A Milano un nuovo museo d’arte, tra preziosi reperti etruschi e opere di arte contemporanea

Milano ha ufficialmente un nuovo museo, situato in una delle più prestigiose zone del centro. È il Museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati, che ha sede in uno dei palazzi nobili di Corso Venezia, al civico 52, ex palazzo Bocconi, quindi Rizzoli. Come riporta Il Sole 24 Ore, definire semplicemente museo questa realtà culturale è riduttivo: la Fondazione Luigi Rovati, che nel palazzo ha sede, oltre all’attività museale con la collezione rara di cimeli etruschi e di opere contemporanee, organizza mostre, cicli di conferenze, seminari di studio e ricerca, iniziative sociali di promozione culturale e scientifica.

La Fondazione intitolata a Luigi Rovati, il medico monzese fondatore di Rottapharm scomparso nel 2019, è sostenuta di Fidim, holding di partecipazione della famiglia Rovati, ed è presieduta dal figlio Lucio e dalla moglie Giovanna Forlanelli, mentre Salvatore Settis è coordinatore del comitato scientifico. Il palazzo risale al 1871; dal 1888 fu proprietà della famiglia Bocconi, successivamente, nel 1958, passò ai Rizzoli, i cui eredi lo hanno venduto nel 2015 ai Rovati.

Ecco che l’anno seguente nasce la Fondazione, che incarica MCA-Mario Cucinella Architects del progetto di recupero del palazzo, oltre che dell’ampliamento finalizzato ad ospitare la raccolta di reperti etruschi della Fondazione, insieme alle opere della collezione contemporanea, che include lavori di Andy Warhol, Lucio Fontana, William Kentridge, Pablo Picasso, Arturo Martini, Luigi Ontani.

Foto via Fondazione Luigi Rovati

Richard Tayar

A Milano vanno di moda le case extra-lusso. È boom di vendite con le agevolazioni. Ecco perché

Tenetevi pronti: i dati dicono che nel primo semestre del 2022 è stato toccato il +10% di compravendite. grazie ai vantaggi fiscali. I “paperoni” che scelgono la residenza in Italia pagano una cedolare di 100 mila euro l’anno e cercano grandi case agli ultimi piani. Il prezzo medio nel Quadrilatero della Moda: 13.550 euro al metro quadrato. Lo rivela il Corriere della Sera di Milano secondo cui, fatte le debite proporzioni, “gli stranieri che comprano le residenze extra-lusso nel centro di Milano sono non solo decisamente benestanti, ma molto spesso si tratta di top manager che hanno già casa nelle principali piazze finanziarie o nei paradisi fiscali in Europa e sono abituati a fare i conti con prezzi tra i 30-40mila euro al metro in città come Londra, Parigi, Montecarlo, mentre qui, anche nelle aree dove le quotazioni sono ai massimi, trovano da spendere decisamente meno”.

Gli stranieri che scelgono la residenza in Italia possono optare per un regime agevolato che consente di pagare una cedolare secca di 100mila euro all’anno, una cosa da poco dal punto di vista dei “paperoni” che cercano casa nei dintorni del Quadrilatero. Si calcola che 700 stranieri, con un patrimonio di almeno 30 milioni di euro, abbiano optato per questo regime fiscale nella penisola e per la massima parte le operazioni di acquisto hanno riguardato la città di Milano.

Sono notizie che ricava il Corriere dalla società di servizi Vincenzo Monti Prestige. Dall’analisi emerge inoltre che “le vendite di immobili top a stranieri sono aumentate del 10 per cento nei primi sei mesi del 2022 e che — nonostante la vulgata che descrive come operatori compulsivi del mattone le star del calcio — per la gran parte i rogiti sono sottoscritti da imprenditori, che in oltre la metà dei casi puntano su una casa già riqualificata”. Solo uno su sette si accontenta di un immobile ancora da ristrutturare, mentre le residenze solo parzialmente ammodernate conquistano il favore di un acquirente su dieci.

“Gli stranieri – si legge nel report – che comprano casa a Milano sono soprattutto alla ricerca di grandi appartamenti agli ultimi piani, almeno di 200-250 metri quadrati, con ampi terrazzi e spazi aperti”. I quartieri più richiesti? Il Quadrilatero della Moda, la zona di Brera, l’area di via Venti Settembre e corso Magenta, ma anche Porta Nuova e Citylife. Le maggiori richieste, rileva lo studio, arrivano dagli Stati Uniti con una quota del 26 per cento sul totale della domanda, dal Regno Unito (16) e dalla Germania (13); seguono svizzeri, francesi, canadesi, belgi, israeliani e olandesi, tutti con percentuali comprese fra il 2 e il 6 per cento.

