Esclusiva Villa Ci: il gioiello architettonico (nascosto) di Milano cambia proprietà in un affare da 50 milioni di euro

Un capolavoro dei rinomati architetti Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti trova finalmente nuovi proprietari dopo decenni di esclusività deliberata

Nel cuore di Milano, dove Via De Marchi incontra il patrimonio architettonico della città, sorge Villa Ci—un complesso residenziale straordinario che ha silenziosamente affascinato il mercato immobiliare di lusso per decenni. Dopo anni di strategica indisponibilità, questo capolavoro architettonico ha finalmente cambiato proprietà in un affare del valore di circa 50 milioni di euro.

Il Guardiano Eccentrico

Per oltre un decennio, Villa Ci è rimasta largamente disabitata sotto la custodia di Corrado Minucci, ingegnere e giornalista che trasformò le visite immobiliari in una forma d’arte. Chi conosceva Minucci descrive un uomo che provava particolare piacere nell’ospitare potenziali acquirenti—da regnanti mediorientali a magnati della moda e titani della finanza—solo per rifiutare alla fine ogni offerta.

Il suo rituale era costante: tour elaborati che mostravano il pedigree dell’edificio, dai progetti dei leggendari architetti Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti ai giardini rigogliosi e alle terrazze discrete, persino il rifugio antiaereo del tempo di guerra. Ogni presentazione si concludeva con la stessa domanda astuta: “Allora, quanto vale per lei?” Indipendentemente dalla risposta, la conclusione di Minucci rimaneva invariata: “Non fa per lei.”

Chi lo conosceva insiste che fosse diventato un passatempo più che un serio affare. La proprietà rimase virtualmente vuota eccetto per la residenza di Minucci al sesto piano, la sua governante al settimo, e uno studio al pianoterra.

Patrimonio Architettonico

La storia di Villa Ci inizia quasi un secolo fa quando l’attuale Via De Marchi non esisteva. L’area era definita dal sistema dei navigli, e Via Turati portava il nome di Via Principe Umberto, conducendo a quella che allora era Piazza Fiume (ora Repubblica), sede della stazione Centrale originale.

Il piano regolatore del 1933 stabilì la continuazione lungo Via dei Giardini, permettendo la costruzione di quello che i documenti di pianificazione descrivevano come un “pettine di fabbricati con terrazzi e cortili.” Entra in scena Francesco Plodari, imprenditore lombardo per eccellenza e produttore di utensili a Magenta, il cui nome ancora oggi adorna lo stadio locale grazie al suo successo come presidente del Novara.

Plodari ottenne i permessi di costruzione e incaricò i suoi amici Ponti e Magistretti per il progetto. Ogni dettaglio—dalle scale ai lampadari, dalle porte alle maniglie—porta la firma di maestri artigiani. La costruzione iniziò nel 1939, e sorprendentemente, l’edificio attualmente opera senza vincoli di protezione del patrimonio.

Un Laboratorio Vivente

Nel corso dei decenni, Villa Ci guadagnò riconoscimento nelle guide turistiche internazionali, celebrata non solo per il suo merito architettonico ma per la sua biodiversità unica. Il complesso divenne un’oasi urbana, caratterizzata da specie di uccelli rari che nidificavano tra magnolie e alberi di agrumi, insieme ad anatre esotiche incluse “corritrici indiane” e “caroline” che attiravano i passanti curiosi.

Oggi, i visitatori premono ancora i loro telefoni contro i cancelli per catturare scorci di questo santuario urbano. Marissa, la fedele custode di Minucci per 30 anni ed erede designata, continua a prendersi cura dei cedri, limoni, pompelmi e arance amare. La sua dedizione ai giardini rimane incrollabile: “Le piante vanno curate!”

Nuovi Custodi

I nuovi proprietari della proprietà sono la famiglia Nassimiha, figure prominenti della comunità ebraica persiana milanese originaria di Mashad, Iran. Attivi nel commercio di diamanti, la famiglia ha radici profonde nel panorama culturale milanese, fondando in particolare Noam—la prima associazione religiosa in Italia a costruire ex novo una sinagoga nell’ultimo secolo, situata in Via Montecuccoli.

L’interesse dei Nassimiha per Villa Ci risale al 2016, quando si avvicinarono per la prima volta a Minucci. Ora, avendo navigato con successo quella che la consulente legale Barbara de Muro dello studio LCA descrive come una “operazione complessa” che ha coinvolto negoziazioni, dispute ereditarie e considerazioni storiche, pianificano di restaurare la proprietà per un’eventuale vendita preservandone l’integrità architettonica.

Implicazioni di Mercato

La transazione di Villa Ci rappresenta più di un affare immobiliare di lusso—segnala il trasferimento del patrimonio architettonico milanese a nuovi custodi impegnati nella conservazione. In un mercato dove le proprietà centrali di prima qualità con proprietà unificata sono sempre più rare, la valutazione di 50 milioni di euro riflette sia il valore intrinseco dell’edificio che il suo potenziale come capolavoro restaurato.

Come la caratterizza de Muro, Villa Ci era “un gioiello nascosto e inespresso.” Sotto la nuova proprietà, questo tesoro architettonico potrebbe finalmente realizzare il suo pieno potenziale mantenendo la visione dei suoi creatori originali e l’eredità di biodiversità del suo più devoto guardiano.

Fonte: Corriere Milano