Milano traina il mercato immobiliare

Milano da scoprire: La Simonetta è il quartiere più in crescita. Venite a scoprire perché

Aria di novità. Si tratta di una delle zone più in espansione di Milano negli ultimi anni. Il suo nome è La Simonetta e si incastra con rigore e slancio tra via Cenisio, Il Monumentale, la Ghisolfa e lo Scalo Farini. La Simonetta rappresenta un fiore all’occhiello dell’investimento immobiliare. Le sue simmetrie ci dicono cosa diventerà lo Scalo Farini riqualificato tra qualche anno. I suoi viali alberati, il suo essere ben servita dai mezzi pubblici e gli spazi ex-industriali, magazzini e lotti da sviluppare, rendono il territorio un piccolo paradiso del futuro.

La riqualificazione coinvolgerà anche gli edifici residenziali, tra gli scali ferroviari e la periferia. Il suo cuore ha un nome: Villa Simonetta. Un esempio di architettura milanese da studiare e ammirare. Edificata a fine Quattrocento su commissione di Gualtiero Bascapè, cancelliere di Lodovico il Moro, e ristrutturata nel 1547 dall’architetto pratese Domenico Giunti, Villa Simonetta è oggi di proprietà del Comune di Milano e ospita la Scuola Civica di Musica. Nei vari progetti di riqualificazione dello Scalo Farini, la villa farà parte di una nuova zona verde.

Immobiliare.it segnala che, tra le diverse zone commerciali, quella attorno a via Gran S. Bernardo, che porta in Piazza Diocleziano, è tutta da scoprire. In via Govone ci sono alcuni degli immobili più belli della zona, tra cui l’edificio razionalista al numero 37 progettato da Asnago e Vender, in futuro oggetto di riqualificazione. Da non perdere, infine, le palazzine al civico 38, all’incrocio con via Principe Eugenio, e il complesso di Via Francesco Caracciolo 74.

Innovazione e funzionalità. Ecco i tre più importanti centri immobiliari di Milano secondo Immobiliare.it

Milano, città cosmopolita e in grado di attirare l’attenzione di molte realtà commerciali. È quanto emerge dal report di Immobiliare.it che, sotto l’influenza della capitale dello shopping, stila una personale classifica di negozi e centri commerciali. I centri commerciali sarebbero, si legge, anche degli importanti poli attrattivi, punti di riferimento per ragazzi e famiglie. Ecco allora tre dei più lanciati centri commerciali di Milano e dintorni.

Centro ad Arese Il centro commerciale ad Arese è il più grande d’Europa ed è anche uno dei più amati dai milanesi. Tra i molti nei pressi di Milano, questo è certamente il più ricco e completo. Con i suoi 200 negozi e i molti punti di ristoro, in grado di soddisfare tutti i gusti e di servire le diverse esigenze, è tra i luoghi più frequentati della città. La struttura è quella di un’ex fabbrica dell’Alfa Romeo, progettata con un design innovativo ispirato a una cascina lombarda: niente colori, una struttura di legno, tanto verde e grandi vetrate.

CityLife Shopping District Attivo da quattro anni. È il nuovo centro commerciale eretto nel più grande distretto urbano dedicato allo shopping di tutta Italia. Al suo interno, sono presenti molti negozi di marche famose, circa 20 ristoranti, bar e sale cinema. Nei pressi del quartiere di Portello, questo centro commerciale, è un ottimo luogo dove passare del tempo libero. Disegnato dalle archistar Isozaki, Libeskind e Hadid è caratterizzato da un design contemporaneo interamente circondato dal verde. La struttura non ancora completa prevede tre torri, delle quali, attualmente, solo due sono state costruite, mentre la terza è ancora in realizzazione. Alla porta d’ingresso a Sud del Parco, è stata riattivata la storica fontana delle Quattro Stagioni di Giulio Cesare e a nord un fontanile evidenzia il paesaggio lombardo.