Lopez e Affleck

Real estate e Florida, un superyacht per il miliardario Jeff Soffer. Vi sveliamo la Miami del lusso su acqua

Il magnate del real estate di Miami Jeff Soffer ha sempre avuto tutte le carte in regola per essere un miliardario, compreso un superyacht da capogiro! Ne ha sfoggiati diversi, l’ultimo dei quali si chiama Madsummer, consegnato dall’acclamato costruttore di yacht Lurssen. Il nome della famiglia Soffer è legato da sempre ad alcuni dei più lussuosi hotel, centri commerciali e progetti residenziali della Florida, e Madsummer si inserisce perfettamente in questo contesto.

Lo yacht, lungo 95 metri, può ospitare fino a 20 persone in dieci cabine, ognuna con un proprio tema cromatico e un bagno in camera in marmo di Calcutta. Gli interni, cristallini e sofisticati, basati sui colori primari e sullo stile marittimo, sono stati creati dalla designer Laura Sessa Romboli. Tutti i servizi di Madsummer sono di altissimo livello, dalla piscina di 12 metri con idromassaggio, alla spa e alla moderna palestra, fino alla sala cinema e al pianoforte a coda nel salone.

Lo yacht, un resort di lusso galleggiante, comprende anche una sala giochi per bambini, una pista da ballo e un eliporto. Secondo il costruttore, il design esterno di Madsummer è all’avanguardia, con un lucernario smerigliato calpestabile sul ponte principale e un secondo lucernario con camino integrato sul ponte superiore. Firmato da Ben Harrison e Peder Eidsgaard, questo elegante esterno vanta anche spazio sufficiente per diversi giochi d’acqua, tra cui un lussuoso tender limousine di Maori Yachts.

Con una velocità di crociera di 17 nodi (19,5 mph/31 kph), lo yacht di lusso è stato concepito per essere la perfetta villa galleggiante per vacanze esotiche. Chi vuole godersi il superyacht di Soffer quest’estate deve sborsare quasi 1,8 milioni di dollari a settimana, secondo l’annuncio di Moran Yachts.

Real estate e tecnologia: Columbus International vi mostra i progetti tecnologici più innovativi di Wall Street

I progetti tecnologici più innovativi di Wall Street? A realizzarli sono aziende di primo piano come Morgan Stanley, JPMorgan, Goldman Sachs e Millennium. Lo rivela Business Insider puntando l’accento su JPMorgan che si starebbe preparando a un futuro quantistico, con in testa Andrew Lang, responsabile globale della tecnologia, Marco Pistoia, responsabile della ricerca applicata alla tecnologia globale, e David Castillo, responsabile a livello aziendale della tecnologia AI e ML. JPMorgan starebbe puntando su un’alternativa emergente al computer tradizionale in grado di rivoluzionare il modo in cui le società finanziarie eseguono i calcoli. La differenza potrebbe consentire agli utenti della tecnologia di elaborare algoritmi ed eseguire calcoli a velocità elevatissime. Questo perché l’informatica quantistica utilizza un tipo di fisica che sfrutta i bit quantistici, o qubit, al posto degli uni e degli zeri impiegati normalmente dai computer classici.

Molte idee per l’utilizzo dei quanti nella finanza e altrove sono state teoriche, con alcuni che sostengono che l’hardware non è ancora abbastanza avanzato e che le macchine quantistiche richiedono più risorse per funzionare. Ma i ricercatori di JPMorgan affermano che ci sono segnali che indicano che il settore si sta avvicinando al punto in cui i computer quantistici possono elaborare i problemi del mondo reale più velocemente dei computer classici. In un blog di ricerca del 2019, IBM, che ha condotto ricerche quantistiche con JPMorgan, ha dichiarato che la banca potrebbe eseguire un algoritmo utilizzato per prevedere i prezzi delle opzioni quasi in tempo reale, anziché durante la notte. Inoltre, molti degli algoritmi quantistici della banca sono dotati di logica AI e di apprendimento automatico. Le due tecnologie condividono una piattaforma software basata su cloud e consente a diversi team di ricercatori e sviluppatori di condividere lo stesso ambiente di programmazione. La piattaforma è inoltre hardware-agnostica, il che significa che può interfacciarsi con computer quantistici di diversi fornitori senza dover riscrivere il codice dell’applicazione.

