove sfiorano i 6mila euro al metro quadro

A Milano le case nuove sfiorano, in media, i 6mila euro al metro quadro Aumenti del +13,2% in due anni, più “contenuti” nell’ultimo semestre (+1,1% in sei mesi).
Da un articolo del Sole 24 Ore, si apprende, con questi dati, gli operatori si dicono preoccupati. Rallentamento delle trattative, cresce l’incertezza per la finanziabilità delle operazioni, influsso della situazione internazionale, lievitazione dei costi di materie prime ed energia.

“Da inizio anno, rispetto al quadro di fine 2021 delineato dalle precedenti rilevazioni – ha sottolineato al Sole 24 Ore Beatrice Zanolini, consigliere Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – stiamo verificando un rallentamento del numero delle trattative insieme ad una emergente incertezza, conseguenza della difficile situazione internazionale e alla lievitazione di costi. Inoltre, la guerra in atto ha già impattato con la perdita di clienti, russi ed ucraini, che hanno un peso significativo per il nostro territorio. Tra le conseguenze future, in uno scenario di smart living, l’impatto che lo smart working continua ad avere sul territorio si traduce non solo in nuovi modi di vivere la propria abitazione ma anche in un modo diverso di fruire di spazi esterni, servizi, trasporti, attività commerciali. Determina nuove abitudini e nuove esigenze, condiziona tutti i settori in modo trasversale. Con la fine auspicata dell’emergenza sanitaria ci saranno aziende che riporteranno i lavoratori in presenza ma anche altre che opteranno per l’attività mista, o totalmente in smart working. Mancano spazi di coworking, la cui costruzione va incentivata e velocizzata, Il Comune si sta anche adoperando per valutare come poter incentivare il miglior uso degli spazi aziendali che restano vuoti, per evitare la desertificazione di alcune zone dove le attività vivono soprattutto grazie all’indotto che queste aziende portano”.

Ponte Vecchio Firenze

Case di lusso, le richieste raddoppiano: “Il Covid ha portato a rivalutare gli immobili in Italia”

La pandemia e il mercato immobiliare del lusso vanno d’accordo. È quello che emerge leggendo l’analisi pubblicata su La Nazione in cui si evidenzia un dato che ribalta le carte nel settore: la domanda di case e ville di pregio è infatti aumentata di quasi il 50 per cento, più che nel settore tradizionale. Il primo Osservatorio del mercato residenziale di lusso in Italia realizzato da Immobiliare.it, con Realitycs, società Proptech di riferimento per i big data e la market intelligence per il settore immobiliare, ci offre una valutazione inattesa: negli ultimi due anni e mezzo, una finestra di tempo segnata dalla diffusione del coronavirus, la domanda di immobili di lusso ha conosciuto una crescita maggiore rispetto a quella di tutto il mercato residenziale.

“L’impatto del Covid sulla mobilità delle persone ha portato tutti a rivalutare ciò che li circonda, in questo caso l’immenso patrimonio del nostro Paese. Per questo, chi prima avrebbe guardato all’estero per una dimora di prestigio oggi ha deciso di restare in Italia, portando la domanda di case di lusso a crescere – fa sapere Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it -. Il mercato del lusso si configura quindi come un comparto di sicuro rilievo all’interno del tessuto economico del nostro Paese”.

L’analisi punta i riflettori sui principali driver del comparto delle residenze di lusso in Italia, tra cui il fatto che gli immobili di lusso abbiano generalmente tempi di permanenza sul mercato più lunghi. Il tempo medio di permanenza sul portale degli immobili di lusso si discosta di quasi 4 mesi da quello del mercato residenziale, mentre per il il tempo medio di permanenza sul portale degli annunci di lusso il divario è maggiore, 8 mesi. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la quasi totalità del marcato immobiliare del lusso si concentra nel nord e nel centro Italia.

Milano vanta lo stock dal valore più alto, pari a 4,66 miliardi di euro, composto per il 98 per cento da appartamenti. Nel capoluogo lombardo, da giugno 2019 la domanda di immobili risulta in crescita, del 30 per cento a fine 2021. A Roma, con 4,54 miliardi, la domanda di immobili di lusso è cresciuta sempre fino a giugno 2021 per poi invertire la tendenza, che tuttavia è rimasta di quasi il 50 per cento sopra ai valori iniziali. Appena sotto al podio si piazzano Firenze e dintorni, con un valore di 2,02 miliardi, e una domanda cresciuta di poco più del 10 per cento nel periodo di riferimento.

