Toscana al vertice in Italia per valore dei vigneti all’asta nel 2023. Seguono Umbria e Sicilia (Repubblica Firenze)

Se non primeggia per numero di lotti di vigneti battuti all’asta a livello nazionale, la Toscana si colloca al vertice per il valore complessivo, superando i 24 milioni di euro. Seguono per valore Umbria e Sicilia.

Si registra un calo negli ultimi cinque anni, quando i vigneti toscani finiti all’asta furono 142: “Una buona notizia per il mercato”. Terza a livello nazionale per numero di vigneti battuti all’asta, anche se fortunatamente i numeri sono in deciso calo, ma prima per valore a conferma di una produzione di alta qualità. Nel 2023 in Toscana sono stati 27 i lotti venduti, medaglia di bronzo di un podio che vede al vertice la Sicilia con 48 e la Puglia con 34. Se però si considera il valore assoluto, la nostra regione non ha rivali: 24.589.990 euro, staccatissima l’Umbria con nove milioni e 267mila euro.

Sono i dati che emergono dall’analisi realizzata dal Centro studi AstaSy Analytics di Npls Re_Solutions. Complessivamente lo scorso anno in Italia sono 244 i lotti di vigneti finiti all’asta, per un controvalore di 66.648.711 euro. Il conto è presto fatto: quelli toscani rappresentano l’11% del totale ma pesano per oltre il 36% del valore. La classifica che vede ai primi due posti Toscana e Umbria è confermata dalle procedure giudiziarie: i beni attualmente in vendita al valore più alto sono riconducibili ai Tribunali di Pisa e Spoleto. In particolare, nel comune di Crespina Lorenzana (Pisa) dove si trova un’azienda agricola da ben 484 ettari, di cui 24 a vigneto, per un valore di 11,4 milioni di euro, con una produzione varia, che comprende vitigni chardonnay, vermentino, sangiovese, cabernet sauvignon, syrah, trebbiano e merlot.

L’ultima rilevazione del Centro studi Astasy sul settore risaliva al 2019, periodo pre-pandemico. Allora i vigneti finiti all’asta furono quasi cinque volte il quantitativo attuale (1142). Circa il 40% era concentrato in Toscana (più di 450), dove il prezzo dei vigneti finiti in esecuzione ammontava ad oltre 100 milioni di euro. Secondo gli analisti, la diminuzione di beni all’asta rappresenta “una decrescita positiva, a testimonianza di un settore, quello vitivinicolo, che sta ritrovando forza e determinazione”. “Analizzandolo da un punto di vista immobiliare, quello che riguarda i vigneti è un settore tanto interessante quanto peculiare e sfidante”, spiega Massimiliano Morana, amministratore delegato Npls Re_Solutions, che però avverte: “Si tratta di una tipologia accattivante che può offrire opportunità di investimento redditizie, ma che richiede una conoscenza approfondita del comparto vitivinicolo comprese le pratiche agricole, la gestione della cantina e le tendenze di mercato. È importante prendere in considerazione le sfide e le caratteristiche specifiche del settore prima di impegnarsi in questo tipo di investimento: i costi associati alla gestione di un vigneto, tra cui manodopera, attrezzature, trattamenti fitosanitari e manutenzione, possono essere elevati”.

Gli affitti di New York City raggiungono livelli record. Columbus International svela i quartieri su cui investire

Il mercato degli affitti di New York City sta raggiungendo vette vertiginose, battendo ogni record precedente e “aggravando” in parte la crisi di accessibilità della città. Secondo un rapporto pubblicato da Douglas Elliman e Miller Samuel, gli affitti medi a Manhattan e Brooklyn sono schizzati a livelli senza precedenti nell’aprile 2024, senza segni di rallentamento mentre si avvicina l’alta stagione per gli affitti.

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I dati dipingono un quadro cupo per gli inquilini che fanno fatica a stare al passo con l’inarrestabile aumento dei costi abitativi. A Manhattan, l’affitto medio è salito al livello astronomico di 4.250 dollari il mese scorso, con un aumento del 3,7% rispetto a marzo e un rialzo annuo dello 0,2%. Questa cifra rappresenta un balzo del 26,7% rispetto alla media pre-pandemica di aprile 2019. Brooklyn ha seguito una traiettoria simile, con l’affitto medio che ha raggiunto i 3.599 dollari, un aumento mensile del 3% e un balzo del 26,7% rispetto ai livelli di aprile 2019.