A Fidelity, Jamie Barras, vice presidente della gestione dei prodotti IT presso l’incubatore di tecnologie emergenti Fidelity Center for Applied Technology, e il suo team, hanno un mandato generale, ha dichiarato a Insider: “Il nostro obiettivo è sempre quello di essere almeno cinque anni avanti rispetto all’azienda”. Negli ultimi anni, questo ha significato esplorare i modi in cui il gigante dei fondi da 4,3 trilioni di dollari può attingere alla realtà virtuale e aumentata. Dopo aver iniziato a esplorare la tecnologia nel 2014, i team di apprendimento e sviluppo di Fidelity hanno gradualmente iniziato a usarla per formare i dipendenti remoti, come quelli dei call center. Nel 2020, la pandemia di coronavirus ha aperto le porte al gruppo di emerging-tech di Fidelity per offrire la realtà virtuale e aumentata ai dipendenti di altre sedi dell’azienda. Fidelity ha iniziato a coinvolgere i collaboratori inviando loro caschi per la realtà virtuale. L’idea è che possano collaborare in gruppo virtualmente, invece di dover portare i nuovi assunti alla sede centrale di Boston. Barras ha fatto sapere che i prodotti di realtà virtuale e aumentata hanno ancora bisogno di tempo prima di essere diffusi su larga scala, soprattutto perché le aziende si prendono il loro tempo per scalare e sviluppare nuove forme di contenuti per la tecnologia. Ma essere all’avanguardia, o in anticipo, è fondamentale per il lavoro di Barras e del suo team di Fidelity, che si è concentrato su quattro obiettivi chiave per la VR e l’AR: formazione dei dipendenti, educazione dei clienti, collaborazione e visualizzazione dei dati. “Facciamo sempre domande strane”, ha detto Barras. “Cerchiamo sempre cose che le persone non sanno fare e cerchiamo di mettere le persone a disagio”.

Jimmy Sharma, responsabile globale della tecnologia per l’investment-banking e i mercati dei capitali, Mike Vukovich, responsabile delle piattaforme di dati e analisi per l’investment-banking e la tecnologia per i mercati dei capitali, e Ryan Magee, vice direttore operativo globale per l’investment banking, sostengono invece che i dati alla base del lavoro svolto dai team di investment banking e dai desk di trading delle società finanziarie sono una miniera d’oro per il futuro. Ma per i banchieri, i trader e i ricercatori quantitativi che attingono a queste informazioni per conto dei clienti, tutti i dati devono essere facilmente accessibili e presentati in modi facili da usare. A Morgan Stanley, è qui che entra in gioco Poet. Poet è uno strumento di gestione e analisi dei dati attraverso il quale i dipendenti possono accedere alle vaste informazioni proprietarie di Morgan Stanley in un unico luogo centralizzato, ben lontano dalla natura frammentaria e disparata delle informazioni spesso archiviate nelle grandi banche. Supervisionato da Sharma, Vukovich e Magee, Poet è utilizzato dai membri del personale che lavorano nelle divisioni investment-banking e global-capital-markets dell’azienda. Un aspetto fondamentale di Poet è stato quello di andare incontro agli utenti dello strumento – pensiamo ai giovani banchieri che lavorano a un modello di valutazione per una società cliente – là dove si trovano. Il più delle volte questo avviene in Excel, dove Poet funziona con un plug-in dedicato che i banchieri possono utilizzare per richiamare nuove fonti di dati e modelli e formule finanziarie standardizzate per l’intera azienda. Poet è stato sviluppato per i dipendenti di Morgan Stanley anche con una mentalità più tecnica. Attraverso interfacce di elaborazione delle applicazioni basate su Python, i quants e i data scientist della banca sono in grado di accedere direttamente ai set di dati dell’azienda. In futuro, l’attenzione si concentrerà sul modo in cui Poet può sfruttare nuovi modelli di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico.

Presso Millennium Management, un hedge fund con 58 miliardi di dollari di asset in gestione, i gestori di portafoglio che utilizzano le app avevano difficoltà a navigare tra gli strumenti messi a disposizione. La maggior parte delle app variava drasticamente nell’aspetto, causando un’esperienza d’uso disordinata. Inoltre, le app non dialogavano tra loro e gli utenti dovevano spesso tagliare e incollare le informazioni da un’app all’altra come parte dei loro flussi di lavoro. Inoltre, alcune applicazioni venivano eseguite nei browser e non c’era modo di salvare o ripristinare il lavoro di un gestore di portafoglio per il giorno successivo. In altri casi, i gestori di portafoglio non sapevano quando venivano sviluppate e rese disponibili nuove app. Nel 2018, Kotch, responsabile della tecnologia di trading azionario di Millennium, ha deciso di unificare le diverse app. Voleva offrire interoperabilità sul back end e un aspetto coerente sul front end. Appena realizzato il prototipo di Kotch, Johnson, responsabile della tecnologia di rischio di Millennium, ha integrato tutte le applicazioni del team di tecnologia di rischio in quello che oggi si chiama MLP Launchpad. L’anno successivo, il prototipo di prova è stato presentato agli stakeholder interni e continuamente migliorato. Nell’estate del 2022, la maggior parte dei team tecnologici delle azioni e del rischio si sono integrati nella piattaforma, che conta più di 100 applicazioni. Kotch e Johnson continuano a lavorare a stretto contatto con la piattaforma, aiutando a introdurre nuovi team in MLP Launchpad. Inoltre, man mano che vengono sviluppate nuove app Millennium, i proprietari sono incoraggiati ad adottare gli stessi standard di esperienza utente per un’esperienza desktop coerente. Il progetto è ancora in corso. Millennium sta ora lavorando per unire tutte le app Millennium sulla nuova piattaforma, uno sforzo che sarà guidato da Dean Vasilakos, responsabile degli strumenti di gestione del portafoglio azionario.