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Immobiliare a Milano, vola il mercato delle case di pregio. Ecco le situazioni più richieste

Sono gli immobili che hanno subìto meno il contraccolpo della crisi legata alla pandemia: gli immobili di pregio. E A Milano sono quelli nelle zone centrali che segnano una sostanziale stabilità, con un mercato in movimento sia per l’acquisto di prime case che per investimento. A dirlo è l’ultima ricerca dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, che registra quotazioni e richieste a Milano e nelle altre grandi città. Richieste che, soprattutto dopo i lockdown, vanno nella direzione di ampie metrature (almeno 180-200 mq) e con sfoghi esterni, ovviamente per chi può permettersi di staccare assegni con queste cifre.

Come riporta La Repubblica, tra le zone più ricercate ci sono Garibaldi-Moscova-Porta Nuova e Brera. Capitolo prezzi: l’offerta di soluzioni che rispondono a tutte queste richieste è bassa, da qui prezzi che sul nuovo toccano punte di 14mila euro al metro quadro, contro una media della zona intorno a 7mila/mq per soluzioni da ristrutturare. Quotazioni da 9mila a 13mila euro al metro quadro si segnalano per City Life, si scende a 7mila-9mila euro al metro quadro in zona Pagano. In via De Amicis, Ariberto le soluzioni signorili d’epoca ristrutturate toccano valori di 7-8mila euro al metro quadro. Punte di 10mila euro al metro quadro per le soluzioni nuove su via Vico. In cima alla classifica con 8.500 euro al metro quadro in piazza della Guastalla, in piazza Mondadori, via Quadronno nella zona di Porta Romana.

Sugli immobili di pregio Engel & Völkers ha reso noto il suo Market Report Milano/Roma sul secondo semestre 2021. Secondo l’analisi, nella seconda parte dello scorso anno il mercato immobiliare ha consolidato la ripresa già avviata dall’estate del 2020, alla prima tregua concessa dalla pandemia, e a favorire la riattivazione del mercato c’è anche l’aspettativa delle ingenti risorse associate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per il mercato nel complesso, secondo lo studio, tra le maggiori città italiane Milano continua a ricoprire il ruolo di capofila nel contesto nazionale (+3,6% atteso per il 2022), a cui segue Roma (+2,3%).

Repubblica Milano rende noti infine i prezzi medi degli immobili del centro storico  che vanno da 8-15 mila euro/mq per quelli ristrutturati al nuovo e da 6-10 mila euro/mq per quelli da ristrutturare. Le quotazioni più alte toccano i 20-21 mila euro/mq nel Quadrilatero, a Brera e in zona Castello-Foro Buonaparte, e i 17-18 mila euro/mq in San Babila, Duomo e Cordusio. Nella zona Ovest, le quotazioni medie vanno invece da 5.500 a 8.200 euro/mq per gli immobili ristrutturati al nuovo e da 4.400 a 6.300 euro/mq per quelli da ristrutturare. Fuori range le quotazioni di City Life, tra 7.700-14.500 euro/mq e, nella fascia inferiore, quelle di Gambara-Bande Nere, comprese tra 4.000-5.600 eur/mq circa. Per quanto riguarda la zona Est, i valori di compravendita sono compresi nel range 4.000-9.000 euro/mq per gli alloggi ristrutturati al nuovo mentre nell’area Nord i prezzi per le proprietà nuove e ristrutturate al nuovo variano tra 4.500 e 7.000 euro/mq nelle zone Centrale-Loreto e Isola-Gioia-Maggiolina. Infine, nella zona Sud, i prezzi oscillano tra 5.800 euro/mq di Medaglie d’Oro-Lodi e 10.000 euro/mq di Porta Romana-Crocetta-Quadronno.