MilanoFiori ad Assago Se i due centri qui sopra sono rispettivamente uno il più grande d’Europa e l’altro un importante polo parte del distretto dello shopping più grande d’Italia, MilanoFiori può vantare la nomea di uno degli shopping center più grandi della Lombardia aperto tutti i giorni dell’anno. È una struttura grande, moderna e ricca di diversi servizi, in grado di offrire imperdibili sconti e ospitare molti negozi per bambini e adulti.

Report e classifica di Immobiliare.it

Il mercato immobiliare in Lombardia

Real estate e Milano, i prezzi delle case aumentano del 6 per cento: il doppio delle altre città

E’ una corsa che non sembra volersi fermare, quella dei prezzi delle case a Milano. Lo riporta Repubblica nel suo quadro sul mercato immobiliare di Milano, anche nei primi sei mesi del 2022 le quotazioni non solo sono cresciute, ma lo hanno fatto con un tasso pressoché doppio rispetto a quello delle altre grandi città italiane. E’ così che, ormai, chi vuole acquistare una residenza a queste latitudini deve mettere in conto costi saliti del 6 per cento in un anno contro una media nazionale del 2,9 per cento. Eccola la città sempre più cara d’Italia. L’ulteriore impennata è stata registrata dal secondo Osservatorio sul mercato immobiliare 2022 di Nomisma: “Nel primo semestre 2022 Milano conferma la forte ripresa del mercato immobiliare residenziale, secondo un trend che vede pressoché raggiunti i brillanti indicatori del 2019 e 2018, ultimi due anni pre-pandemia. La ripresa è stata guidata da una variazione positiva dei livelli di compravendita e dei prezzi, sospinti da una robusta domanda”.

I prezzi continueranno a crescere ulteriormente anche nel secondo semestre dell’anno. e’ la previsione degli operatori del settore che, sul versante delle compravendite, invece, prospettano “una modesta contrazione dei livelli transati”. Due fattori che vanno letti all’interno del contesto economico generale: “A fronte dell’attuale incertezza sull’andamento dell’economia e della fiammata inflativa, gli operatori del mercato prevedono infatti una flessione della domanda di acquisto. – scrive Nomisma – Tra i fattori determinanti vi sono anche le attese sull’incremento dei tassi di interesse sui mutui immobiliari, già in crescita da qualche mese”.

Lusso e mercato immobiliare: il brand RH sbarca a Milano grazie a Merope. Qui tutte le novità

RH, marchio attivo nel settore dell’arredamento di lusso in Nord America, sbarca a Milano. La prima gallery italiana del brand aprirà all’interno di Palazzo del Principe di Piombino, in Corso Venezia.

L’edificio, come riporta Monitor Immobiliare, è stato acquisito da Merope Asset Management nell’aprile 2020. La società di investimento e sviluppo immobiliare collaborerà con RH alla riqualificazione e al riposizionamento del palazzo con l’obiettivo di restaurarne il valore storico e i dettagli architettonici. RH Milano si svilupperà su una superficie di oltre 5.500 mq, oltre a una corte e un giardino di oltre 1.000 mq.

Pietro Croce, fondatore e amministratore delegato di Merope: “L’accordo raggiunto con RH conferma il successo della strategia adottata da Merope, capace di attrarre l’interesse dei brand più esclusivi a livello internazionale, che stanno scegliendo i trophy asset del nostro portafoglio per aprire in Italia i loro concept più innovativi”. Gary Friedman, presidente e AD di RH: “Siamo onorati di lanciare il nostro brand nella capitale mondiale del design all’interno di questo straordinario edificio storico”.

Foto via Merope 

Milano

Milano casa per 30 Paesi: arriva a giugno il Salone del Mobile tra fiducia, sostenibilità e bellezza

“Home Is Where We Are” è il motto del fondatore e amministratore delegato di Columbus International, Richard Tayar. E Milano, uno dei nostri mercarti immobiliari più in espansione, sembra dargli ragione. Dal 7 al 12 giugno, presso Fiera Milano Rho, si svolgerà la 60a edizione del Salone del Mobile.