Infine, in qualità di dirigenti a capo del Financial Cloud for Data di Goldman Sachs, Darling e Phillips sono stati incaricati di gestire l’esplorazione della condivisione dei dati come prodotto a sé stante. Questo li mette anche a capo della nascente partnership di Goldman con Amazon Web Services. Lanciato nell’autunno del 2021, Financial Cloud for Data è un servizio di flusso di informazioni e analisi ospitato nel cloud di AWS che Goldman ha progettato per gli ingegneri che lavorano presso i clienti istituzionali della banca. Lo strumento significa che i data scientist, i quants e gli sviluppatori di un hedge fund, ad esempio, possono attingere al patrimonio di dati di mercato e di rischio di Goldman attraverso le efficienti vie d’accesso back-end offerte da AWS. L’obiettivo è reimmaginare il modo in cui i clienti buy-side scoprono, organizzano e analizzano i dati di Wall Street per prendere decisioni di investimento. Collegandosi ai tubi di AWS, gli utenti di Financial Cloud for Data possono accedere ad analisi quantitative avanzate senza la responsabilità di dover sviluppare e mantenere la tecnologia di integrazione dei dati. Goldman non è nuova alla condivisione dei dati. Nel 2014 la banca ha lanciato Marquee, uno strumento centralizzato di flusso di informazioni e di gestione del rischio per i clienti istituzionali. Ma Financial Cloud for Data è unico per la sua struttura cloud-native e per l’enfasi sulla connessione specifica agli sviluppatori e non solo ai gestori di portafoglio e ai trader, ha dichiarato Goldman al momento del lancio. Il lancio del cloud di dati di Goldman è avvenuto in un momento di adozione senza precedenti del cloud pubblico a Wall Street, che non ha sempre abbracciato questa tecnologia. Questo ha portato a un’impollinazione incrociata di cervelli tra i giganti del cloud pubblico e i potenti della finanza, ha dichiarato Goldman Sachs.

Con i profitti e i pacchetti di remunerazione di Wall Street saliti ai livelli più alti degli ultimi dieci anni, la situazione tecnologica è alle stelle mentre quella immobiliare (che fa rima con “uffici”) sta mutando. Le sei principali banche di Wall Street hanno guadagnato 192,8 miliardi di dollari pre-tasse l’anno scorso, più del doppio rispetto ai 95,3 miliardi di dollari guadagnati nel 2020, secondo l’ufficio del controllore dello Stato di New York. Le retribuzioni di queste aziende sono aumentate di quasi il 12 per cento, mentre il personale è aumentato solo dell’1 per cento. I bonus, che superano abitualmente il 100 per cento degli stipendi dei banchieri, sono probabilmente aumentati del 15 o più rispetto all’anno scorso, secondo Alan Johnson di Johnson Associates, una società di consulenza sulle retribuzioni. In alcuni settori, come le fusioni e le acquisizioni, Johnson ha stimato che i bonus potrebbero aumentare fino al 50 per cento. Nel frattempo, grazie all’anno toro, le stock option dei precedenti pacchetti retributivi sono maturate a un livello di gran lunga superiore al loro valore al momento dell’assegnazione. Una tempesta perfetta di meraviglie, in termini di retribuzione. Mentre le retribuzioni raggiungono nuove vette, le società finanziarie si contendono i talenti. Secondo uno studio del MIT, l’anno scorso il tasso di ricambio del settore finanziario ha raggiunto il 10 per cento. Goldman Sachs ha perso 15 lavoratori su 100.

Qual è il prezzo mediano di vendita e il prezzo mediano per sq ft nel Financial District? Nel secondo trimestre, il prezzo mediano di vendita delle case nel Financial District è stato di 1,2 milioni di dollari, con un aumento del 7 per cento rispetto all’anno precedente. In totale sono passate di mano 153 proprietà, il che rappresenta una contrazione del 5 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il prezzo mediano per piede quadrato nel secondo trimestre è stato di 1.248 dollari, con una variazione del 12 per cento rispetto all’anno precedente. A Manhattan, il prezzo mediano di vendita delle case è stato di 1,2 milioni di dollari.