L’autore del rapporto, Jonathan Miller, avverte che questi numeri a dir poco sbalorditivi potrebbero essere solo l’inizio. “Questa è la terza volta in quattro mesi del 2024 che abbiamo visto i prezzi degli affitti aumentare su base annua”, ha detto Miller. “E questo aumenta le probabilità – poiché gli affitti non raggiungono il picco fino all’estate – che potremmo effettivamente battere il record dello scorso anno di luglio/agosto”.

Il delirio degli affitti si estende oltre Manhattan e Brooklyn, con il nordovest del Queens che ha vissuto un’impennata altrettanto marcata. L’affitto medio nella zona ha raggiunto i 3.244 dollari, la seconda cifra più alta di aprile, segnando un aumento dell’1,4% rispetto a marzo e un balzo del 15,1% rispetto ad aprile 2019. L’escalation degli affitti sta aggravando la crisi di accessibilità di New York City, che ha raggiunto proporzioni allarmanti.

Un recente rapporto del controllo di gestione della città ha rivelato un peggioramento della crisi dell’insicurezza alimentare, con una famiglia su nove che non riesce ad accedere a un’alimentazione adeguata.

Inoltre, un’analisi di StreetEasy/Zillow ha rilevato che New York City ha il maggior divario tra la crescita dei salari e quella degli affitti nel paese, con gli affitti in crescita oltre sette volte più velocemente rispetto ai salari dello scorso anno. Con l’avvicinarsi dell’estate e il tipico picco di attività per gli affitti, gli inquilini della città si preparano a ulteriori pressioni sui loro già tesi bilanci familiari. La crisi di accessibilità rischia di approfondirsi, lasciando molti in difficoltà nel mantenere un tetto sopra la testa nella città che chiamano casa.

New York rimane la capitale globale della ricchezza nonostante l’emigrazione dei milionari (da Henley & Partners)

Mentre alcuni residenti facoltosi hanno lasciato New York City per destinazioni a bassa tassazione come la Florida, la Grande Mela rimane ancora l’area metropolitana più ricca del mondo. Un nuovo rapporto della società di consulenza immigrazione Henley & Partners rivela che New York ha la straordinaria cifra di 3 trilioni di dollari di ricchezza privata detenuta dai suoi cittadini.

La città vanta quasi 350.000 milionari, con un aumento del 48% nell’ultimo decennio, registrando così la più alta popolazione di milionari di qualsiasi città a livello globale. Circa uno su 24 residenti di New York è milionario, rispetto a uno su 36 dieci anni fa. La concentrazione di individui con patrimonio netto estremamente elevato della città è anche insuperata – ha 60 miliardari e 744 persone con un patrimonio superiore a 100 milioni di dollari. Questa ricchezza è stata rafforzata dai forti guadagni nei mercati finanziari negli ultimi anni. I titoli azionari globali sono aumentati del 20% nel 2022 e sono cresciuti di quasi il 7% dall’inizio di quest’anno, giovando alla posizione di New York come capitale finanziaria degli Stati Uniti. Tuttavia, la città ha visto alcuni dei suoi residenti più ricchi trasferirsi in stati a bassa tassazione come la Florida durante e dopo la pandemia di COVID-19.

Nel solo 2022, oltre 91.000 residenti di New York si sono trasferiti in Florida nell’ambito di una più ampia migrazione di oltre 545.000 persone che hanno lasciato lo stato quell’anno. Questa tendenza ha alimentato l’ascesa della “Wall Street South” in Florida, con importanti hedge fund come quelli del miliardario Carl Icahn e di Elliott Management di Paul Singer che hanno trasferito le loro sedi principali nelle aree di Miami e West Palm Beach dal 2020. In totale, 160 società di Wall Street si sono trasferite fuori da New York negli ultimi anni, 56 di esse in Florida, portando con sé un patrimonio combinato di 1 trilione di dollari in gestione. L’impatto si è fatto sentire nel mercato immobiliare di lusso e nei club della Florida meridionale, con raddoppi o triplicazioni dei prezzi per le iscrizioni ai circoli di golf. Miami ora è al 33° posto a livello globale per la sua popolazione di milionari, con un aumento del 78% in 10 anni.