Un traguardo importante da celebrare attraverso i valori chiave della manifestazione: qualità, innovazione, bellezza e, oggi più che mai, sostenibilità. Dopo due anni segnati dalla pandemia, ora il Salone guarda avanti consapevole della sua lunga storia, come il real estate. L’obiettivo è ambizioso: dimostrare che è possibile e necessario tornare a realizzare grandi eventi internazionali in presenza, fondendo criteri di sostenibilità e attenzione ambientale con la produzione d’arredo.

“Da sempre, il Salone del Mobile è catalizzatore di creatività ed energie. È generatore di bellezza, inclusione, nuove opportunità. Siamo sempre stati un luogo di dialogo e costruzione, a Milano come nelle edizioni di Shanghai e di Mosca. Oggi, sconvolti come tutti per la guerra in Ucraina, crediamo ancor di più nel valore del nostro essere crocevia di culture e stili aperto al mondo” afferma Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.

Un punto di riferimento per l’intera design community: al Salone, vedremo tante aziende impegnate nel realizzare arredi ponendosi come obiettivo il benessere dell’ambiente e delle persone. “Il Salone – prosegue Porro – sostiene la necessità di una transizione ecologica reale e immediata: proprio per questo ha deciso di essere acceleratore di percorsi etici e virtuosi investendo in un grande progetto curato dall’architetto Mario Cucinella. Aziende e creativi, infatti, potranno toccare con mano materiali alternativi già industrializzati, lasciarsi ispirare dalla visione di aree urbane quali possibili “miniere” di materie prime, riflettere sulla funzione della casa come cellula di un organismo più complesso: la città” conclude la Presidente, aggiungendo: “La sostenibilità della manifestazione è la leva competitiva, su cui vogliamo puntare con onestà, impegno e trasparenza”.

Accanto all’offerta commerciale, il Salone del Mobile offre anche quest’anno un ricco programma di incontri per riflettere su come attività sociali, imprenditoriali, educative e design sostenibile possano influenzare e cambiare in positivo il futuro del pianeta. Tra i protagonisti: Mario Cucinella, Paola Antonelli, Alice Rawsthorn, Yves Béhar, Daan Roosegaarde, Victoria Siddall, Eva Feldkamp, Liam Young, Anab Jain, Marjan van Aubel e Makkox.

Milano, la metropoli più ricca d’Italia. Vi sveliamo quali sono i quartieri su cui puntare

Non ci sono eguali in Italia. Milano è ufficialmente la metropoli più ricca del Paese e i suoi quartieri rappresentano un ottimo investimento immobiliare, persino durante la pandemia. A rivelarlo è l’Agenzia delle Entrate che ha diffuso la mappa dei redditi basata sulle dichiarazioni del 2021 riferite ai redditi 2020. I comuni lombardi sono primi in classica nella top ten nazionale. In particolar modo, Milano, come l’anno scorso, ha un reddito medio pro capite di 31.778 euro e guida la classifica con circa 10mila euro in più rispetto alla media nazionale di 21.570. A seguire ci sono Padova (25.487), Parma (25.355) e Bologna (25.334). La Capitale è al quinto posto con 24.487 euro. A chiudere la classifica al gradino più basso si trova Rimini con un Irpef pro-capite di 18.213 euro, poco più in alto Catania (18.285) e Prato (19.077).

Come riporta Milano Città Stato, da Brera a CityLife, da Quarto Oggiaro a Cimiano, attraversando Città Studi o viale Certosa, la mappa della ricchezza a Milano passa anche dai suoi quartieri. In cima alla classifica, il centro storico. Al cap 20121, che comprende piazza Duomo, Quadrilatero della Moda, Brera e Castello, si raggiungono medie da 88.745 euro. Al secondo posto City Life, Pagano e Wagner (20145) con una media di 71.792 euro. A seguire con 68.414 euro ancora il Municipio 1 tra corso Magenta e via Torino (20123), poi Missori-Larga-Vittoria-San Babila (20122) con 53.040 euro. Il quinto quartiere è la zona a est di Porta Venezia (20129) con 49.396 euro di reddito pro capite: si va dal villaggio “operaio” di via Lincoln a corso Concordia, da piazza Novelli a via Lambro.