Ecco come Rockefeller Center ha attratto alcuni dei migliori talenti della ristorazione di New York

La messa a nuovo culinaria di Rockefeller Center, sede degli uffici a New York di Columbus International, da parte della capital market company Tishman Speyer (la società immobiliare dal grande capitale che ha acquistato il centro per 1,85 miliardi di dollari nel 1996) continua a ritmo serrato: i prossimi locali in arrivo sono NARO, un cafe coreano a bordo pista del team che ha lavorato a Atomix e Atoboy; un’espansione dell’accogliente 21 Greenpoint di Homer Murray che aggiungerà un bancone grab-and-go alle opzioni sedute; Jupiter, una destinazione di pasta del trio di stelle che ha reso King New York un successo alla periferia di Soho; e Five Acres, una caffetteria incentrata sulle verdure dove lo chef di Olmsted Greg Baxtrom sarà in grado di ampliare le sue ambizioni farm-to-table in tutti e tre i pasti della giornata. A svelare le prossime aperture è Grub Street, il canale daily food news del New York Magazine.

Cercate casa a New York? Venite a trovarci nei nostri uffici a Rockefeller oppure scrivete a info@columbusintl.com

Secondo Eater NY, se in passato gli uffici e gli appartamenti di lusso erano stati la chiave per rivitalizzare un particolare punto di Manhattan, il Rockefeller Center sta puntando il suo futuro su ristoranti indipendenti importati da Harlem e Prospect Heights per attirare i newyorkesi a Midtown. Si tratta di un’operazione ormai consueta – basti pensare alla food hall Market Line nel Lower East Side – ma il tempo e il denaro investiti in questo particolare progetto di rivitalizzazione sono di livello superiore.

Le Rock, gestito da Riad Nasr e Lee Hanson del famoso bistrot francese Frenchette di Tribeca, è il primo dei numerosi ristoranti di spicco che stanno per arrivare in un’ondata di aperture orchestrate da Tishman Speyer. Tra gli altri nuovi arrivati ci sono i ristoranti di Ignacio Mattos dei locali di Manhattan Estela e Altro Paradiso, di Ellia e Junghyun Park del ristorante stellato Atomix e di altri chef di alto profilo. L’ex star del Saturday Night Live Pete Davidson, un improbabile portabandiera dell’ospitalità, si sta persino lanciando nel gioco. Esteso su sei isolati e composto da 16 ristoranti, il gruppo di ristoranti che ha aderito finora è una scommessa multimilionaria che, con un numero sufficiente di attività indipendenti e cool nei paraggi, il Rockefeller Center potrebbe diventare esso stesso cool. Funzionerà davvero? New York sta per scoprirlo.

Real Estate Europa: secondo il gestore del fondo Pictet l’opportunità core plus apre nuovi scenari immobiliari

Le opportunità di investimento nel settore immobiliare core plus fanno rima con diversificazione, protezione dall’inflazione e rendimento. A sostenerlo è Zsolt Kohalmi, Global Head of Real Estate e Gestore del fondo Pictet – Elevation Core Plus. In un periodo storico dominato da incertezza, mercati volatili e inflazione in aumento, il real estate core plus può offrire agli investitori dei vantaggi inaspettati. Il primo semestre non ci è sembrato particolarmente in salita: asset che normalmente non si muovono all’unisono hanno fatto esattamente questo, complicando gli sforzi per mantenere diversificati i portafogli. In un contesto simile, come sanno bene i broker di Columbus International, il ramo immobiliare si distingue per la sua capacità di generare rendimenti non strettamente correlati a quelli delle azioni o delle obbligazioni.

Ecco allora che, pur non essendo una copertura totale contro l’inflazione, gli immobili aprono verso una determinata protezione dall’aumento dei prezzi sotto forma di affitti indicizzati all’inflazione. Inoltre, le opportunità di investimento nel settore immobiliare si stanno moltiplicando perché ciò che le imprese e le famiglie vogliono dalle diverse soluzioni abitative è in fase di riequilibrio. La domanda di edifici commerciali e residenziali più efficienti e rispettosi dell’ambiente è in crescita, mentre i progressi tecnologici e le nuove pratiche di lavoro flessibile fanno sì che le persone abbiano ora esigenze diverse da porre ad abitazioni, uffici e destinazioni ricreative.