Tuttavia, la posizione di New York al vertice rimane insuperata per ora. Seguono la regione della Silicon Valley con 305.700 milionari, Tokyo, Singapore, una Londra in calo, Los Angeles, Parigi, Sydney, Hong Kong e la Pechino in rapida crescita.

Manifattura Tabacchi Firenze: nuovo progetto per 34 appartamenti entro marzo 2026 (Fonte: Il Sole 24 Ore)

Un nuovo progetto residenziale denominato “Zenit” prende vita nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi a Firenze. Firmato dallo studio di architettura internazionale Quincoces Dragò & Partners, guidato da David Lopez e Fanny Bauer Grung, questo progetto trasformerà l’iconico edificio d’ingresso della Manifattura in 34 nuove unità abitative.

Esteso su una superficie di 4.800 mq, con ulteriori 1.530 mq di rooftop, giardini loggiati e terrazze, il progetto mira a preservare e valorizzare l’architettura originaria, reinterpretandola in chiave contemporanea e sostenibile. Gli architetti hanno scelto di conservare i tratti caratteristici dell’edificio, come i volumi imponenti, le strutture in cemento armato a vista e le finestre di grandi dimensioni, introducendo al contempo elementi attuali e confortevoli. Nella maggior parte degli appartamenti saranno presenti giardini loggiati e terrazze privati, con vista privilegiata sul complesso industriale restaurato, sul centro storico di Firenze e sulle colline circostanti.

La conclusione dei lavori per il progetto Zenit è prevista entro marzo 2026. Le nuove residenze sono già disponibili per l’acquisto nella marketing suite esperienziale situata al piano terra dell’Edificio 4 della Manifattura Tabacchi (informazioni disponibili anche sul sito www.liveinmanifattura.com), e per la commercializzazione delle unità abitative, si rinnova la partnership con Savills. Zenit prende forma nelle due ali dell’edificio d’ingresso della Manifattura Tabacchi, che un tempo ospitava la direzione, gli uffici e gli alloggi dell’antico opificio. Realizzato tra il 1936 e il 1940, l’edificio dalla distintiva forma curvilinea presenta un portale monumentale decorato da bassorilievi originali realizzati dallo scultore Francesco Coccia.

Questo patrimonio storico diventa parte integrante dell’identità del progetto, fin dal nome: Zenit era infatti una delle marche di sigarette prodotte in Manifattura Tabacchi. Gli appartamenti al piano terra si svilupperanno su due livelli, sfruttando l’eccezionale altezza degli spazi originali per realizzare un nuovo piano mezzanino. La zona living si estenderà all’esterno in accoglienti giardini coperti o terrazze a uso esclusivo.

Le abitazioni al primo piano, disposte su un unico livello, saranno dotate di ampie aree esterne panoramiche private ricavate in copertura, accessibili dalla zona giorno attraverso una scala a chiocciola. Zenit godrà di affacci privilegiati su luoghi simbolo del rinnovamento della Manifattura Tabacchi, come il cortile della Ciminiera e Piazza Emanuela Loi, destinati a ospitare ampie aree verdi e attività culturali, nonché sullo skyline di Firenze, sui campi coltivati dell’Istituto Agrario, il parco delle Cascine e le colline verdeggianti.

I futuri residenti di Zenit avranno a disposizione numerose amenities accessibili in esclusiva, tra cui una fitness room, un workshop attrezzato per la manutenzione delle biciclette, una pet room dedicata alla cura degli animali domestici e un rooftop condominiale arredato di circa 400 mq. Zenit è candidato a ottenere la certificazione ambientale Breeam Excellent. Tutti gli appartamenti, in Classe A1 o superiore, saranno dotati di impianti tecnologici all’avanguardia e sistemi di recupero e riciclo dell’acqua piovana. Zenit segue il lancio, nel 2022, di Anilla e Puro (45 unità in totale), attualmente in fase di ultimazione negli edifici 7 e 12 e firmati rispettivamente da Patricia Urquiola e dallo studio fiorentino q-bic. Questo progetto fa parte dell’ambizioso piano di riqualificazione promosso dalla società immobiliare del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti e da Aermont Capital con il coordinamento di MTDM – Manifattura Tabacchi Development Management Srl, che prevede il recupero, entro il 2026, della storica area industriale cittadina, trasformandola in spazi commerciali e direzionali, culturali e formativi, residenziali, per l’hospitality e aree verdi pubbliche, per un totale di circa 110mila mq.