La Lombardia è la regione con più transazioni in Italia

La ripresa del mercato immobiliare fa rima con la vendita di tre dimore superlusso a Milano

È un nuovo inizio per il mercato immobiliare in Italia. Sono sempre più in crescita i prezzi degli immobili e il numero di compravendite. E le proprietà di pregio sembrano dare nuova linfa vitale al real estate grazie alla vendita esclusiva di tre dimore di superlusso a Milano, da tempo senza acquirenti.

Come riporta Milano Città Stato, tre sono i casi record da segnalare: un appartamento in Brera da 7,5 milioni di euro, un attico e superattico da 8 milioni di euro in Porta Venezia e Villa Mondadori, 2.000 mq da “sogno” in stile Liberty dal valore di 22 milioni di euro. L’appartamento di Brera era stato scelto dallo Studio durante le riprese del film House of Gucci di Ridley Scott come soggiorno per il regista, mentre l’attico (interamente vetrato) a Porta Venezia si estende su una superficie di 750 mq con 250 mq di terrazze e panoramica su tutta la città.

Infine, la villa in stile Liberty in via Venti Settembre, angolo via Tamburini, è stata progettata dall’architetto Steno Sioli Legnani per l’imprenditore tessile Pasquale Crespi nel 1897. Vanta 15 camere, 15 bagni, ampi saloni, spa con palestra completa, sala cinema, bar e terrazzi.

Il New York Times celebra la Peggy Guggenheim di SoHo: Laura Mattioli, fondatrice del CIMA

Pensate a lei come Peggy Guggenheim in reverse. Laura Mattioli Rossi: un’italiana, non un’americana, che vive a New York, non a Venezia, vicino a Canal Street, non sul Canal Grande. Ha creato e dirige una fondazione privata a New York, il Center for Italian Modern Art (CIMA), che ricorda la privata e unica collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Dal 2013, Mattioli espone l’arte italiana del periodo tra le due guerre e del dopoguerra nel loft di SoHo in Broome Street dove vive. Guggenheim ha esposto i surrealisti e gli espressionisti astratti dello stesso periodo nel Palazzo Venier dei Leoni, dove vive. Le due ereditiere, cresciute da tate a circa 50 anni di distanza, hanno anche condiviso un’infanzia solitaria. La vasta collezione di arte futurista italiana di suo padre iniziò nel 1949, una data di nascita appena precedente alla sua, 1950. “Quando è nata la collezione, sono nata io”, ha detto il mese scorso. “La collezione era la mia sorella maggiore e di successo – famosa e più bella, e più gradita a mio padre”.

Il New York Times dedica uno grande ritratto a Laura Mattioli e fa “parlare” sua storia: quando la sua famiglia fuggì dai bombardamenti di Milano verso il Lago Maggiore nel 1943, suo padre assistette al primo massacro nazista di ebrei, lasciati a galleggiare nel lago. Credendo che l’arte potesse aiutare a rendere l’uomo “meno bestia”, decise di collezionare arte per il suo valore civilizzante. Aprì la sua collezione al pubblico in Via Senato, con i suoi dipinti futuristi e metafisici, e una parete di Giorgio Morandis. Nel 1949, prestò molte opere alla mostra del Museo d’Arte Moderna, “Arte italiana del XX secolo”. “Mio padre voleva raccontare la storia dell’arte italiana della prima metà del secolo”, ha detto. “Per me, ha dato l’esempio di aprire la sua collezione al pubblico e di prestarla ai musei”.

A causa delle restrizioni all’esportazione di opere d’arte con più di 50 anni e di altre misure legali, la collezione futurista italiana non può lasciare l’Italia nel suo insieme o essere suddivisa per la vendita. Nel 1997, Laura Mattioli è riuscita a ottenere un prestito a lungo termine con la Collezione Peggy Guggenheim, liberandola dal lavoro di studiosa e curatrice indipendente. “In un colpo solo la collezione Mattioli ha reso la Collezione Peggy Guggenheim il museo numero uno del Futurismo italiano”, ha detto Philip Rylands, allora direttore del Guggenheim di Venezia e ora a capo della Società delle Quattro Arti di Palm Beach, Florida.