Si legge nella riflessione di Kohalmi: “I portafogli immobiliari core plus offrono un modo per capitalizzare tali opportunità. Questi investimenti non solo beneficiano di affitti sicuri e a lungo termine, ma offrono anche il potenziale per aumentare i rendimenti attraverso la ristrutturazione, il riposizionamento o la riqualificazione degli edifici”. A farsi largo sono anche opportunità green: gli immobili sostenibili stanno già iniziando a ricevere benefici. L’occupazione sarebbe in media superiore del 4,3 per cento negli edifici certificati verdi, mentre gli affitti sono più alti di circa il 4,6 per cento. Il miglioramento dei dati economici riflette in parte il fatto che un numero crescente di investitori istituzionali investa ora solo in “bioedilizia”, creando così un mercato potenziale per qualsiasi ristrutturazione intrapresa dai fondi core plus.

Inline, combinando ristrutturazioni tattiche e pratiche di proprietà attiva con l’investimento in asset core solidi, il core plus real estate può quindi offrire rendimenti interessanti, un flusso di reddito sostenibile, un contributo a lungo termine al miglioramento delle emissioni e un certo grado di protezione dall’inflazione.

Fonte: Monitor Immobiliare 

Noi di Columbus International vogliamo ancora crederci ma… la corsa al metaverso si sta rivelando un’illusione

Il “patrimonio immobiliare del futuro” è afflitto da software difettosi, server vuoti o inesistenti e grandi possibilità di abuso dei propri dati personali e della privacy. Così ci mette in guardia Wired, raccontando (anche ai nostri investitori) di come, dopo il rebrand di Facebook in Meta, sia iniziata una serie di provocazioni e di storie sulla corsa alla terra digitale. Gli investitori acquistavano appezzamenti di terreno nel cyberspazio, a volte per milioni di dollari, apparentemente convinti che ci fosse dell’oro in quelle colline del metaverso. E se così tante persone con tanti soldi si stanno precipitando nel Meta, deve essere perché c’è un profitto da realizzare. Giusto? E se invece si trattasse di una realtà che assomiglia di più ai videogiochi che al vero e proprio mercato immobiliare che Columbus International, grazie al suo vasto network globale, tra New York, Miami, Milano e Firenze, conosce senza eguali?

Per cominciare, quasi tutti parlano di metaverso, mentre in realtà non esiste un metaverso unico nel senso in cui parliamo di “Internet”. Servizi come Horizon Worlds di Meta e Mesh di Microsoft non interagiscono tra loro, sono solo applicazioni VR separate. Il problema di questa stranezza linguistica, mette in chiaro Wired, è che può dare l’impressione che, per esempio, se un’azienda dice che la sua app VR, il suo videogioco o la sua piattaforma sociale fanno parte del “metaverso”, allora quell’app specifica deve essere il luogo in cui si svolgerà questo futuro nebuloso. È un po’ come dire che la realtà aumentata è il futuro e che i Google Glass sono un prodotto AR, quindi i Google Glass sono il futuro. In questa cornice implicita, chi parla di metaverso, dai siti di appassionati di criptovalute a Business Insider e al New York Times, mette un po’ superficialmente l’accento su un “boom dei terreni virtuali“, evidenziando la vendita per 2,4 milioni di dollari di una proprietà di 116 lotti a Decentraland, mentre gli investitori versano milioni di dollari in luoghi virtuali.

In quegli articoli, i dirigenti di Metaverse Group, una società autodefinitasi “immobiliare virtuale”, hanno descritto l’acquisto di appezzamenti di terreno nel “metaverso” come un acquisto di proprietà a Manhattan molto prima dello sviluppo della città. Più precisamente, piattaforme come Decentraland o Sandbox vendono token basati su NFT che puntano a sezioni di una mappa nei loro specifici mondi virtuali, ma questi spazi non si incrociano.

Come ha spiegato a Wired Dan Olson, un video-saggista che si è occupato a lungo di esperienze e movimenti sociali online, dai concerti digitali di Fortnite alla Terra piatta e a QAnon, e che attualmente sta conducendo una ricerca sulla sfera delle criptovalute, “vendono i loro token che vi danno il permesso di costruire all’interno del loro spazio. Quindi, di fatto, state comprando il loro servizio”.