Secondo Michelangelo Giombini, ceo di MTDM, “Manifattura Tabacchi si trasforma progressivamente in un nuovo, vivace quartiere protagonista della vita sociale ed economica fiorentina. Zenit è una tappa importante di questo percorso, perché rappresenta perfettamente la sintesi di tradizione e avanguardia progettuale e promuove uno stile di vita di qualità, mettendo al primo posto la cura dell’ambiente e delle persone. Il nostro obiettivo è creare un modello di rigenerazione urbana sostenibile e scalabile, dimostrando che è possibile fare sviluppo rifunzionalizzando un’architettura storica, scegliendo di conservare anziché demolire, di valorizzare gli spazi verdi e offrire alla community un ambiente stimolante dal punto di vista architettonico, culturale e professionale”. David Lopez Quincoces e Fanny Bauer Grung hanno dichiarato: “Il progetto di recupero e trasformazione degli ex spazi industriali di Manifattura Tabacchi è il risultato di un attento bilanciamento tra la preservazione degli elementi storici esistenti e l’introduzione di motivi contemporanei funzionali alla sua nuova destinazione d’uso. La scrupolosa attenzione data alla preservazione degli elementi originali, alla creazione di nuovi spazi e all’integrazione della tecnologia moderna riflette un approccio completo e ponderato al rinnovamento e al design.
Le tracce dei trascorsi industriali si integrano con la nuova residenza, come se cercassero una parentela, un legame con il luogo. I vecchi opifici diventano parte integrante delle nuove residenze, simbolo di continuità e appartenenza al territorio. Il risultato è un equilibrio delicato tra elementi contemporanei ed elementi fortemente storicizzati, una scelta prudente consapevole delle criticità del contesto”.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Foto via The Florentine e Manifattura Tabacchi

Milano, prezzi immobiliari in crescita con parecchie sorprese, da Garibaldi a Moscova, da Porta Nuova a CityLife

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa riprese da Monitor Immobiliare, nel secondo semestre 2023 i prezzi delle case a Milano hanno registrato un aumento dello 0,1%, portando la crescita complessiva annuale allo 0,3%.

Le zone centrali come Garibaldi, Moscova, Porta Nuova e CityLife hanno visto un incremento dei valori del 2,1%, risultando molto richieste da clienti nazionali e internazionali per viverci, lavorare e studiare. La domanda si è concentrata su immobili spaziosi oltre 200 mq, con più camere, esterni e piani alti. I prezzi più elevati, fino a 15.000 €/mq per le compravendite, si registrano a Porta Nuova.

Alcune aree semi-centrali come Lambrate, Navigli e Famagosta hanno visto una lieve flessione dei prezzi, in parte legata all’elevata offerta di nuove costruzioni. Il mercato delle locazioni è rimasto vivace, con canoni medi di 1.500 €/mese per un bilocale in zone centrali.

Crescita dei prezzi dell’1,6% per la macroarea Vercelli-Lorenteggio, trainata da Lorenteggio-Frattini e Tolstoj. In aumento dell’1% la zona Lodi-Corsica, spinta dai lavori per il Villaggio Olimpico. Cali contenuti nelle macroaree Bovisa-Sempione (-0,7%), Centrale-Stazione (-1,6%) e Navigli (-0,5%), con andamenti alterni tra quartieri. Il quartiere Bovisa è stato trainato dal progetto Scalo Farini.

Prezzi stabili a Città Studi-Indipendenza, con rialzi localizzati su viale Abruzzi e corso Buenos Aires. Buona la domanda di affitti da studenti e lavoratori. In sintesi, il mercato immobiliare milanese ha registrato una crescita modesta ma costante nel 2023, trainato dalle zone centrali e dai grandi tagli, con dinamiche eterogenee tra i vari quartieri semi-centrali.

Tra giardini privati e cortili interni, ecco l’ultima oasi di pace di New York. Venite a scoprirla con Richard Tayar

Il New York Post riporta che un’imponente townhouse a Lenox Hill al 164 di East 66th Street, con accesso a un lussureggiante giardino nascosto, è stata messa in vendita per $10,75 milioni. “Questa casa rara offre l’accesso privilegiato a uno dei segreti meglio custoditi di Manhattan, regalando al suo fortunato acquirente un inedito vanto” si legge. La townhouse, che si estende per circa 3.620 metri quadrati, è fornita di servizi come una sauna al seminterrato, un terrazzo sul tetto e, soprattutto, l’accesso all’esclusivo Jones Wood Garden – un angolo di natura racchiuso tra gli edifici di Lexington e Terza Avenue.