Per Mattioli, il CIMA è un correttivo. Il modernismo italiano era sempre stato visto attraverso una lente francese, e le sue mostre newyorkesi hanno eliminato questa prospettiva per meglio stabilire l’arte italiana d’avanguardia come un movimento indipendente piuttosto che derivato. La prima fu Fortunato Depero, l’artista futurista che era diventato una figura paterna per suo padre, seguita da una mostra su Medardo Rosso, lo scultore e fotografo. “Sono pieno di ammirazione per la sua campagna per elevare il profilo dell’arte italiana del XX secolo sottolineandone l’originalità, e per farlo con un’erudizione così rigorosa”, ha detto Rylands, aggiungendo: “Le mostre di Depero e Rosso hanno portato l’attenzione su artisti che generalmente non sono sufficientemente compresi”.

A SoHo, come a Milano, ci sono due appartamenti, il suo e quello alto, aperto, della galleria loft minimalista. Il venerdì e il sabato, giorni di visita per il pubblico, gli ospiti vengono accolti con un espresso, come in una casa; gli studiosi guidano i visitatori nei tour del venerdì.

La mostra attuale sul realismo sociale, Staging Injustice: Arte italiana 1880-1917, incarna la nozione paterna di arte con un messaggio sociale. Il volto de “La Portinaia”, una scultura di Rosso, contemporaneo di Rodin, esprime l’angoscia della povertà prolungata. Ne “Il Minatore”, Ambrogio Alciati dipinge una deposizione dalla croce in stile caravaggesco, il corpo di un minatore pianto da una vedova dopo un incidente in miniera. Reinventa il chiaroscuro con pennellate vivaci, vaporose e contemporanee. Un ritratto inquietante, strettamente focalizzato, “Venditore di Cerini” di Antonio Mancini, raffigura un ragazzo mendicante che vende fiammiferi, con tratti di pittura che John Singer Sargent avrebbe applicato alla seta, dando qui l’effetto di malinconica tristezza.

Nel suo loft al piano inferiore, Mattioli colleziona l’arte del suo tempo, come suo padre (e Peggy Guggenheim). La perfetta intonazione visiva e l’audacia sembrano essere l’eredità che ha assorbito in casa. Due sculture sorprendenti dello scultore newyorkese Barry X Ball si ergono a tre metri di altezza, una è una distorsione spettrale della Pietà Rondanini di Michelangelo, scolpita in onice traslucido. Due deboli e fragili disegni a matita e acquerello di Cy Twombly su carta strappata sono appesi sopra il camino a gas. Sei primi Morandi – di quello che Mattioli chiama il suo periodo “pudding” a causa degli oli spessi applicati – allineano una parete. I mobili sono moderni italiani. Due tavolini di Gio Ponti stanno accanto alla poltrona Lady, bassa e di metà secolo, in tappezzeria ispida, di Marco Zanuso per Cassina. Una scrivania in stile lombardo intarsiato e un comò dall’appartamento milanese della famiglia fiancheggiano l’ingresso.

Foto via CIMA

Un’estate sotto il segno di Cipriani: a giugno a Milano apre l’hotel di lusso che diventa club

“L’avventura di Casa Cipriani nasce a New York, nell’iconico Battery Maritime Building (Lower Manhattan), nel settembre 2021 – raccontano Giulia e Anna, nipoti di Giuseppe Cipriani, al Sole 24 Ore -. Abbiamo scelto di creare un nuovo concept, una sorta di club con camere di hotel aperte al pubblico. L’idea alla base di questa innovazione è il recupero di palazzi storici, così come avviene nel progetto di Milano“.