Ecco allora che acquistare “immobili” su queste piattaforme è come comprare una proprietà a Manhattan, ma in un mondo in cui chiunque potrebbe creare una quantità infinita di Manhattan alternative, altrettanto facili da raggiungere. Ciò significa che l’unico motivo per cui gli utenti acquistano questa Manhattan è se offre un servizio migliore rispetto alle altre. Sotto molti aspetti, queste piattaforme assomigliano a un videogioco medio. Si controlla un avatar 3D personalizzabile con mouse e tastiera (niente VR o AR) e si naviga in un ambiente virtuale. L’idea di Decentraland è che l’uso degli NFT renda la terra del suo mondo di gioco scarsa e, quindi, preziosa. Si può possedere una parte del terreno, che aumenterà di valore con l’aumentare della domanda di spazio, e a quel punto si potrà vendere. In alternativa, si può affittare lo spazio sulla propria proprietà a marchi che vogliono fare pubblicità, ospitare eventi e ottenere una parte delle vendite, oppure aprire un negozio e vendere oggetti digitali agli utenti.

Nel linguaggio che gli investitori usano per descrivere questo tipo di sviluppo riecheggia la terminologia immobiliare della vita reale. Un comunicato stampa di Tokens.com, che detiene una partecipazione del 50% in Metaverse Group, ha dichiarato che la società ha “aperto il terreno digitale” per una torre a Decentraland e che la torre è “in costruzione” sui terreni di proprietà di Metaverse Group. Tuttavia, questo è un modo insolito di descrivere il processo di progettazione di modelli 3D o ambienti virtuali. L’ingegnere informatico (e scettico) della crittografia Stephen Diehl, ha fatto sapere questo tipo di comunicazione può riguardare più la costruzione di una storia che la descrizione di un processo tecnico. “Le persone devono avere una sorta di narrazione alle spalle. Perché alla fine della giornata, state solo comprando dei numeri in un computer”, ha detto. “La storia che si sta acquistando qualcosa in un nuovo grattacielo o in un edificio è in gran parte una beffa”.

E voi, da che parte state?

Fonte: Wired

Firenze, Palazzo Strozzi: a settembre la più grande mostra di Olafur Eliasson mai realizzata in Italia

Dal 22 settembre Palazzo Strozzi presenta Nel tuo tempo, la più grande mostra di Olafur Eliasson mai realizzata in Italia fino a oggi. Con luci e ombre, riflessi e colori l’artista coinvolge l’architettura rinascimentale in un suggestivo percorso di installazioni che pongono al centro il dialogo tra spazio e visitatore, esaltando i temi della percezione soggettiva e dell’esperienza condivisa.

Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la mostra è il risultato del lavoro diretto di Olafur Eliasson sugli spazi di Palazzo Strozzi. L’artista lavora su tutti gli ambienti rinascimentali, dal cortile al Piano Nobile alla Strozzina, creando un percorso coinvolgente tra nuove installazioni e opere storiche che utilizzano elementi come il colore, l’acqua e la luce per creare un’interazione con nostri sensi e lo spazio rinascimentale.

Il contesto architettonico, storico e simbolico del palazzo viene così ripensato esaltando il ruolo del pubblico come parte integrante delle opere.

La mostra è ideata da Olafur Eliasson e promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Studio Olafur Eliasson. Main Supporter: Fondazione CR Firenze. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi, Intesa Sanpaolo. Con il sostegno di Fondazione Hillary Merkus Recordati, Maria Manetti Shrem, Città Metropolitana di Firenze.

Info e Foto: Fondazione Palazzo Strozzi – Lavinia Rinaldi

Mercato immobiliare New York

New York, il piano per la Penn Station rappresenta una scommessa ad alto rischio sul futuro del lavoro d’ufficio

Il passaggio fulmineo al lavoro a distanza durante la pandemia ha colpito l’industria immobiliare commerciale, una pietra miliare dell’economia di New York. Nel tentativo di rimodellare Midtown Manhattan, il governatore Kathy Hochul e i funzionari dello Stato di New York stanno portando avanti uno dei più grandi progetti di sviluppo immobiliare della storia americana: 10 torri di uffici intorno alla Penn Station, il centro di transito più trafficato del Paese.

Secondo il New York Times, gli edifici contribuirebbero a finanziare la ristrutturazione della non proprio “invitante” stazione sotterranea, motivo per cui i funzionari hanno dichiarato di voler aggiungere un’aggiunta allo skyline. Ma il piano si sta muovendo in un contesto di incertezza che attanaglia il mercato degli uffici. Molte aziende stanno cercando di ridurre la loro impronta immobiliare, mentre i lavoratori continuano a lavorare da casa. Un indizio del successo del progetto potrebbe trovarsi proprio a due isolati a ovest, nel quartiere di Hudson Yards. Lo sviluppo di questo quartiere non ha soddisfatto le aspettative tre anni dopo l’apertura di una serie di nuove costruzioni – tra cui torri di uffici, negozi e residenze – con grandi ambizioni. I principali inquilini degli uffici si stanno ridimensionando a causa dell’ostinata popolarità del lavoro a distanza, e un quarto dei condomini ultralussuosi non riesce ancora a dare i frutti sperati (alcuni report fanno presagire però che il prossimo anno le cose cambieranno notevolmente per il meglio).