A differenza di quell’area recintata e famosa di Manhattan più a valle, tuttavia, il Jones Wood Garden non può essere ammirato dalla strada; solo i residenti vicini possono usufruirne e passeggiarci. Il Post riferisce che altre tre townhouse su E. 65th Street che condividono l’accesso al giardino sono in vendita tra $8,75 milioni e $13,45 milioni. Sono ora pronte per essere cedute per la prima volta dagli anni Novanta. Diversi proprietari hanno cresciuto qui le loro famiglie, e ora che i figli sono per lo più fuori casa, sentono che è il momento giusto per ridimensionarsi un po’.

L’articolo approfondisce la storia del giardino su due livelli di circa 10.800 metri quadrati, che secondo il Post è stato “creato da sviluppatori che cercavano di dare nuova linfa a 12 palazzi in stile brownstone lungo East 65th e 66th Streets” intorno al 1920 dopo aver combinato i loro cortili sul retro. Più di un secolo dopo, passeggiare nel Jones Wood continua a ispirare un senso di curiosa meraviglia. Quanti altri angoli magici come questo crescono silenziosamente in tutta la città, velati dai palazzi in stile brownstone, nascosti al pubblico per essere goduti solo da pochi fortunati?

I servizi dell’abitazione al 164 di East 66th Street in vendita, oltre all’accesso al giardino, comprendono una palestra, pavimenti in marmo riscaldati a raggi infrarossi, un ascensore, un bar, sei caminetti, un terrazzo sul tetto, due balconi, cinque camere da letto e 5.5 bagni. È una piccola comunità, l’ultima oasi di pace di New York.

Real estate Toscana. L’alleato di Donald Trump, Tom Barrack, esce dal progetto immobiliare di lusso di Firenze

Il miliardario immobiliarista Tom Barrack, noto come consigliere e grande sostenitore dell’ex presidente Donald Trump, sta uscendo da un esclusivo sviluppo di 18.000 metri quadrati (193.750 piedi quadrati) nel cuore di Firenze, prima che il sito potesse essere trasformato in residenze di lusso. Attraverso la sua società di investimento Colony Capital, nel 2013 Barrack ha acquisito l’ex sede della Cassa di Risparmio di Firenze sulla prestigiosa Via Bufalini, vicino all’iconica Piazza Brunelleschi. I piani prevedevano la conversione dell’edificio storico in lussuosi condomini e appartamenti progettati dall’acclamata firm di architettura Genius Loci.

Il magnate arabo-americano, amico intimo di Trump da oltre 30 anni che ha presieduto il comitato per l’insediamento del 2017 dell’ex presidente, è stato arrestato nel 2021 con l’accusa di aver fatto illegalmente lobby per conto degli Emirati Arabi Uniti. Barrack, le cui altre importanti operazioni hanno incluso l’acquisto e la rivendita del lussuoso resort Costa Smeralda dall’Aga Khan e del Neverland Ranch di Michael Jackson, sta ora finalizzando la vendita del progetto di ristrutturazione incompiuto di Firenze.

L’acquirente è un fondo immobiliare italiano fondato da Eugenio Radice Fossati. Sebbene il prezzo di vendita non sia stato reso noto, l’indirizzo prestigioso della proprietà tra l’Arno e l’iconica Cattedrale del Duomo di Firenze garantisce che richiederà un ‘premio’ molto elevato. I nuovi proprietari mirano a completare la conversione residenziale di lusso in questo crocevia di arte, finanza e la dolce vita nella capitale rinascimentale della Toscana.