Ecco l’aria che tira a Saint Moritz: tutte le sanzioni bloccano gli oligarchi in vacanza

“Bloccati in vacanza senza carte di credito, coi conti congelati”. Le sanzioni spiazzano i ricchi turisti russi. A chi arriva a Milano per seguire la moda o per un week-end di shopping in via Montenapoleone, passando per le colline toscane, arrivando fino a Saint Moritz per una settimana bianca extra-lusso ormai si chiede solo cash. La risposta da ristoranti, hotel e locali è sempre la stessa: “La carta è bloccata. Non risponde. Paga contante?”. A parlare del caso Saint Moritz sono Repubblica e un articolo poi ripreso dalla testata Huffington Post.

“Ci sono stati litigi e persino urla, ad esempio mercoledì in un ristorante dalle parti di Corviglia, proprio affacciato sulle piste. Il capofamiglia incredulo e furibondo, la moglie in lacrime, con una inutile borsetta Chanel appesa al braccio, i bambini spaventati, racconta chi era seduto al tavolo accanto. Le sanzioni contro i cittadini russi si sono materializzate così, davanti a un Pos che non risponde, le carte di credito morte, con il saldo da pagare e il Suv affittato in aeroporto a Samedan, gli extra, lo skipass, l’eliski e tutte le spesucce già messe sul conto”. I protagonisti delle disavventure sono ricchi, ma non miliardari. Ricchi “di serie B”, li definisce Repubblica spiegando che si tratta di una “categoria possidente in patria ma non abbastanza all’estero, habitué ma non stanziali. La serie A, ad esempio i veri oligarchi che abitano a Ginevra e dintorni, risulta essere oltre che sconcertata, irritata e addirittura dissociata verso l’imprevedibile Putin, assai preoccupata per il suo grande business che si estende nel mondo, e mica solo sul lago Lemàno”.

I veri oligarchi, infatti, sono intoccabili: possono permettersi di acquistare chalet di un certo calibro e di diventare residenti in Svizzera. Mille metri quadri a Suvretta, la zona più cara del mondo, costano 100 milioni di euro: “Un mercato a parte, inarrivabile se non per pochissimi”, fa sapere un imprenditore del posto a Repubblica. Chi diventa proprietario di queste case da sogno può ottenere il “permesso di residenza”, pagando le tasse in Svizzere, iscrivendosi alla cassa mutua svizzera, ottenendo doppio passaporto e la possibilità di aprire conti svizzeri che non possono essere bloccati mai.

Foto via Kempinski

Venduto! L’appartamento più costoso di Milano è fuori mercato. Scoprire chi l’ha comprato

Quindici anni di attesa ma alla fine l’appartamento più costoso di Milano, all’angolo tra San Babila, corso Vittorio Emanuele e corso Europa, non è più sul mercato. E per una buona ragione: è stato venduto! Lo rivelano Corriere MilanoMilano Città Stato secondo cui il super attico, per anni lussuosa dimora di Maurizio Gucci e di sua moglie Patrizia Reggiani prima di trasferirsi nella casa di via Palestro, dove è avvenuto il suo omicidio, è stato finalmente acquistato.

Le informazioni sulla proprietà sono note: 1.770 mq, tre piani, attico con vista sulla città, terrazzo e piscina. L’appartamento più caro di Milano – il costo, stando alle valutazioni di settore, supererebbe i 20 milioni di euro – è ora nelle mani di un ricco proprietario che può goderne tutti e tre i piani: uno reso unico da un totale di 37 finestre con vista spettacolare su tutta la città, l’altro provvisto di un ampio terrazzo e infine l’ultimo, con un tetto di 800 mq che ospita un giardino, una piscina, una cucina e un bar.

FOTO dell’ATTICO

A poche settimane dalla decisione di un giudice di mettere all’asta l’immobile (si temeva il peggio, dopo un pignoramento dovuto a mancato pagamento del mutuo e spese condominiali), un compratore ha reso nota la sua intenzione di procedere con l’acquisto.

Il magnante? Rishal Shah, fondatore e proprietario della società Jekson Vision, multinazionale specializzata nel controllo e nella tracciabilità dei farmaci. L’avvocato Giuseppe La Scala che, insieme alle colleghe Nadia Rolandi e Valeria Bano, ha seguito la vicenda giudiziaria dell’immobile, ha fatto sapere che l’imprenditore è venuto a conoscenza della proprietà grazie ad un network di ricchi imprenditori e investitori ed ha così fatto un’offerta. Potrebbe Shah avere in mente di aprire una sede della sua azienda in Lombardia? Staremo a vedere.