L’economia di New York è cambiata drasticamente da quando, più di dieci anni fa, i funzionari governativi e gli sviluppatori hanno annunciato per la prima volta i piani per l’area di Hudson Yards, e si è trasformata ancora di più durante la pandemia. Le grandi aziende che si sono trasferite nel quartiere, tra cui WarnerMedia, JPMorgan Chase e IHS Markit, stanno ora cercando di scaricare i piani di uffici inutilizzati. Tuttavia, con il progetto della Penn Station, la gov. Hochul sta raddoppiando la sua scommessa sul fatto che i colletti bianchi torneranno a Midtown e che le aziende saranno sempre più affamate di uffici.
La signora Hochul ha sostenuto il ruolo forte dello Stato nel progetto, che ha scavalcato le norme urbanistiche della città di New York per consentire agli sviluppatori dei siti – la maggior parte dei quali sono di proprietà di un’unica società, Vornado Realty Trust – di costruire più in alto e più in grande di quanto avrebbero potuto fare altrimenti. Il sindaco Eric Adams ha annunciato il suo sostegno al progetto dopo che lo Stato ha chiarito che la città non avrebbe perso il gettito dell’imposta sulla proprietà. Ma non ci guadagnerà nemmeno molto. I sostenitori del piano per la Penn Station spesso inquadrano i lavori di ristrutturazione della stazione, che dovrebbero costare 7 miliardi di dollari ed essere completati entro il 2027, come il fulcro del progetto. Il piano prevede l’aggiunta di soffitti più alti e di nuovi ingressi alla stazione, ma non di ulteriori binari o piattaforme.

Ma l’impatto più significativo del piano sarebbe rappresentato dai nuovi edifici, che dovrebbero richiedere due decenni per essere completati e la demolizione di numerose proprietà in diversi isolati, tra cui una chiesa cattolica romana di 150 anni. Una parte di Hudson Yards è stata costruita sopra i cantieri ferroviari del West Side di Manhattan. La seconda metà del progetto, più vicina al fiume Hudson, non ha ancora iniziato i lavori. Per i suoi sostenitori, il progetto della Penn Station è un’enfatica approvazione del futuro della città di New York e una scossa attesa per una zona di Manhattan così scialba. I sostenitori affermano che la stazione, universalmente non gradita, ha un disperato bisogno di essere rinnovata e che ha senso costruire delle torri intorno ad essa.

La Lombardia è la regione con più transazioni in Italia

Il mercato immobiliare di Milano è in pieno boom. I retroscena in un reportage di Rolling Stone

Siamo davvero di fronte a “un cortocircuito insanabile per una città che pensa di essere New York senza offrirvi i servizi e le opportunità di New York“? Milano sta diventando sempre più la guida del boom immobiliare in Italia, lasciando in parte a bocca aperta chi pensava fosse semplice accedervi; basti pensare che se si vuole acquistare una casa nella città meneghina si devono spendere, in media, 5.102 euro per metro quadro. Stando ad un reportage pubblicato da Rolling Stone, il capoluogo lombardo si sta contraddistinguendo per i suoi prezzi salatissimi, con monolocali di 13 metri quadri in affitto a 1.100 euro al mese, Una manna per gli investitori che guardano a nord, un mercato incontrollabile per i giovani che invece scelgono Milano per realizzarsi.

Stando ai dati relativi ai prezzi medi al metro quadro delle principali città italiane, Milano appare un unicum. Se si vuole acquistare una casa nella città meneghina “si devono spendere in media 5.102 euro per metro quadro, contro i 4.012 di Firenze, i 3.315 di Roma, i 3.204 di Bologna, i 2.874 di Venezia, i 2.712 di Napoli, i 1.932 di Torino, i 1.868 di Bari, i 1.330 di Palermo e gli 829 di Reggio Calabria”.

Milano, con una popolazione di 1.242.123 abitanti, è il real estate market di punta d’Italia, con un numero di annunci pubblicati che investe in pieno Centro Storico, Centro Direzionale, Città Studi, Porta Romana, Lorenteggio, Isola, Porta Venezia, Corvetto. In assoluto la zona più presente negli annunci immobilari è Centro Storico con oltre 1.854 annunci immobiliari complessivi tra affitto e vendita attualmente presenti, riporta Mercato Immobiliare. Secondo i dati dell’ OMI, il prezzo degli appartamenti nelle diverse (41) zone a Milano è compreso in tutta la città tra 1.600 euro al metro quadro e 10.450 per la compravendita e tra 5,4 al mese mese e 34,1 al mese per quanto riguarda le locazioni.