È il nuovo, elegante slancio di una famiglia di imprenditori veneziani, dal bisnonno Giuseppe al nonno Arrigo, che hanno esportato ristorazione ed ospitalità nel mondo. Palazzo Bernasconi si è subito presentato come la location ideale. All’indirizzo di via Palestro 24, si legge nell’articolo di Paola Dezza, il nuovo concept Cipriani si candida a diventare punto di ritrovo di lusso per gli amanti del food e dell’ospitalità di alta gamma.

L’edificio è stato realizzato nel 1910 come abitazione della stessa famiglia Bernasconi, è passato sul finire degli anni Novanta del secolo scorso al sarto Gianni Campagna e oggi è nel portafoglio di Merope Asset Management, società di investimento e sviluppo immobiliare fondata e guidata da Pietro Croce. All’interno si inaugureranno due ristoranti, un boutique hotel, un bar club, un centro benessere e uno fitness.

“Dopo l’apertura a New York, l’idea di inaugurare Casa Cipriani a Milano, in un altro bellissimo palazzo storico, ci è sembrata in linea con la crescita che questa città ha avuto soprattutto negli ultimi anni – rende noto Giuseppe Cipriani, Amministratore Delegato del gruppo -. Milano è diventata cosmopolita e rilevante a livello internazionale e conserva una ricca tradizione di eleganza e stile. Siamo felici di valorizzare e aprire gli spazi di Palazzo Bernasconi, una dimora di inizio Novecento che trasformeremo in una Casa accogliente, rilassante e divertente dove poter ospitare viaggiatori, milanesi e non. Troveranno la nostra cucina fatta di qualità e semplicità, un decoro senza tempo, una Spa dove rigenerarsi e soprattutto un servizio a misura d’uomo”.

Dodici saranno le camere e tre le suite, disegnate da Michele Bonan. Ad aggiungersi al comfort, una Spa di mille metri quadrati, spazio creato scavando un secondo piano al livello -2. Potrà accedervi chiunque sia dotato di membership. Gli arredi portano il tratto di rinomate aziende italiane, da Venini a Flos, fino ai velluti di Dedar e ai tessuti di Rivolta Carmignani.

Foto via Casa Cipriani

Immobiliare Milano: nel capoluogo meneghino le case nuove sfiorano i 6mila euro al metro quadro

A Milano le case nuove sfiorano, in media, i 6mila euro al metro quadro Aumenti del +13,2% in due anni, più “contenuti” nell’ultimo semestre (+1,1% in sei mesi).
Da un articolo del Sole 24 Ore, si apprende, con questi dati, gli operatori si dicono preoccupati. Rallentamento delle trattative, cresce l’incertezza per la finanziabilità delle operazioni, influsso della situazione internazionale, lievitazione dei costi di materie prime ed energia.

“Da inizio anno, rispetto al quadro di fine 2021 delineato dalle precedenti rilevazioni – ha sottolineato al Sole 24 Ore Beatrice Zanolini, consigliere Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – stiamo verificando un rallentamento del numero delle trattative insieme ad una emergente incertezza, conseguenza della difficile situazione internazionale e alla lievitazione di costi. Inoltre, la guerra in atto ha già impattato con la perdita di clienti, russi ed ucraini, che hanno un peso significativo per il nostro territorio. Tra le conseguenze future, in uno scenario di smart living, l’impatto che lo smart working continua ad avere sul territorio si traduce non solo in nuovi modi di vivere la propria abitazione ma anche in un modo diverso di fruire di spazi esterni, servizi, trasporti, attività commerciali. Determina nuove abitudini e nuove esigenze, condiziona tutti i settori in modo trasversale. Con la fine auspicata dell’emergenza sanitaria ci saranno aziende che riporteranno i lavoratori in presenza ma anche altre che opteranno per l’attività mista, o totalmente in smart working. Mancano spazi di coworking, la cui costruzione va incentivata e velocizzata, Il Comune si sta anche adoperando per valutare come poter incentivare il miglior uso degli spazi aziendali che restano vuoti, per evitare la desertificazione di alcune zone dove le attività vivono soprattutto grazie all’indotto che queste aziende portano”.