In quei locali, un tempo, sono passati “fior di personaggi e di nababbi”, oligarchi russi, milionari svizzeri, uno dei figli di Gheddafi, la famiglia Berlusconi. Tutti hanno ruotato a lungo attorno all’ipotetico acquisto in San Babila.

Milano tra le nuvole e New York sempre più in cima allo skyline. Ecco i grattacieli del momento

Milano tra le nuvole e New York sempre più in cima allo skyline. Ecco i grattacieli del momento

Se in Italia svetta Milano dove il Bosco Verticale parte da 14.500 euro al metro quadro, il top a New York lo raggiunge la Central Park Tower dove è in vendita un attico a 133 milioni. Stando al Sole 24 Ore, i grattacieli stanno disegnando la nuova mappa dei due principali mercati immobiliari di riferimento targati Columbus International. Per vivere nel grattacielo residenziale più alto del mondo, il Central Park Tower a Manhattan sulla 50a strada, bisogna considerare prezzi a partire da 22.800 euro al mq. Ed è proprio questo grattacielo a detenere il record assoluto, scrive il Sole 24 Ore, con un attico a oltre 390 metri di altezza in vendita a 133 milioni di euro, pari a 133mila euro al mq. È un duplex di 1.000 metri quadri di superficie, con spese condominiali di 15mila euro al mese. Ma per chi avesse un budget più “terrestre” si può pensare di acquistare, al 32° piano, un appartamento di circa 320 mq a 7,4 milioni di euro.

Il motto ormai è “Sempre più in alto, anche per viverci”. La voglia di essere in cima allo skyline delle città aumenta sempre più e di conseguenza si sviluppano nuovi grattacieli: “Naturalmente, chi può permetterselo è disposto a pagare cara la casa ai piani alti” mette in chiaro la giornalista Evelina Marchesini. “Anche in Italia si assiste allo stesso trend, ma quasi esclusivamente a Milano, la città che più di ogni altra ha cambiato il proprio skyline e il panorama urbano”. A darci un quadro di come stia cambiando il “vivere nei grattacieli” è un report di Abitare Co., che passa in rassegna il nuovo trend.

Nella classifica di grattacieli residenziali più alti al mondo si trovano ai primi tre posti buildings newyorkesi: Central Park Tower (472 m e 98 piani), 111 West 57th Street (435 m e 84 piani) e 432 Park Avenue (425 m e 85 piani).

La catena Hard Rock Cafe conquista Milano: lo svelano le foto del cantiere in via Dante

La catena Hard Rock Cafe conquista Milano: lo svelano le foto del cantiere in via Dante

Dopo Roma, Venezia, Firenze e Verona anche Milano si prepara ad ospitare il ristorante della celebre catena Hard Rock Cafe. Non ci sono ancora comunicati ufficiali ma pochi giorni fa è stata pubblicata sui social la foto di un cantiere in via Dante, in pieno centro città, che lascia pochi dubbi in merito. Come nota Immobiliare.it, non solo si vede l’inconfondibile logo, ma si legge anche l’annuncio per la ricerca di personale.

“La catena Hard Rock Cafe venne fondata a Londra nel 1971 da due americani e in poco tempo raggiunse un enorme successo, tanto che a oggi si contano ben 167 locali in ogni angolo del mondo, da Hong Kong a Kathmandu, da New York a Sydney” si legge. Qual è il valore (pop) aggiunto che rende così speciali questi locali? Prima ancora che i menu (dove dominano hamburger e patatine) sono le memorabilia esposte al loro interno, come gli strumenti appartenuti ai più famosi artisti internazionali, e il merchandising: la maglietta con il logo dell’Hard Rock Cafe e il nome della città è l’oggetto più iconico e il più venduto.

Come riporta qui Laura Fabbro, Milano conferma l’appeal che esercita agli occhi degli investitori. Di recente, infatti, si sono visti brand importanti inaugurare la loro sede nel capoluogo lombardo: fra questi citiamo per esempio Lego, Victoria’s Secret e FAO Schwarz, in linea con l’immagine della città come mecca dello shopping, e anche locali che si rivolgono a un target di giovani e di turisti low-budget come Starbucks e Kfc.