Fonte: Repubblica Firenze

New York e le montagne russe del real estate: vi diciamo come navigare tra alti e bassi del mercato immobiliare

In quanto capitale finanziaria mondiale e faro culturale globale, New York è da tempo un gigante immobiliare. Il suo mercato abitativo spazia dai condomini di lusso di Manhattan ai sobborghi family-friendly e alle case vacanza bucoliche. Questa diversità alimenta un perenne via vai di acquirenti e venditori, ognuno con le proprie motivazioni e priorità. Tuttavia, la pandemia ha innescato sconvolgenti spostamenti di popolazione, con New York che ha perso il 2,6% dei suoi residenti tra il 2020 e il 2023 secondo i dati sui traslochi. Questo esodo ha contribuito al calo di nuove quotazioni e vendite in tutto lo stato, anche se alcune aree rimangono “bollenti” a causa delle scorte limitate.

A livello statale, le nuove quotazioni sono crollate del 22,4% su base annua nel secondo trimestre 2023, mentre le vendite chiuse sono diminuite del 22,6%. Il prezzo di vendita mediano di 405.000 dollari rappresenta un calo annuo dell’1,8%, ma supera ancora gran parte della nazione. Eppure, questa visione macro nasconde un intricato mosaico di micro-mercati, alcuni roventi, altri tiepidi. “Tutto ciò contribuisce alla diversità del mercato immobiliare”, afferma Jeffrey Decatur, broker associato di RE/MAX Capital. “C’è una forte domanda di case di lusso a Manhattan, mentre i poli tecnologici attirano nuovi acquirenti da tutto il mondo”.

Per gli acquirenti e i venditori che navigano queste correnti, la tempistica strategica è fondamentale. I tassi ipotecari più alti rappresentano ostacoli di accessibilità economica, mentre l’incertezza sulle elezioni del 2024 potrebbe ulteriormente smorzare l’attività. Dall’altro lato, la resiliente traiettoria di apprezzamento a lungo termine di New York promette un futuro rialzo. In definitiva, le circostanze personali dovrebbero guidare le decisioni. “L’ultima cosa che non volete è farvi paralizzare dall’indecisione”, consiglia Decatur. “Quando qualcuno deve comprare o vendere, l’acqua è buona. Buttatevi.” In questo paesaggio dinamico, l’epopea immobiliare di New York continua la sua perenne reinvenzione, ridefinendosi con ogni transazione come un filo indelebile nel ricco arazzo dell’Empire State.

Ecco come i Super Ricchi stanno sviluppando i propri mercati immobiliari da New York City a Miami (e non solo)

Nelle città di punta e nelle destinazioni di lusso di tutto il mondo, sta emergendo un sorprendente nuovo fenomeno: un’idea del mercato immobiliare ultra-lusso completamente indipendente dalle forze economiche convenzionali. Non più vincolati dalle stesse regole che governano i mercati abitativi tradizionali, i super ricchi stanno sviluppando la propria stratosfera immobiliare in cui i prezzi sono diventati quasi irrilevanti e la scarsità è la vera merce di lusso.

Dalle case dei miliardari di New York City alle lussuosissime proprietà di Dubai, il concept del vivere di lusso è ridefinito da una classe rarissima di acquirenti per i quali il denaro non è davvero un problema. In questi regni, un prezzo a nove cifre non è solo il costo di ingresso – è un distintivo di esclusività che porta ad eccellere sugli altri. Ai livelli più alti, le motivazioni vanno ben oltre il semplice investimento immobiliare. Si tratta di curare una narrazione di stile di vita, di entrare a far parte di un club ultra-esclusivo in cui l’ammissione è concessa dall’audacia di ciò che puoi permetterti di spendere.

Questa dinamica sta alimentando un boom in quella che può essere definita solo l’ultra-lusso nell’ospitalità: proprietà così sfarzosamente arredate da appartenere a una categoria separata rispetto alle tradizionali abitazioni di fascia alta. Pensiamo a garage privati per la collezione di auto, atri di ascensori super privati e servizi talmente su misura che rasentano l’assurdo, come corridoi con acquari di coralli e lounge da dedicare ad un osservatorio dello Spazio. A Miami, le nuove Residences hanno da poco svelato attici di 1.650 mq quotati per l’incredibile cifra di 200 milioni di dollari, inclusi un’elipiazzola privata e una cantina rifornita di Cristal.

Mentre la maggior parte dei mercati immobiliari cittadini sale e scende con le economie locali, questi enclave di ultra-lusso si sono isolati da simili preoccupazioni terrene. I loro valori sono slacciati, galleggiando grazie a un’élite di investitori globetrotter che anelano un sigillo di pedigree e provenienza assoluti. Mentre la ricchezza si concentra ai vertici più alti, l’appetito per questo livello di stravaganza continua a crescere. Nella corsa per raggiungere la velocità di fuga dai mercati convenzionali, il cielo non è più il limite per la stratosfera immobiliare più elevata.

La migrazione delle Big Tech Companies da San Francisco a New York City. Ecco la nuova Silicon Valley

Per anni, la Silicon Valley ha regnato incontrastata come epicentro globale del mondo tech. Tuttavia, un cambiamento sismico ora è in atto, poiché un numero sempre crescente di giovani professionisti del settore tecnologico sta abbandonando la Bay Area per le luci brillanti e le infinite possibilità di New York City. Una tendenza che ha molto a che fare con il mercato immobiliare.

New York è nota per il suo costo della vita esorbitante, con affitti e spese quotidiane che sorpassano persino le più costose porzioni della Bay Area. Eppure, l’attrattiva di New York, le opportunità diversificate e l’incomparabile scena sociale sembrano superare le considerazioni finanziarie per molti millennial e Gen Z nell’industria tecnologica.

Prendiamo Sanchit Gupta, un product manager di 29 anni che di recente si è trasferito dalla Bay Area a Manhattan. “Ho sempre pensato che New York potesse essere una città molto più divertente di San Francisco”, ha detto Gupta al San Francisco Chronicle, citando la notevole vita notturna della città, una vivace scena di appuntamenti e una fiorente comunità tecnologica come fattori chiave nella sua decisione. Gupta è tutt’altro che solo nella sua ricerca di un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata. Un recente studio ha rilevato che i lavoratori tech che lasciano la Bay Area sono più propensi a dirigersi verso New York, anche se gli affitti degli appartamenti in città hanno raggiunto livelli record e il reddito medio è inferiore a quello di San Francisco.

Questa tendenza non è passata inosservata ai pezzi grossi dell’industria tecnologica. Società di venture capital come Sequoia Capital, da tempo con sede nella Bay Area, hanno aperto uffici a New York per attingere alla crescente riserva di talenti tecnologici della città. Nel solo 2022, New York ha attratto l’incredibile cifra di 29,5 miliardi di dollari in investimenti di venture capital, seconda solo ai 74,9 miliardi della Silicon Valley. Sebbene pochi si aspettino che New York detronizzi la Silicon Valley come indiscussa capitale tecnologica nel prossimo futuro, l’ascesa della città offre preziosi insegnamenti per le aziende della Bay Area.

Le priorità dei giovani professionisti tech stanno evolvendo, con molti che danno la precedenza a esperienze e qualità della vita rispetto ai tradizionali marcatori di successo. “Vivendo nella Bay Area, le cose si chiudono intorno alle 22”, ha detto Kai Koerber, un neo-laureato alla UC Berkeley e fondatore della startup di intelligenza artificiale Koer AI. “Quindi, se lavori nel tech e vuoi vivere una vita divertente nei tuoi 20 anni, costruendo allo stesso tempo tecnologie rivoluzionarie di giorno, New York è il posto giusto”.

Questo sentimento trova eco tra i recruiter tech che hanno osservato una crescente tendenza dei neo-laureati ad affluire nella Silicon Valley per il loro primo lavoro, per poi trasferirsi in mercati meno saturi come New York dopo un paio d’anni.

Alcuni attribuiscono questo esodo al burnout derivante dall’intensa cultura del Big Tech, mentre altri credono che la Bay Area abbia semplicemente perso il suo fascino per i dipendenti più giovani. I licenziamenti di massa presso giganti del tech come Google e Twitter, uniti al tasso di vacanza degli uffici del 36% a San Francisco, hanno indubbiamente contribuito a questa percezione. Al contrario, New York si è ripresa dalla pandemia con una forza rimarchevole, vantando una vivace vita urbana, una fiorente scena commerciale e un tasso di ‘vacancy’ degli uffici molto più basso rispetto alla sua controparte della West Coast.

Mentre New York consolida la sua posizione come la seconda tech hub della nazione, le aziende della Bay Area farebbero bene a prendere nota. Coltivare una cultura più dinamica e orientata all’esperienza potrebbe essere la chiave per trattenere i migliori talenti in un panorama sempre più competitivo. Per molti giovani professionisti tech, le luci brillanti di New York City sono diventate troppo allettanti per resistere.